Il libro della settimana: Alain de Benoist, Ultimo anno. Diario di fine secolo, Edizioni Settecolori, Lamezia Terme 2006, pp. 360, Euro 18,00,
http://www.ibs.it/code/9788890236716/benoist-alain-de/ultimo-anno-diario.html |
Alle Edizioni Settecolori (edizionisettecolori@gmail.com)
fondate da Pino Grillo, purtroppo scomparso prematuramente nel 1999, si deve un
altro importante titolo della produzione debenoistiana, L'eclisse del sacro,
scritto con Thomas Molnar. Va però subito detto che Ultimo anno (trad.
di Antonello Palumbo, rev. di Piero Visani) non è sicuramente
inferiore per qualità di scrittura e contenuti al precedente.
Il testo, apparso in Francia nel 2001, raccoglie il
diario tenuto dal pensatore francese per tutto 1999. L ' "Ultimo
anno" del XX secolo.
Come nota de Benoist nella Presentazione: "Scrivere
in prima persona mi è sempre riuscito difficilissimo e in queste pagine non
parlerò né della mia vita privata, né di quella moltitudine di eventi di cui si
nutrono i diari degli scrittori. Racconterò piuttosto del mio lavoro, delle mie
attività , di ciò che più mi sta a cuore. Reagisco all'attualità,
particolarmente densa in quell'anno. Soprattutto vi raccolgo riflessioni,
aforismi, citazioni. Ogni nota è riportata alla sua data, ma per la maggior
parte si tratta di appunti sufficientemente inattuali -intempestivi- da poterne
essere agevolmente separati. Ho messo molto di me stesso in questo libro. Non
si ripeterà" (p.11).
Il libro presenta tre piani di lettura:
Il primo riguarda la possibilità di scoprire l'universo
interiore debenoistiano, non privato, in senso borghese, ma nel senso profondo, diremmo intimo, "del di dentro", di quel che resta di
incontaminato, di puro, nell'anima di un uomo: "21 Dicembre: (...) Sotto
le finestre sento passare in strada un organetto di Barberia. Quindici secondi
di felicità" (p. 340).
Il secondo piano offre la possibilità di scoprire il
metodo di lavoro di de Benoist: le letture sistematiche, i regolari spogli di
riviste e libri acquistati o ricevuti (in quantità industriale), le riunioni
redazionali, le intuizioni fulminee, poi, come scopriranno i suoi lettori,
sviluppate in libri e saggi. E la stupefacente produttività: "7 luglio:
(...) Più o meno ogni cinque anni mi metto a compilare un elenco di tutti i
libri e gli articoli che ho pubblicato (...) a partire dal 1992 [a oggi] arrivo
a poco più di 3.700 articoli, tra cui un migliaio di traduzioni. In totale, la
mia bibliografia supera le 800 pagine. Un giorno mi piacerebbe
pubblicarla" (p. 191).
Il terzo piano è quello più noto, quello de Benoist
pubblico, ma sempre utile da approfondire: degli incontri, delle interviste dei
viaggi, delle cene, e dunque delle conversazioni e delle rapide quanto precise
ricostruzioni "morali" di ambienti e persone. Ma anche delle
valutazioni politiche e metapolitiche: il 1999 è l'anno delle guerra del
Kosovo: "13 aprile: (...) Per gli americani questa guerra è innanzitutto
un banco di prova. Devono capire fino a che punto possono spingersi continuando
a contare sulla docilità degli alleati" (p. 115).
Infine quel che farà piacere, soprattutto ai lettori
italiani, è la grande empatia che de Benoist mostra verso l'Italia: "6
marzo: (...) Si ha un bel dire, si ha un bel fare: con gli italiani i francesi
s'intendono meglio che con gli altri europei. E l'Italia è veramente il paese
europeo dove sono a mio agio!" (p. 85).
Per non parlare di Roma e della "Romanità": il
libro si chiude con un bellissima testimonianza a riguardo, tradotta come la
prefazione, dal bravo Maurizio Cabona, intitolata "Arrivederci Roma".
"Entrate pienamente nello stupendo Pantheon. Trascurate gli altari delle
parti inferiori e guardate la cupola traforata, che corona una straordinaria
rotonda a cassettoni, al centro. L'apertura circolare, che vi è ritagliata, è
una finestra sul cosmo, che disegna un perpendicolo un omphalos sacro. Guardate
poi la facciata, la cui iscrizione onora il console Marco Agrippa. Perfezione
architetturale e formale. Risveglio del divino. Emozione incomparabile"
(p.353).
Grazie Alain. E a presto, magari proprio a Roma.
Carlo Gambescia
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