venerdì 24 febbraio 2006

La riunione del Cicr
La logica del gattopardo



"Compiaciuta attesa del nulla" , come nel Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ecco l' espressione che può essere usata per capire meglio il senso del vero e proprio spettacolo gattopardesco offerto ieri dal mondo politico-bancario in occasione della prima riunione post-Fazio del Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio).
Perché?
Perché Tremonti (Tesoro), Draghi (Banca d'Italia), Cardia (Consob), Catricalà (Antitrust) hanno parlato, per così dire, la stessa lingua di Fazio. Non è forse vero che l 'ex Governatore sosteneva l'importanza delle concentrazioni nazionali per favorire la competitività delle banche italiane? Che voleva rivedere la legge sull'Opa per rendere le scalate più difficili? E che auspicava criteri di reciprocità, da applicare nei rapporti con le banche straniere?
Bene, ieri, stando alle indiscrezioni dei giornali, Tremonti e Draghi hanno sostenuto le stesse tesi. E, per giunta, sotto l'occhio benevolo, dei presidenti di Consob e Antitrust, cioè di coloro che dovrebbero vigilare e opporsi a ogni forma di fusione e concentrazione azionaria e creditizia.
Tremonti avrebbe dichiarato: "Più concentrazioni ci sono in Italia, tra banche italiane, e meglio è" ("Corriere della Sera"). Draghi, da par suo, avrebbe rilevato "il forte interesse degli istituti stranieri per le banche italiane" ("Repubblica"), e in particolare europee ("Corriere della Sera"), dichiarandosi per giunta non contrario a rivedere in chiave antiscalate "la 'sua' legge sull'Opa" ("Repubblica"). Tremonti, il nemico giurato di Fazio, all'epoca da lui bollato come no market oriented, avrebbe addirittura affermato, che con Draghi, altro tenace sostenitore del libero mercato almeno fino alla riunione di ieri, " 'c'è stata una generale condivisione' sia sulla possibilità di stringere i meccanismi dell'offerta, sia sull'eventualità di inserire negli statuti delle società clausole di tutela [contro le scalate]" ("Corriere della Sera").
Insomma, grazie a Tremonti e Draghi, la defenestrazione di Fazio, come quella dell'ultimo Borbone per certa aristocrazia siciliana postunitaria, si è risolta nella "compiaciuta attesa del nulla". Tutto procede come prima
Tre riflessioni conclusive.
La prima, più teorica, è che il capitalismo, anche quello bancario, come la storia mostra, procede per razionalizzazioni e concentrazioni: la regola, per dirla brutalmente, è che il pesce più grosso mangi sempre quello più piccolo. Perciò Fazio,Tremonti e Draghi, come tanti altri (prima e purtroppo dopo di loro) si limitano ad assecondare un processo storico-economico. Per invertire la tendenza si dovrebbe fuoriuscire dal capitalismo...
La seconda, più politica. Finalmente è giunta la conferma che Fazio è caduto per una congiura di palazzo, frutto di lotte di politiche interne al mondo creditizio e politico italiano. Probabilmente, come già abbiamo scritto, perché esponente di una finanza cattolica invisa a quella laica, o peggio ancora per grossolane ragioni personali. Dal momento che i processi di concentrazione bancaria nazionale riprenderanno a breve, e con maggiore intensità di prima, quando c'era Fazio. Altro che trionfo del libero mercato!
La terza riflessione, sempre politica, è che la chiusura verso banche europee, potrebbe non implicare, considerate soprattutto le relazioni e la figura professionale di Draghi, un'eguale chiusura nei riguardi delle banche americane: viste, come è noto, dal nuovo Governatore come "naturale" contrappeso a quelle europee. Andrà perciò seguito con grande attenzione l'iter di modifica sull'Opa.
E da quest'ultimo punto di vista, considerato l' americanismo di Tremonti e Berlusconi, una vittoria elettorale del centrodestra, con conseguente riconferma di Tremonti al Tesoro, sarebbe veramente esiziale per l'Italia e per l'Europa.
L'Italia diverrebbe una testa di sbarco bancaria degli Stati Uniti in Europa. 

Carlo Gambescia

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