La riunione del Cicr
La logica del gattopardo
"Compiaciuta attesa del nulla" , come nel Gattopardo
di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ecco l' espressione che può essere usata
per capire meglio il senso del vero e proprio spettacolo gattopardesco offerto
ieri dal mondo politico-bancario in occasione della prima riunione post-Fazio
del Cicr (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio).
Perché?
Perché Tremonti (Tesoro), Draghi (Banca d'Italia), Cardia
(Consob), Catricalà (Antitrust) hanno parlato, per così dire, la stessa lingua
di Fazio. Non è forse vero che l 'ex Governatore sosteneva l'importanza delle
concentrazioni nazionali per favorire la competitività delle banche italiane?
Che voleva rivedere la legge sull'Opa per rendere le scalate più difficili? E
che auspicava criteri di reciprocità, da applicare nei rapporti con le banche
straniere?
Bene, ieri, stando alle indiscrezioni dei giornali,
Tremonti e Draghi hanno sostenuto le stesse tesi. E, per giunta, sotto l'occhio
benevolo, dei presidenti di Consob e Antitrust, cioè di coloro che dovrebbero
vigilare e opporsi a ogni forma di fusione e concentrazione azionaria e
creditizia.
Tremonti avrebbe dichiarato: "Più concentrazioni ci
sono in Italia, tra banche italiane, e meglio è" ("Corriere della
Sera"). Draghi, da par suo, avrebbe rilevato "il forte interesse
degli istituti stranieri per le banche italiane" ("Repubblica"),
e in particolare europee ("Corriere della Sera"), dichiarandosi per
giunta non contrario a rivedere in chiave antiscalate "la 'sua' legge
sull'Opa" ("Repubblica"). Tremonti, il nemico giurato di Fazio,
all'epoca da lui bollato come no market oriented, avrebbe
addirittura affermato, che con Draghi, altro tenace sostenitore del libero
mercato almeno fino alla riunione di ieri, " 'c'è stata una generale
condivisione' sia sulla possibilità di stringere i meccanismi dell'offerta, sia
sull'eventualità di inserire negli statuti delle società clausole di tutela
[contro le scalate]" ("Corriere della Sera").
Insomma, grazie a Tremonti e Draghi, la defenestrazione
di Fazio, come quella dell'ultimo Borbone per certa aristocrazia siciliana
postunitaria, si è risolta nella "compiaciuta attesa del nulla".
Tutto procede come prima
Tre riflessioni conclusive.
La prima, più teorica, è che il capitalismo, anche quello
bancario, come la storia mostra, procede per razionalizzazioni e
concentrazioni: la regola, per dirla brutalmente, è che il pesce più grosso
mangi sempre quello più piccolo. Perciò Fazio,Tremonti e Draghi, come tanti
altri (prima e purtroppo dopo di loro) si limitano ad assecondare un processo
storico-economico. Per invertire la tendenza si dovrebbe fuoriuscire dal
capitalismo...
La seconda, più politica. Finalmente è giunta la conferma
che Fazio è caduto per una congiura di palazzo, frutto di lotte di politiche
interne al mondo creditizio e politico italiano. Probabilmente, come già
abbiamo scritto, perché esponente di una finanza cattolica invisa a quella
laica, o peggio ancora per grossolane ragioni personali. Dal momento che i
processi di concentrazione bancaria nazionale riprenderanno a breve, e con
maggiore intensità di prima, quando c'era Fazio. Altro che trionfo del libero
mercato!
La terza riflessione, sempre politica, è che la chiusura
verso banche europee, potrebbe non implicare, considerate soprattutto le relazioni
e la figura professionale di Draghi, un'eguale chiusura nei riguardi delle
banche americane: viste, come è noto, dal nuovo Governatore come
"naturale" contrappeso a quelle europee. Andrà perciò seguito con
grande attenzione l'iter di modifica sull'Opa.
E da quest'ultimo punto di vista, considerato l'
americanismo di Tremonti e Berlusconi, una vittoria elettorale del
centrodestra, con conseguente riconferma di Tremonti al Tesoro, sarebbe
veramente esiziale per l'Italia e per l'Europa.
L'Italia diverrebbe una testa di sbarco bancaria degli
Stati Uniti in Europa.
Carlo Gambescia
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