Legge elettorale
L'Italia sospesa tra Monti e Grillo
Non esiste legge elettorale perfetta. Su questo i politologi
sono d’accordo. La stabilità politica può essere aiutata ma non assicurata dal
sistema elettorale. Certo, alcuni sistemi, come il maggioritario possono
promuovere la riduzione del numero dei partiti o, per contro, moltiplicarla
come avviene con il proporzionale. Ma, piaccia o meno, la stabilità
politica, nel senso di una fisiologica alternanza di legislatura tra
forze politiche conservatrici e riformiste, è altra cosa. E
dipende non dal numero dei partiti ma dal tasso di liberalismo
presente nei diversi attori politici e sociali.
In Italia, una cultura istituzionale di tipo
liberaldemocratico, in evoluzione fino all’avvento del fascismo, non si è mai
del tutto ripresa e consolidata. Di qui, la presente
difficoltà - se non inutilità -
di "fingersi" liberali per
ragionare ( o giocare...) sulle virtù salvifiche di questo o quel
sistema elettorale. In realtà, se ogni legge elettorale continua a
essere vista come un randello per colpire l’avversario politico di turno (un
mezzo) e non come un fattore per garantire una stabilità accettata da tutti
i partiti (un fine), sarà molto complicato uscire dal tunnel
politico ed economico in cui l’Italia si è infilata. Dal momento che
quanto più si discute a vuoto, cercando di penalizzare
(elettoralmente) l’avversario, tanto più si allunga la
vita, per fare qualche nome, del Governo Monti: un
Esecutivo privo di rappresentatività politica. E
parliamo di un pericoloso vuoto politico che rischia di
favorire la crescita di confuse forze
antisistemiche, a cominciare dal movimento di
Grillo.
Insomma, siamo prigionieri di un
circolo vizioso da cui gli schieramenti conservatori e
riformisti, delineatisi negli ultimi venti anni, non sembrano
capaci di uscire. Ciò significa che l'Italia rischia di restare
sospesa, anche dopo le elezioni politiche, tra l'incudine di Monti
e il martello di Grillo.
Carlo Gambescia
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