Bersani, Renzi e Vendola
Sinistra sì, ma riformista
Giovedì scorso abbiamo recensito l’opera di Roberto
Vivarelli sulle origini del fascismo ( http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2012/11/il-libro-della-settimana-roberto.html
). In quel libro, che consigliamo caldamente ai nostri amici lettori, si offre
un'eccellente interpretazione del massimalismo italiano e delle sue
enormi responsabilità nell’avvento di Mussolini (ovviamente, vi furono anche
altri "colpevoli", tra i liberali ad esempio): i
socialisti, dominati dai massimalisti, nonostante la massiccia rappresentanza
parlamentare, misero nell’angolo i riformisti, spianando la strada alle
camicie nere. E come mostra Vivarelli la loro colpa prima che politica fu
culturale: quella di aver venduto alle masse, a prezzi
scontati, l'oppio del rivoluzionarismo (ma su questi aspetti si veda anche
la nostra recensione al notevole saggio di Alessandro Orsini: http://carlogambesciametapolitics.blogspot.it/2012/03/il-libro-della-settimana-alessandro.html ).
Ora, fatte le debite proporzioni storiche, il Pd
di Bersani post-primarie, si trova nella stessa
situazione. Crediamo infatti che il Partito
democratico abbia la possibilità di vincere le prossime elezioni,
ma non quella di governare. Soprattutto se darà ascolto al radicalismo di
sinistra di Nichi Vendola, pronipote (culturalmente parlando) del
massimalismo socialista di inizio secolo.
Occorre un fronte riformista che non
parli solo di tagli e nuove tasse. Insomma, un Pd
capace di guardare, ma con immaginazione italiana,
alla Francia di Hollande e alla Germania, si spera, socialdemocratica,
post-Merkel. Pertanto, se fossimo al posto di
Bersani, da molti indicato come il futuro premier, terremmo
nel massimo conto l’immaginazione politica di Renzi e la sua grande
capacità di attirare nuovi elettori riformisti e moderati, stanchi delle
promesse non mantenute dal centrodestra e arcistufi dei
piagnistei statalisti della sinistra radicale.
Il problema, infatti, non è vincere, ma riuscire a governare
dopo aver vinto. E come? Con tanto impegno, tanta
"fantasia" e soprattutto rafforzando i legami con la Francia e la Germania (socialista
riformista...). Altrimenti si consegnerà l’Italia al professor
Monti o al ripetente Grillo.
Quanto a Berlusconi, ormai alla stregua di Hitler,
come commentava ieri un lettore, si è rinchiuso nel
bunker. E con un solo problema, citiamo dalla ironica
risposta di Roberto Buffagni: trovare tra le tante, la sua
amata Eva Braun.
Carlo Gambescia
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