Le politiche del 2013 e l'Europa
In primavera si voterà. E, infatti, già sono iniziate le
grandi manovre: Renzi contro Bersani, Vendola contro Casini, Casini
contro se stesso, Alfano contro La
Russa , Maroni contro Bossi, Di Pietro e Grillo contro tutti.
Il quadro politico è disastroso. A questo punto il problema sembra essere non
tanto quello di chi vincerà quanto se il vincitore riuscirà a governare…
In Europa, a parte la Grecia (altro esempio di patologica
autodistruttività), solo l’Italia si è affidata, per quanto ne sappiamo, a un
governo tecnico, o presunto tale, altrove ci si è fisiologicamente divisi, si è
votato, e la parte che ha vinto (come in Spagna e Francia) sta
governando. Negli Stati Uniti, altro esempio, a novembre si sceglierà il
nuovo Presidente, e sulla base di due schieramenti precisi, puntando su
proposte politiche totalmente differenti, e su tutti i temi, dal
fisco all’aborto. Solo qui in Italia tutti i partiti sembrano parlare la stessa
confusa lingua del qualunquismo politico.
Certo, in Europa, c’è un problema in più: quello dettato
dalla necessità di proposte politiche compatibili con la permanenza dell’Italia
nella Ue. Dal momento che, in un mondo di blocchi geopolitici,
l'unica realistica base di ragionamento ( piaccia o meno la Signora Merkel ),
per tutti i partiti italiani ed europei, non può non essere quella dell’unità
come imprescindibile quadro di fondo. Qualcuno si è chiesto perché, per
fare una politica economica europea (certo, lacrime e sangue, ma senza uso di
armi atomiche...), sia stato chiamato al potere un
tecnico? Presto detto: per la manifesta incapacità dei partiti
politici italiani di comprendere l’ importanza di fare parte di un comune blocco
europeo. Certo, per ora geo-economico, ma destinato in futuro, per forza
di cose, a trasformarsi in geo-politico.
Perciò, delle due l’una: o i partiti italiani (tutti)
prendono atto, e non solo a parole, della necessità di un’opzione europea
(come strada senza ritorno), « modulando » idee e programmi , pur
necessariamente come accennato differenti, sulla comune volontà di
restare in Europa, oppure dopo le elezioni, a fare il lavoro «sporco»,
sarà nuovamente chiamato il professor Monti.
Carlo Gambescia
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