venerdì 7 settembre 2012

La tachipirina di Mario Draghi



E così Mario Draghi ce l’ha fatta. L’Eurotower comprerà, senza fissare un limite, i titoli di stato dei paesi che richiedono l’assistenza finanziaria dell'Europa, mettendo di fatto in gioco le sue imponenti risorse finanziarie. Il che merita due parole, ovviamente da economisti dilettanti…
Non desideriamo entrare nel merito della misura, ma solo far notare che la decisione del Presidente della Bce, seppure condivisibile (perché qualcosa per abbassare la febbre-spread si doveva pur fare), ricorda tanto la famigerata politica - e in Italia ne sappiamo qualcosa - della svalutazione competitiva, ma, come dire, a metà...  Perché, se è vero, come si legge nei manuali, che  all’intervento delle autorità monetarie sui mercati per acquisire titoli e valuta, deve in parallelo affiancarsi la svalutazione pilotata o meno della moneta  per favorire le esportazioni e il rilancio dell’economia, è altrettanto vero che Draghi, anche per vincoli “statutari”, si  comporta come il classico uomo con il braccio legato dietro la schiena: con una mano può comprare, con l’altra non può svalutare. Se ci si passa la battuta: la tachipirina di Draghi, pur abbassando la febbre del malato, non serve a curare la malattia di cui soffre.
Naturalmente la svalutazione competitiva ha controindicazioni, anche serie, ad esempio fa salire  l’inflazione e penalizza gli importatori: non è insomma una panacea.
Ma non è questo il punto. Il vero problema è il braccio legato.

Carlo Gambescia 

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