Due parole sull’ Alcoa
Sull’ Alcoa politici e opinionisti sono divisi, grosso
modo, in due fronti: da una parte la sponda liberista che insiste su una triste
verità, che un’impresa in perdita deve chiudere; dall’altra il versante
socialriformista, che persiste nel sostenere l’esatto contrario: che un’impresa
può chiudere ma non licenziare. Tutti però, indistintamente, soprattutto quando
le telecamere sono accese, dichiarano che per gli operai dell’ Alcoa si deve
trovare una soluzione. Senza però mai indicare, concretamente, quale.
E il Governo? Prima ha detto no al salvataggio, dopo
ni, ora (sembra) sì. È quindi comprensibile che i dipendenti dell’Alcoa,
costretti a vivere nell’incertezza, siano sull’orlo di una crisi di nervi e
“pronti a tutto”. Anche perché, gli stessi sindacati nazionali sembrano, e da
un pezzo, andati nel pallone.
In realtà, almeno in linea di principio, hanno ragione
tutti: in una società di mercato il profitto è sacro, ma anche il lavoro non
può essere considerato meno importante. Scegliere il mercato significa puntare
su una società, come quella americana, dove si pagano poche tasse, ma si cambia
lavoro in continuazione; privilegiare il lavoro implica una società dove si
pagano più tasse, come quella tedesca, ma dove il lavoro è stabile
e sicuro.
E in Italia? Paghiamo più tasse di americani
e tedeschi, ma continuiamo a perdere posti di
lavoro.
Carlo Gambescia
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