martedì 11 settembre 2012

Due parole sull’ Alcoa




Sull’ Alcoa  politici e opinionisti sono divisi, grosso modo, in due fronti: da una parte la sponda liberista che insiste su una triste verità, che un’impresa in perdita deve chiudere; dall’altra il versante socialriformista, che persiste nel sostenere l’esatto contrario: che un’impresa può chiudere ma non licenziare. Tutti però, indistintamente, soprattutto quando le telecamere sono accese, dichiarano che per gli operai dell’ Alcoa si deve trovare una soluzione. Senza però mai indicare, concretamente, quale.
E il Governo? Prima ha detto  no al salvataggio, dopo ni, ora (sembra) sì. È quindi comprensibile che i dipendenti dell’Alcoa, costretti a vivere nell’incertezza, siano sull’orlo di una crisi di nervi e “pronti a tutto”. Anche perché, gli stessi sindacati nazionali sembrano, e da un pezzo, andati nel pallone.
In realtà, almeno in linea di principio, hanno ragione tutti: in una società di mercato il profitto è sacro, ma anche il lavoro non può essere considerato meno importante. Scegliere il mercato significa puntare su una società, come quella americana, dove si pagano poche tasse, ma si cambia lavoro in continuazione; privilegiare il lavoro implica una società dove si pagano più tasse, come quella tedesca, ma dove il lavoro è stabile e sicuro.
E in Italia? Paghiamo più tasse  di americani e tedeschi,  ma continuiamo a perdere  posti di lavoro.

 Carlo Gambescia 

Nessun commento:

Posta un commento