(Meta)political comics
Piange il telefo(nino)
La battuta viene facile: gli italiani, oltre a essere un
popolo di santi, eroi, eccetera, sarebbe diventato anche un popolo di
“telefoninari”. Infatti stando alle statistiche, ogni italiano avrebbe in tasca
un cellulare. Se nel 1995 ne aveva uno meno del 7 per cento della popolazione,
nel 2006 tutti se ne vanno in giro fischiettando per la città con un telefonino
in tasca.
Certo, il fatto potrebbe essere considerato un “progresso”, almeno dalla mia generazione, vittima del duplex: un collegamento telefonico di due apparecchi distinti, fatto sulla stessa linea e da dividere con un vicino. Ricordo ancora la moglie di un generale, una vicina (quando vivevo coi miei), che in modo poco “generalizio”, bussava alla parete ogni qualvolta, mi trattenevo troppo al telefono con quelle che una volta si chiamavano fidanzate. In particolare, intorno all‘ora di pranzo, la generalessa, vittima di una diabolica catena di comando, doveva regolarmente chiamare il marito per sapere con precisione l’ora del suo rientro, dopo di che trasmetteva all’attendente l’ordine di buttare giù gli spaghetti. Ovviamente “pasta combattenti”…
Oggi però si dà il via alla pastasciutta urlando in mezzo alla strada, in autobus, in ufficio o davanti a studenti, che a loro volta, smanettano in modo compulsivo sui telefonini, per inviare a mammà lo stesso messaggio: butta giù la pasta. Per non parlare poi delle suonerie: sei in taxi, magari stai riflettendo sui tuoi guai, e all’improvviso ti esplode nelle orecchie il rock duro dei Metallica: di solito è la moglie metallara del tassista metallaro che chiama il marito per sapere se può buttare giù. Niente di male, eccetto la martellante suoneria polifonica Seek & Destroy, che ti riduce a danno collaterale.
Già mi sembra di sentirli i seguaci del progresso. Col telefonino si possono salvare vite umane, inviare un euro alle vittime dello tsunami, all' Associazione Contro il Coccolone, eccetera. E vai: tutti a celebrare "l’Italia mobile al cento per cento”: che meraviglia, quando gli italiani fanno oh! E il mangiatore di pastasciutta urlante? Solo un caso isolato di maleducazione. Magari.
Certo, il fatto potrebbe essere considerato un “progresso”, almeno dalla mia generazione, vittima del duplex: un collegamento telefonico di due apparecchi distinti, fatto sulla stessa linea e da dividere con un vicino. Ricordo ancora la moglie di un generale, una vicina (quando vivevo coi miei), che in modo poco “generalizio”, bussava alla parete ogni qualvolta, mi trattenevo troppo al telefono con quelle che una volta si chiamavano fidanzate. In particolare, intorno all‘ora di pranzo, la generalessa, vittima di una diabolica catena di comando, doveva regolarmente chiamare il marito per sapere con precisione l’ora del suo rientro, dopo di che trasmetteva all’attendente l’ordine di buttare giù gli spaghetti. Ovviamente “pasta combattenti”…
Oggi però si dà il via alla pastasciutta urlando in mezzo alla strada, in autobus, in ufficio o davanti a studenti, che a loro volta, smanettano in modo compulsivo sui telefonini, per inviare a mammà lo stesso messaggio: butta giù la pasta. Per non parlare poi delle suonerie: sei in taxi, magari stai riflettendo sui tuoi guai, e all’improvviso ti esplode nelle orecchie il rock duro dei Metallica: di solito è la moglie metallara del tassista metallaro che chiama il marito per sapere se può buttare giù. Niente di male, eccetto la martellante suoneria polifonica Seek & Destroy, che ti riduce a danno collaterale.
Già mi sembra di sentirli i seguaci del progresso. Col telefonino si possono salvare vite umane, inviare un euro alle vittime dello tsunami, all' Associazione Contro il Coccolone, eccetera. E vai: tutti a celebrare "l’Italia mobile al cento per cento”: che meraviglia, quando gli italiani fanno oh! E il mangiatore di pastasciutta urlante? Solo un caso isolato di maleducazione. Magari.
E i risvolti ecologici, economici e consumistici del
problema? Ne vogliamo parlare?
In primo luogo, i ripetitori e telefonini inquinano: o comunque in assenza di dati attendibili a riguardo (sia pro che contro), per prudenza si dovrebbe limitarne la proliferazione. In secondo luogo, il mercato è controllato dai soliti noti, e perciò di concorrenza ce n’è pochina. In terzo luogo, i produttori, in particolare quelli italiani, puntano soprattutto sul marketing. Detto in breve, più sull’immagine del prodotto che sullo sviluppo tecnologico a lungo termine.
Infine c’è il problema degli investimenti infrastrutturali. In realtà, i milioni di “telefoninari” comunicano tra di loro da ogni punto della penisola? Non credo. Ad esempio, uso trascorrere le vacanze estive in una località della costa laziale.. Bene, ogni estate, vedo i miei vicini, che per urlare e gesticolare al telefonino escono in giardino ( facendo la gioia delle vecchiette che amano i fiori e i pettegolezzi), o salgono addirittura in cima al tetto (uno si è pure fatto male…). E fanno così, perché “non c’è campo”. Insomma, gli italiani si telefonano, ma poi comunicano poco e male, perché i ripetitori scarseggiano. Meglio così: meno malattie dal nome impronunciabile. Ma se poi uno cade dal tetto? Insomma, come cantava Modugno, piange il telefono o fa piangere: non è più quello duplex di una volta, ma fa lo stesso.
In primo luogo, i ripetitori e telefonini inquinano: o comunque in assenza di dati attendibili a riguardo (sia pro che contro), per prudenza si dovrebbe limitarne la proliferazione. In secondo luogo, il mercato è controllato dai soliti noti, e perciò di concorrenza ce n’è pochina. In terzo luogo, i produttori, in particolare quelli italiani, puntano soprattutto sul marketing. Detto in breve, più sull’immagine del prodotto che sullo sviluppo tecnologico a lungo termine.
Infine c’è il problema degli investimenti infrastrutturali. In realtà, i milioni di “telefoninari” comunicano tra di loro da ogni punto della penisola? Non credo. Ad esempio, uso trascorrere le vacanze estive in una località della costa laziale.. Bene, ogni estate, vedo i miei vicini, che per urlare e gesticolare al telefonino escono in giardino ( facendo la gioia delle vecchiette che amano i fiori e i pettegolezzi), o salgono addirittura in cima al tetto (uno si è pure fatto male…). E fanno così, perché “non c’è campo”. Insomma, gli italiani si telefonano, ma poi comunicano poco e male, perché i ripetitori scarseggiano. Meglio così: meno malattie dal nome impronunciabile. Ma se poi uno cade dal tetto? Insomma, come cantava Modugno, piange il telefono o fa piangere: non è più quello duplex di una volta, ma fa lo stesso.
Comunicazione di servizio. Non possiedo un telefonino ed
escludo patteggiamenti: mirate al petto… Viva il fisso. Senza duplex.
Carlo Gambescia
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