mercoledì 15 novembre 2006

Il libro della settimana: Margrit Kennedy, La  moneta libera da inflazione e da interesse, Arianna Editrice, Casalecchio (Bo), 2006 pp. 112, Euro 12,00.


Diciamo subito che il bel libro di Margrit Kennedy, La moneta libera da inflazione e da interesse (Arianna Editrice 2006) è un’utile guida ai problemi del moneta. Ne spiega funzioni e limiti con grande chiarezza e semplicità. Un libro che tutti dovrebbero leggere.
Ovviamente, visto che l’autrice è un’esperta di “sistemi monetari regionali sostenibili”, il libro si occupa soprattutto di come riformare il sistema monetario europeo ed internazionale, per impedire quel famoso crollo generalizzato, di cui si parla da anni, e che sembra sempre più vicino.
La Kennedy è sostanzialmente sulle posizioni di Gesell. E perciò vuole colpire il possesso continuativo e speculativo della moneta. Il male non è nella moneta, come strumento per acquistare beni reali e utili, ma come strumento per accumulare una ricchezza socialmente inutile. Finché la moneta passa velocemente di mano in mano, il sistema non presenta alcun problema, ma appena si ferma nelle mani di qualcuno in particolare, ecco che la moneta diventa un valore in sé, e dunque uno strumento di illegittima ricchezza, perché finisce nelle tasche di pochissimi “fortunati”. I quali per giunta usano quel denaro, solo per fare altro denaro, magari prestandolo a tassi altissimi di interesse, e così diventare sempre più ricchi.
Come spezzare le catene di una ricchezza fondata sul potere di pochi ricchi e delle banche? E dunque su quel debito crescente che rovina la vita di tanti cittadini privi mezzi economici ? In primo luogo, impedendo alle persone, in particolare quelle più ricche, di conservare a lungo il denaro (e dunque di specularvi sopra). In secondo luogo, regionalizzando (e localizzando) i percorsi del denaro. E così distruggere il circolo vizioso legato ai mercantilismi di banchieri e governanti, spesso uniti da comuni intenti speculativi, per meglio dominare i cittadini .
Di qui un serie di proposte della Kennedy, che vanno dal denaro a tempo (ideato da Gesell) alla creazione di strutture regionali di scambio, sottoposte al controllo diretto dei cittadini. Purtroppo siamo costretti a semplificare le tesi di un libro molto ricco di spunti e stimoli.
Quel che però guasta, e questo è un problema non della Kennedy, ma un po’ di tutti i riformatori, è certo eccessivo ottimismo nei riguardi del “politico”. Cosa intendiamo dire? Semplicissimo: le trasformazioni sociali non sono mai automatiche… Hanno sempre natura politica, e la politica è decisione, e la decisione è fonte di conflitto. Di riflesso, come convincere i “ricchi” ad essere espropriati delle loro ricchezze monetarie? E come comportarsi con i “renitenti”. Non è un problema da poco, perché riguarda le radici stesse della democrazia. La Kennedy parla di un “percorso morbido” che aiuti i ricchi a comprendere il valore di una moneta priva di interessi, e al tempo stesso, capace di introdurre per gradi le riforme “giuste”, senza dover innalzare la bandiera rossa della “rivoluzione sociale”. D’accordo. Ma siamo sicuri che i ricchi si lascino convincere senza reagire? E che i politici, oggi legati a doppio filo alla ricchezza, riescano a difendere i valori democratici?
Auguriamoci di sì.
Carlo Gambescia

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