Si dice che Giorgia Meloni parli tre lingue. Un grande intellettuale francese, a proposito di un bizzarro personaggio che conosceva numerose lingue straniere, rispose così: “ E allora? È un idiota poliglotta”.
Giorgia Meloni, almeno a prima vista, non sembra idiota. Politicamente parlando, si mostra assai abile. Ovviamente governare l’Italia sarà altra cosa. Perché la parlantina può non bastare, sebbene in tre lingue straniere.
Facciamo però un passo indietro. Durante la cosiddetta Prima Repubblica, i due principali partiti, la Dc e il Pc, governarono l’Italia, anche dall’opposizione (nel caso del Pci), condividendo un importante valore comune: il rifiuto della visione nazionalista, sebbene per ragioni apparentemente differenti: la radice universalista cattolica nei democristiani, l’internazionalismo proletario nei comunisti. Una visione, quella nazionalista, ritenuta responsabile, e giustamente, dai cattolici come dai comunisti italiani, della catastrofe nazifascista.
Nel dopoguerra il linguaggio nazional-populista lo si lasciò alle frange politiche di estrema destra. Fu un errore ghettizzare l’amor di patria? Oppure no?
Il discorso è complesso. Riconosciamo subito che quel che oggi preoccupa dei populismi di estrema destra è l’assenza di storicizzazione concettuale, per usare un parolone.
Certo, Giorgia Meloni, parla di “patrioti”, come ieri agli “Amici di Vox”. In realtà è proprio qui il problema: il concetto di patriottismo va storicizzato, cioè ricondotto al suo contesto storico.
Perciò un conto era dichiararsi patrioti italiani durante il Risorgimento, dinanzi all’oppressore, un altro dopo la tragica esperienza storica del fascismo, che invece incarnava la figura dell’oppressore. E ancora più ambiguo lo è oggi, dopo la sbornia nazional-fascista. Esiste un problema di senso della misura, una questione, non secondaria, che l’estrema destra sembra invece volutamente ignorare. Qui il pericolo.
Per intendersi: ai tempi di Silvio Pellico non esisteva alcuna Corte europea dei diritti dell’uomo. Tra la polizia austriaca e i “burocrati” di Bruxelles esiste una bella differenza. Cosa che la destra europea “dei patrioti”, come dicevamo, sembra volutamente ignorare.
Ma c’è dell’altro. Il patrimonio culturale delle destre nazionaliste privilegia la critica alla libertà di mercato. Opponendovi sempre gli “interessi nazionali”, italiani nel caso della Meloni.
In realtà, l’ unico vero interesse italiano, come di tutti gli altri paesi, resta quello dell’apertura al mondo dei commerci. Che si tratti di patrioti, di sovranisti, di nazionalisti, il male sembra invece purtroppo risiedere nel rifiuto a priori, per dirla filosoficamente, di aprirsi all’altro. E spieghiamo perché.
Il nazionalismo è innanzitutto rifiuto dell’altro perché vede nell’altro lo straniero, o meglio l’estraneo, qualcuno che vuole ingannare, derubare, eccetera. L’internazionalismo invece è accettazione dell’altro, con fiducia, perché si scorge nella diversità qualcosa che arricchisce, che non depaupera. Di conseguenza il libero commercio è sempre stato uno dei modi per avvicinare persone e popoli.
Invece Giorgia Meloni, anche ieri nel collegamento con gli “Amici di Vox”, ha ripetuto, che la libertà di commercio è un inganno: “Per anni ci hanno detto che il commercio globale era la risposta ma non è andata così” (*).
In realtà, la crisi in cui ci troviamo non è colpa del libero commercio ma di una politica protezionista innescata dalle misure anticovid e dall’aggressione russa all’Ucraina.
Il tenore di vita degli europei, anche di quelli “adottati” dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, è cresciuto in modo esponenziale grazie all’apertura della maggior parte dei paesi verso il mercato mondiale. O se si vuole alla capacità di riassorbire, dopo il 1945, attraverso la superiore crescita del volume degli scambi internazionali, le naturali oscillazioni del ciclo economico. Il che ben spiega, ad esempio, l’ansia di libertà, anche economica, degli ucraini.
Pertanto – ecco il punto fermo – ogni critica alla libertà di commercio è un passo indietro verso un passato di guerre, autarchia e miseria. Sicché dire che il libero scambio è un inganno è molto pericoloso, soprattutto per la nostra libertà.
Perciò delle due l’una: o Giorgia Meloni finge di non sapere, perché vuole trascinare l’Italia verso un passato autarchico. Oppure non conosce bene ciò di cui parla. E allora in quest’ultimo caso è un' idiota poliglotta.
Carlo Gambescia
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