Nelle conclusioni di un’ eccellente Storia d’Europa (1), Georges Livet, definisce la politica estera statunitense, certo con crudezza senza però cadere nell’antiamericanismo, roba da “chierichetti”: nel senso di una commistione di ingenuità e rigidità. Dalle parole di Livet traspare ciò che abbiamo più volte definito l’incapacità americana di saper pensare la guerra (2). Ascoltiamolo.
“Tutte le guerre hanno comportato forme di odio, di crudeltà, di menzogna. Anche coloro che lottavano per la libertà e l’affermazione della persona umana sono stati costretti a usare queste armi per vincere. La guerra è la vergogna del genere umano. Di peggiore c’è solo la sconfitta, la resa l’occupazione del nemico” (3).
Ecco saper pensare la guerra, significa farsi carico di non poche “nefandezze” pur di sconfiggere il nemico. La vera questione che pone la guerra non è quella di come evitarla. Perché per evitarla si deve essere d’accordo in due, e di solito non è così perché è sempre il nemico a indicarci come tali. Ma di mostrare, anzi provare al nemico che non ci si tirerà indietro: che non si avrà paura alcuna di affrontare la guerra.
Si ricordi: una minaccia e una controminaccia per essere tali devono essere credibili. Altrimenti sono prive di qualsiasi valore.
Ora le dichiarazioni di ieri del presidente Biden rappresentano una perfetta sintesi del come non saper pensare la guerra. Che cosa ha detto Biden? Leggiamo.
« “Non abbiamo affrontato la prospettiva dell’Armageddon dai tempi di Kennedy e della crisi dei missili di Cuba nel 1962”, ha detto Biden durante un evento di raccolta fondi del partito democratico a New York. Putin “non scherza” quando minaccia di usare le armi nucleari, e “stiamo cercando di capire qual è la via di fuga di Putin. Dove trova una via d’uscita? […] Abbiamo un uomo, lo conosco abbastanza bene […]. Putin “non scherza quando parla del potenziale uso di armi nucleari tattiche, o di armi chimiche o biologiche, perché il suo esercito è, diciamo, significativamente meno capace […]. Tuttavia, non credo che ci sia la capacità di (usare) facilmente un’arma nucleare tattica e non finire con l’Armageddon […]. Sto cercando di immaginare quale sia la via d’uscita di Putin […]. Dove trova una via d’uscita? Dove si vede in una posizione in cui non solo perde prestigio, ma anche un potere significativo in Russia? […] Abbiamo un uomo, lo conosco abbastanza bene che non scherza quando parla del potenziale uso di armi nucleari tattiche, o di armi chimiche o biologiche, perché il suo esercito è, diciamo, significativamente meno capace”» (4).
Biden asserisce al tempo stesso che il nemico è capace di tutto e che però, nonostante questo, si può far ragionare. Come? Non si dice.
Ieri abbiamo riportato le parole del generale Petraeus, ben informato, sull’idea che circola tra i militari americani di una possibile riposta convenzionale (all’uso russo di atomiche tattiche), in grado però di distruggere tutte le forze russe dispiegate in Ucraina e sul Mar Nero (5).
Oggi Biden, evocando lo spettro dell’ Armageddon, fa invece capire che basterebbe la minima disponibilità russa – sul punto però si dovrebbe sapere che cosa ne pensano gli ucraini – per avviare trattative, se non di pace almeno armistiziali.
Si dirà: tipica politica bastone-carota. Prima si minaccia, poi si tende la mano. In realtà, i russi sanno benissimo che il “chierichetto” americano, parte da un presupposto completamente opposto: quello di voler evitare la guerra ad ogni costo. Mentre i russi, non si preoccupano assolutamente di evitarla. Ciò indica che provano di saper pensare la guerra: le “nefandezze” sono pienamente accettate perché ritengono di essere dalla parte della ragione: sicché non c’è nulla di peggiore della sconfitta. Quindi si deve vincere, costi quel che costi.
Ricapitolando. Da un parte, gli Stati Uniti, reputano la pace un valore superiore alla guerra, dall’altra la Russia, ritiene la vittoria un valore superiore alla pace. E questa è la stessa posizione dell’Ucraina, che paventa invece, per usare le parole di Livet, “la sconfitta, la resa, l’occupazione del nemico”. Quanto all’Europa, dispiace ammetterlo, sembra aver già fatto la sua scelta: meglio russi che morti.
Si badi, il problema dal punto di vista polemologico, diciamo tecnico, non rinvia alla bontà delle cause in campo ma alla capacità decisionale degli attori: alla volontà di accettare il rischio connesso alla minaccia. Sotto questo aspetto la Russia sembra – tecnicamente – più attrezzata rispetto all’Occidente euro-americano. Di qui il segno di debolezza rappresentato dall’ Armageddon evocato da Biden che va a collocarsi - attenzione - in un contesto pacifista e non di tipo bellico (in senso tecnico, quindi non bellicista).
Il punto è che se il pericolo atomico è temuto solo da una delle due parti in conflitto, nel caso Europa e Stati Uniti, l’altra parte, la Russia che non lo teme (come ammette, incautamente, lo stesso Biden), sarà sempre un passo avanti.
Ieri scrivevamo dell’America “che meno male c’è” (6). Diciamo che c’è ma che deve essere trascinata quasi per i capelli. Evidentemente, tra politici e militari non c’è ponte.
Se gli Stati Uniti non accettano il rischio atomico - crediamo questa sia la posizione dei militari a differenza di politici come Biden - la Russia vincerà sul piano convenzionale, per essersi mostrata più decisa sul quello non convenzionale. Dopo di che – Nato o meno – sarà il turno dei paesi baltici. E il problema si porrà di nuovo, ma a un livello di pericolosità ancora più elevato.
Ecco perché i russi vanno fermati subito.
Carlo Gambescia
(1) G. Livet e R. Mousnier ( a cura di), Storia d’Europa, Edizioni Euroclub (su licenza Edizioni Laterza), Milano 1985, 6 voll.
(2) Qui ad esempio: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/loccidente-e-lincapacita-di-pensare-la-guerra/ ; https://cargambesciametapolitics.altervista.org/la-russia-e-capace-di-pensare-la-guerra-loccidente-no/ .
(3) G. Livet e R. Mousnier ( a cura di), Storia d’Europa, cit., vol. VI, p. 207.
(4) Qui: https://www.agi.it/estero/news/2022-10-07/ucraina-biden-rischio-armageddon-nucleare-18355415/ .
(5) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/se-non-ci-fossero-gli-stati-uniti/ .
(6) Ibid.
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