mercoledì 19 ottobre 2022

Il caso Berlusconi

 


La sinistra adesso difende Giorgia Meloni contro Silvio Berlusconi. Per quale ragione? Perché si augura che salti tutto e si possa giungere a una specie di Draghi bis, tris eccetera, eccetera.

Una scelta politicamente sbagliata - diciamo pure autolesionista -  che può solo favorire alle prossime elezioni la crescita di Fratelli d’Italia fino al 40 per cento. Elezioni più vicine di que che si crede se i calcoli della Meloni sull’alleanza con la Lega e soprattutto con Forza Italia dovessero rivelarsi sbagliati. Così – magnifico risultato –  l’Italia potrebbe ritrovarsi con l’estrema destra della “tentazione fascista” maggioritaria e solitaria al governo o in compagnia dei tamburi minori leghisti.  Vivissimi complimenti alla sinistra.

A nostro avviso invece queste destre per squalificarsi definitivamente devono governare almeno un poco. Si noti tra l’altro, il silenzio interessato della Lega all’insegna del “tra i due litiganti eccetera, eccetera”. E la sinistra dovrebbe fare lo stesso: sedersi sulla riva del fiume – ovviamente puntando sulla necessaria autoriforma politica – in attesa che la forza delle acque trascini i rottami del governo meloniano.

Esiste poi un caso Berlusconi. Non si tratta come traspare in alcuni commenti sui giornali delle pazze uscite di un vecchietto bisbetico. Il Cavaliere è sempre stato così: prima i suoi interessi, poi tutto il resto. E nel calcolo degli interessi va inclusa la difesa della sua vanità: quel desiderio di essere ammirato per le proprie qualità  nel seguente ordine "storico" (non sia mai): prima  di imprenditore ( cosa vera), poi  di salvatore della patria (cosa falsa).

Sotto questo aspetto ogni grande o piccola questione politica per Berlusconi ha sempre rappresentato merce di scambio. Il Cavaliere non è mai stato socialista o liberale, ma semplicemente se stesso, identificando sempre la sfera pubblica con sfera privata dei suoi interessi.

Sicché anche questa volta ha cercato di mettersi al sicuro, prima al Senato, con una presidentessa-infermiera di sua strettissima fiducia (la signora Ronzulli lo era, veramente, di professione, infermiera…), e ora alla Giustizia, teatro di tutti gli storici e mai evitati guai giudiziari, con un’altra grande amica, la dottoressa Casellati (costei, fortunatamente almeno è avvocato di professione).

Quanto a Tajani agli Esteri, si tratta della classica foglia di fico. Fermo restando che per la famiglia Berlusconi, che fa affari in tutto il mondo, un protetto agli Esteri è sempre una garanzia.

L’aspetto più ripugnante di questa nuova campagna “pro domo sua” è l’uso politico dell’ “amicizia” con Putin per mettere in imbarazzo Giorgia Meloni, tramutatasi in pochi mesi in atlantista tutta d’un pezzo (ma questa è un’altra storia).

Insomma Berlusconi, prima è stato socialista, poi liberale, ora addirittura è putiniano e filorusso. E tutto per curare i suoi interessi economici. Sotto questo profilo Berlusconi è una mina vagante. E per l’intero arco partitico. Ma anche per la scelta occidentale dell'Italia.  Per capirsi: “Franza o Spagna, eccetera, eccetera”. Vivissimi complimenti anche al Cavaliere.

Indro Montanelli usava dire – e non a torto – che si doveva essere liberali e liberisti, tenendosi però alla larga dagli imprenditori. E che soprattutto, poiché esisteva (ed esiste) divisione dei ruoli, si doveva evitare che un imprenditore scendesse in politica. E infatti sconsigliò Berlusconi.

Non riuscì. Mancò i due obiettivi. Per ragioni economiche, Montanelli fu costretto ad aprire la proprietà del “Giornale” a Berlusconi, che poi fondò Forza Italia e gli sfilò la direzione. Commise un’ingenuità. Nessuno è perfetto.

Montanelli ora non c’è più, Berlusconi, invece è vivo e vegeto. Sono sempre i migliori che se ne vanno.

Carlo Gambescia

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