Giorgia Meloni ha gelato Berlusconi, asserendo di non essere ricattabile.
Però cosa significa non essere ricattabili in politica? Significa non avere scheletri nell’armadio. Di che tipo?
Scheletri politici, nel senso di un comportamento contraddittorio, ad esempio di aver promesso una misura politica, una diminuzione delle tasse, poi rimasta nel cassetto. Contraddizione che gli avversari possono sempre enfatizzare o sottacere. Di qui la possibilità del ricatto politico. Diciamo però che si tratta di un peccato veniale.
Scheletri morali, come ad esempio un possibile conflitto di interessi. Sul punto Berlusconi, a un tempo premier e proprietario di imprese, resta un esempio classico di situazione conflittuale, fino al punto di aver facilitato all’epoca varie forme di ricatto politico e giudiziario. I suoi governi, anche per la protervia del Cavaliere, si sono sempre ritrovati sotto ricatto. Diciamo, per restare in argomento, che Berlusconi “visse” ( e “vive”) politicamente in peccato mortale.
Scheletri penali, come ad esempio trascorse disavventure di tipo giudiziario da tenere nascoste, che se rivelate, nuocerebbero all’immagine politica. Di qui la possibilità di essere ricattati dagli avversari politici. Gli esempi sono molteplici. Si pensi agli scandali sessuali, un tempo temutissimi, oggi meno. Oppure ad abusi edilizi e bustarelle, oggi più temuti degli scandali sessuali, e per questo considerati, anch’essi peccati capitali. E così via.
In politica, in particolare, gli scheletri morali e penali, spesso sono oggetto di dossier, attentamente messi insieme e conservati, che all’occorrenza possono essere usati per ricattare e quindi piegare politicamente gli avversari. Si fantastica tuttora sui famigerati dossier di Andreotti, con i quali avrebbe tenuto a bada i suoi avversari politici.
Pertanto dichiarare di non essere ricattabile vuol dire due cose.
La prima, riguarda l’ammissione implicita che in politica si usa l’arma del ricatto. E che di conseguenza, altro messaggio implicito, tutti possono ricorrervi, anche per difendersi. Inclusa Giorgia Meloni.
La seconda, rinvia invece all’ assoluta certezza di non essere possibile oggetto di ricatto. Ma si potrebbe trattare anche di un bluff.
Perciò la risposta di Giorgia Meloni non è così rassicurante come sembra per il suo profilo politico, morale e penale.
Cioè, se si riflette bene, asserire di non essere ricattabile non contribuisce, in assoluto, alla rasserenante immagine di una donna politica che non ha scheletri nell’armadio, e che di conseguenza può dormire sonni tranquilli.
Significa invece che Giorgia Meloni – primo – può bluffare. E che – secondo – visto che materia c’è, può ricattare Berlusconi sul piano politico, morale e penale. Ecco il vero senso della sua gelida risposta. Per capirsi: “Io non sono ricattabile, Tu, Berlusconi, invece lo sei, quindi occhio a quel che farai”.
Può darsi pure che Giorgia Meloni sia la più onesta donna politica sulla faccia della terra. Però chi, come lei, a sua volta, minaccia, seppure implicitamente, di ricattare non è sicuramente migliore di Silvio Berlusconi. Insomma l’arma del ricatto è sempre a doppio taglio.
Un ministro socialista, che ne capiva , disse che "la politica è sangue e merda".
Però, ecco il punto, la democrazia politica e parlamentare, in una parola liberale, di solito è evocata come il regno della trasparenza. E almeno in parte lo è realmente, soprattutto rispetto ai regimi assolutistici del passato. Nelle democrazie liberali la trasparenza gioca un ruolo fondamentale: quello di ridurre le possibilità di ricatto. Insomma, di evitare uno spargimento eccessivo, diciamo così, di “sangue e merda”.
Insomma, nella democrazia liberale ogni conflitto può essere portato alla luce del sole. Basta volere.
Perciò la risposta, a dir poco velata di Giorgia Meloni a Silvio Berlusconi, non aiuta certamente la trasparenza.
Carlo Gambescia
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