La Shoah è uno spartiacque etico. O di qua o di là: non esiste una terza possibilità. Già parlare di spartiacque ideologico è un errore. Perché le ideologie rinviano alle opinioni che possono essere ragionevolmente o irragionevolmente differenti. Di qui il rischio di sminuire la portata morale della Shoah. La sua oggettività. Il suo triste destino (per come ci si è giunti) di autentico a priori etico del nostro tempo.
Le destre, per varie ragioni (teologiche, culturali, politiche, sociali, perfino economiche), hanno invece sempre sposato, tranne rarissime eccezioni, la causa dell’antisemitismo, che risale al periodo prefascista. Di conseguenza, per un verso hanno favorito il clima antisemita in cui si è sviluppata la piante velenosa del razzismo nazista e fascista, per l’altro, alleandosi con essi, si sono rese colpevoli e quindi sospette, dopo il 1945, di non aver mutato idea sull’ebraismo e sugli ebrei.
Di conseguenza, è scontato che dal punto di vista dello spartiacque etico un partito come Fratelli d’Italia, che ha radici fasciste e che oggi dichiara conservatore, sia sempre sotto esame.
Dal momento che il conservatorismo europeo, in particolare quello che ha sempre rifiutato il liberalismo, come forma mentis comune, prepartitica, non può che essere guardato con sospetto. Non è insomma solo una questione di antifascismo, ma di accettazione o rifiuto del concetto di uguaglianza dinanzi alla legge, che permise nell’Ottocento, grazie agli effetti delle rivoluzioni liberali, la parificazione, fino allora proibita, degli ebrei con tutti gli altri cittadini.
Pertanto dichiararsi conservatore non dà diritto a un certificato di buona condotta verso gli ebrei. E neppure, altro luogo comune meloniano, l’ appellarsi continuamente, come un tempo si faceva con il diritto divino dei monarchi, al voto degli elettori.
Hitler nel 1933 andò al potere, “anche” con il voto degli elettori tedeschi. Che, tra l’altro, approvarono tutte le leggi antisemite varate negli anni successivi. La democrazia è una scatola vuota. Cosa che ogni liberale sa bene. E che Giorgia Meloni, non essendolo, non può sapere.
Quanto alla condanna meloniana del terribile rastrellamento romano del 16 ottobre 1943 invitiamo il lettore a spulciare tra le sue dichiarazioni. Soprattutto per gli anni precedenti. Troverà poco o nulla. Tipico di una reticenza in argomento che ha sempre avvolto in una coltre di ipocrisia l’estrema destra della “tentazione fascista”.
Pertanto la dichiarazione di ieri è frutto di puro opportunismo politico.
Altro che etica… Al massimo si cerca di instaurare buone relazioni con i gruppi di pressione. Insomma, la comunità ebraica è trattata alla stregua dei sindacati dei lavoratori e degli industriali. Il che potrebbe pure andare bene.
Il punto, però, è che in questo modo viene meno lo spartiacque etico, sostituito, a sua volta, da quello simpatetico. Ci spieghiamo meglio.
Chiunque abbia partecipato a un tavolo, sa benissimo quel che succede nei preamboli e che non esce sui giornali, perché ritenuto non degno di interesse. Cosa che invece al sociologo non sfugge. I discorsi sono questi: “ Anche mio padre era un operaio”; “Anche mio zio aveva una fabbrichetta”, e così via. Le stesse parole, ad esempio che escono dalle aguzze labbra di Ignazio la Russa: “ Anche la mia prima fidanzata era ebrea”, eccetera, eccetera. Insomma, quando si va scavare, tutti hanno avuto almeno un conoscente ebreo, come tutti hanno avuto uno zio operaio.
La si mette insomma sul personale, sul simpatico: si riduce l’idea di spartiacque etico a un fattore empatico. A qualcosa di soggettivo, non di oggettivo. In questo modo l’irrevocabile può sempre trasformarsi all’improvviso in revocabile.
Per intendersi: lo spartiacque etico, una volta “soggettivizzato” o “personalizzato”, può sempre tramutarsi in “politicamente corretto”. E tutti sanno come l’idea del politicamente corretto sia usata dalla destra per svilire le critiche della sinistra, alcune giuste, altre ingiuste. Ma che non hanno nulla a che vedere, giuste o ingiuste che siano, con l’a priori dello spartiacque etico. Il politicamente corretto, giusto o sbagliato che sia, è una cosa, più precisamente ideologia, lo spartiacque etico, un'altra, e ben più alta.
E qui sbaglia anche la sinistra che mescola sacro e profano, con amenità tipo “ora togliere anche la Fiamma”. Come se Fratelli d'Italia fosse una miniserie televisiva nella quale in tre puntate, la protagonista, Giorgia Meloni, si redime. Mai mescolare tempi geologici e storici.
Per accettare lo spartiacque etico delle Shoah si deve essere liberali. E Giorgia Meloni, come una roccia del cenozoico, non lo è.
Carlo Gambescia
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