Un amico, storico del fascismo, già allievo di De Felice, ha tentato di rassicurarmi non tanto sulla natura democratica di Fratelli d’Italia, quanto sul fatto che non si può definire un partito fascista, dal momento che il fascismo storico è morto e sepolto da un pezzo. Quindi qualsiasi parallelo non sarebbe appropriato. E se lo si cerca e pone, come nel caso della sinistra, è solo per ragioni legate alla lotta politica. Propaganda, insomma.
Allora che cos’è Fratelli d’Italia? Alla mia domanda l’amico ha risposto, dipingendo il partito di Giorgia Meloni, come un partito ultraconservatore sul piano dei valori morali e sociali, ben disposto verso l’economia mista e lo stato sociale su quello economico, nonché nazionalista, per tutto ciò che riguarda al politica estera. Un aspetto, quest’ultimo, ha aggiunto, che però può tramutare Fratelli d’Italia, e di conseguenza l’Italia, in una specie di mina vagante sul piano internazionale. Fin qui l’amico storico.
Perciò, a prescindere, anche dal discorso sul fascismo e sulla “tentazione fascista”, più subdola ancora, qualche pericolo di involuzione politica esiste, come sembra asserire anche uno storico di formazione defeliciana, quindi al di sopra di ogni sospetto.
Il punto è che Fratelli d’Italia ha milioni di voti. E che pertanto, sentendosi forte, una volta al governo, potrebbe essere fortemente tentato di tradurre in pratica un programma ultraconservatore, assistenzialista e sciovinista.
Qui però entreranno in gioco le capacità politiche di Giorgia Meloni. Riuscirà a tenere a bada gli istinti animali degli ultraconservatori del partito? Istinti culturalmente prossimi all’universo della “tentazione fascista”? Per inciso, la linea di confine tra ultraconservatorismo e umori prefascisti (antiliberali e anticapitalisti) resta tuttora poco visibile. La “tentazione”, come scelta culturale più che di tipo folclorico, resta perciò sempre a portata di mano.
Inoltre, saprà mediare, Giorgia Meloni, con gli alleati interni (Lega e Forza Italia) ed esterni (Confindustria, sindacati e tutti gli altri gruppi di influenza e pressione)? E come si comporterà con l’opposizione politica e sociale, di sinistra, anche nelle piazze? Quanto all’Unione Europea e alla politica estera, avrà la leader di Fratelli d’Italia le sufficienti doti diplomatiche per interagire con i suoi interlocutori occidentali?
Come si può capire, da una parte c’è la rivendicazione di valori culturali (moralismo e nazionalismo) che portano inevitabilmente alla rottura con la cultura liberalsocialista dominante in Occidente (attenzione liberalsocialista non liberale). Per l’altra sussiste una visione dell’economia di tipo assistenzialistico che ha necessità per sostenersi, se non si vuole precipitare nel desviluppo, dei mercati internazionali come dell’ Unione Europea e degli Stati Uniti, quindi della continuità occidentale, per così dire, “draghiana”. Solo per fare qualche esempio: per emettere e collocare titoli del debito pubblico serve un clima di fiducia internazionale intorno all’Italia; per gli scostamenti di bilancio occorre il placet europeo, e così via.
Ora, Fratelli d’Italia sarà pure, come ritiene l’amico storico, “solo” un partito ultraconservatore, ma, proprio per questa ragione, sembra minato al suo interno da una contraddizione tra le idee forti e le risorse a disposizione. Per capirsi: se Fratelli d’Italia vuole far prevalere i suoi valori, deve puntare su un assistenzialismo diffuso, capace di “rassicurare” gli italiani, ma per puntare sull’assistenzialismo deve disporre di risorse economiche, che però possono essere negate o centellinate dall’Unione Europea e da una comunità atlantica che invece celebra i valori liberalsocialisti che sono l’esatto contrario dei valori difesi da Fratelli d’Italia.
Qui, come dicevo, un ruolo fondamentale di mediazione, potrà essere giocato da Giorgia Meloni. Ne sarà all’altezza? O spingerà sull’acceleratore dell’ultraconservatorismo, senza avere le risorse economiche per far accettare agli italiani, con bonus e indennizzi vari, il cambio della guardia? Sfasciando tutto?
Il lettore sa benissimo cosa penso al riguardo. Per dirla con quel personaggio di Corrado Guzzanti: “la seconda che hai detto”…
Carlo Gambescia
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