giovedì 20 ottobre 2022

Meloni, Berlusconi, il decostruzionismo politico e la tradizione atlantica

 


Che cos’ è il decostruzionismo? È un metodo di indagine, dalla filosofia alla letteratura, che impedisce di attribuire a un testo, a un autore, a una situazione storica, eccetera, un significato univoco. Per il decostruzionista esistono più interpretazioni dello stesso fenomeno, che vanno valorizzate rispetto a un’interpretazione unitaria. Per parlare difficile, all’essere si privilegia il divenire.

Spesso il decostruzionista, per fare un esempio, mette in discussione lo stesso concetto di fenomeno. Per comprendere bene il senso di quanto stiamo dicendo, si ricordi il detto di Nietzsche, spesso citato, anche a sproposito, non esistono fatti ma solo opinioni. Ecco, per il decostruzionismo, che è una forma di relativismo sociologico radicale, non esistono i fenomeni, ma soltanto l’interpretazione dei fenomeni.

Per trasporre il concetto dalla letteratura alla politica, quando Berlusconi, si dichiara al tempo stesso amico di Putin e atlantista, oppure quando Giorgia Meloni, nel giro di qualche mese, si tramuta da filorussa in filoamericana, si può obiettivamente parlare di decostruzionismo politico.

Però neppure la sinistra è indenne per così dire dalla “malattia”. Letta ad esempio è passato dalla condanna dell’unilateralismo americano, quando era al potere Trump, a un atlantismo spiccato con Biden. Solo per dirne una.

Cioè le categorie dell’amico e del nemico, fondamentali in politica, diventano labili, perché oggetto di inevitabili e intercambiabili interpretazioni.

Inoltre sotto questo profilo il decostruzionismo politico implica una confusione sistematica tra uomini e istituzioni.

Si noti, ad esempio, come la Meloni, Berlusconi, Letta, riconducano la gravissima aggressione russa all’Ucraina, nel bene o nel male, alla responsabilità di un uomo: Putin.

Non si fa alcun ragionamento sulle istituzioni, per intendersi sulle opposte tradizioni politiche. Mentre, cosa fondamentale, la comunità atlantica e  in senso più largo l’Occidente  sono istituzioni-tradizioni che apparentano culturalmente (la tradizione liberale) ed economicamente (l’economia di mercato) Stati Uniti, Europa, Italia. Per contro, culturalmente ed economicamente, nulla accomuna l’Occidente alla Russia. E questo è un fatto non un’opinione.

Quindi l’idea di comunità atlantica, come del resto quella panslava che impregna la politica russa da almeno due secoli, è un insieme, storicamente e sociologicamente strutturato, di istituzioni-tradizioni. In che senso? Nel senso che passano gli uomini politici ( Trump, Biden, Berlusconi, Meloni, Putin) ma le istituzioni e i valori storici restano.

Sotto questo aspetto per usare un eufemismo il decostruzionismo politico non aiuta. Perché distrugge le tradizioni e favorisce i repentini cambiamenti di casacca.

Paradossalmente Matteo Salvini, nella sua scelleratezza politica, resta un costruzionista politico – cioè il contrario del decostruzionista – come prova la sua fedeltà a Putin e alla tavola di valori razzisti in cui crede, che fa di Salvini un perfetto tradizionalista russo.

Sintetizzando – forse troppo – il problema è che alla comunità atlantica manca per così dire uno “scellerato buono”, un anti Salvini, per capirsi. Un costruzionista liberale capace di opporsi con fedeltà e durezza, se necessario, non solo a Putin, ma a ciò che lo precede e supera sul piano delle istituzioni-tradizioni: il panslavismo, o se si preferisce il panrussismo.

Perciò, a causa del decostruzionismo politico, i cambi di casacca continueranno ad essere all’ordine del giorno. Come pure, purtroppo, la distruzione dell’eredità atlantica e occidentale. E non solo in Italia.

Carlo Gambescia

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