Lo schieramento dei grandi elettori (1009) mostra che il centrosinistra ( 413 voti, Renzi incluso, 45 voti) non ha i voti per eleggere il Presidente della Repubblica, neppure dalla quarta votazione in poi (505). Anche perché al momento non sussistono accordi sul voto a maggioranza qualificata dei due terzi (673).
Tuttavia, neppure il centrodestra (452 voti) raggiunge la maggioranza assoluta (505). Con i voti di Renzi potrebbe sfiorarla (497). Infatti, al centrodestra mancherebbero solo otto voti, che con lo scrutinio segreto, almeno sulla carta, possono essere conseguiti (*).
Però il problema non è matematico ma politico. Perché, non avendo il centrodestra i voti per proporre un candidato con un chiaro profilo politico diciamo di destra o di centrodestra, dovrebbe convergere su un candidato appetibile per Renzi, quindi con profilo centrista sbilanciato a sinistra. Ovviamente, ammesso e non concesso che nelle urne il centrodestra voti compatto e che si trovino gli otto voti di cui sopra, e magari anche altri, però sempre sbilanciandosi verso la sinistra.
Quanto al centrosinistra, considerando parte dell’alleanza anche il M5s, la base di partenza, 413 voti, rende tutto più difficile. Forse, in teoria potrebbe contare sui voti centristi di Forza Italia (413+ 134 = 547, maggioranza 505). Ma non tutti i forzisti, nel segreto dell’urna, voterebbero per un candidato non di centrodestra. Lo stesso centrosinistra, accettando i voti di Forza Italia, rischia di perdere non pochi voti alla sua sinistra, ad esempio tra quelli di Leu. Per non parlare degli strepiti del M5s.
Quindi il colpo di forza da parte dei due schieramenti resta piuttosto difficile, se non impossibile. Crediamo perciò che a causa delle variabili Renzi e Forza Italia vada esclusa la vittoria di un candidato con spiccato profilo di centrodestra come di centrosinistra.
Il voto perciò potrebbe convergere su un candidato gradito al centro dei due schieramenti, contenendo in qualche misura le reazioni dei puri e duri del M5s. Per inciso escluderemmo, perché priva dei voti necessari, qualsiasi alleanza tra Lega e M5s, 447 voti in tutto su 505. Oppure di 510 voti con l'aggregazione di FdI, 5 sopra la maggioranza assoluta, ma con tanti franchi tiratori di segno contrario. Sulla congruenza politica di un'alleanza “presidenziale” del genere sospendiamo il giudizio.
Di conseguenza, realisticamente, al Quirinale potrebbe andare una donna, considerate le concessioni alla moda, però con passato più tecnico che politico. Oppure ascendere un politico (uomo o donna che sia), sempre di centro, che però in passato abbia militato, a turno diciamo, nei due schieramenti. Non molto “giovane” però (nel senso di un sessantenne), perché il "giovane candidato", dopo l’esperienza Cossiga, viene ritenuto a priori politicamente ambizioso, dal momento che per lui c’è un “dopo”. Insomma, gli ex presidenti “giovani” non vanno politicamente in “pensione”. Il che li rende poco affidabili.
Ovviamente, se il solco tra centrodestra e centrosinistra dovesse approfondirsi, l’ipotesi Draghi acquisirebbe consistenza, come pure, nell’evenienza di un rifiuto sul suo nome da parte del centrodestra, l’ipotesi di una conferma di Mattarella.
Infine, nel caso di un rifiuto di quest’ultimo, si andrebbe, per stanchezza e retorica emergenziale verso la vittoria, per così dire, di un “simil-Mattarella”, un cattolico di sinistra, con le stesse credenziali, “al di sopra delle parti”, eccetera, eccetera.
Insomma, niente scelte nette, solita minestrina riscaldata.
Carlo Gambescia
(*) Per un buon quadro “numerico” della situazione si veda qui:https://pagellapolitica.it/blog/show/1408/partiti-e-alleanze-tutti-i-numeri-sugli-elettori-del-presidente-della-repubblica
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.