Come scrivevamo, “quieta non movere…”, Mattarella due volte presidente. Altro settennato… Sette + sette = quattordici, si va verso la monarchia… Forse Diarchia, perché non va dimenticato Draghi.
Basta così. Niente battute. Solo analisi. Perché, come vedremo, il secondo settennato, politicamente parlando, potrebbe essere più corto.
Intanto, però, iniziamo da ciò che un politico liberal-democratico non dovrebbe mai dire… Così Giorga Meloni, commentando il comportamento degli alleati:
«La vicenda dell’elezione del prossimo Presidente della Repubblica dimostra che in Parlamento ci sono persone che preferiscono “barattare i sette anni della presidenza della Repubblica per sette mesi di stipendio e di mandato parlamentare”. Meloni conferma il voto del suo gruppo per Carlo Nordio» (ANSA).
Tipico stile missino, di disprezzo per le istituzioni parlamentari. Disprezzo tipicamente fascista. Roba da vergognarsi. La solita teoria “del magna-magna”. Altro che liberal-democrazia.
Chiarito questo, non comprendiamo bene la meraviglia di non pochi commentatori.
Come detto più volte, il cosiddetto candidato “al di sopra delle parti” (diciamo pure, difficile da trovare), tanto evocato da tutti i partiti, in realtà, nessuno lo desiderava realmente.
Si rifletta. Il centrosinistra (e i pentastellati) non hanno indicato alcun nome preciso. Il centrodestra ne ha designati, ma di strampalati, proprio per farsi dire di no (come spiegazione alternativa resta il cretinismo politico, decida il lettore…).
Quanto a Giorgia Meloni, Nordio, ex magistrato, ultraconservatore, già grande inquisitore delle Coop, era una scelta di estrema destra, anche all’interno dello stesso centrodestra (Crosetto, una “boutade”…). Per capirsi, come se il centrosinistra avesse proposto Antonio Ingroia. Quindi la Meloni stia zitta. Smetta di dire e fare stupidaggini.
Perciò, diciamo la verità, si puntava, senza ammetterlo, sotto sotto, alla conferma di Mattarella. E così è stato. Missione compiuta.
Perché? Come ha scritto un mio intelligente lettore, Cosimo Saccone, per la semplice ragione che Mattarella è il classico “usato sicuro”. La sua rielezione non turba, per ora, il quadro politico, tutto può continuare come prima, almeno fino alle elezioni.
Attenzione però, usato sicuro, ma di centrosinistra.
Cosa significa? Che se il centrosinistra con i pentastellati a rimorchio, dovesse vincere le elezioni, e ci sono forti probabilità, Mattarella non avrà alcun problema – anzi… – a promuovere un Governo Letta-Conte. Dopo di che, secondo la bisogna, uno o due anni, Mattarella darà le dimissioni, e per Draghi si apriranno le porte del Quirinale. “Modalità Napolitano”, per capirsi.
Se, sempre ipoteticamente, dovesse invece vincere il centrodestra, il Quirinale aprirà il fuoco di sbarramento. Con Draghi di riserva, per un governo di larghe maggioranze, appoggio esterno, le solite alchimie del centrosinistra.
Pertanto, se proprio si vuole parlare di vincitori e vinti, il vero vincitore è il centrosinistra. Che conserva al Quirinale, importantissimo palazzo del potere, un suo uomo, un democristiano di sinistra, mentre Palazzo Chigi resta nelle mani di un liberalsocialista. Sicché il cerchio politico di centrosinistra si chiude perfettamente.
Il centrodestra come al solito o per corte vedute o per cretinismo politico, nonostante le chiacchiere sull’unità, si è diviso sui candidati. Mentre Giorgia Meloni, che ora strepita come il primo Mussolini, ne ha presentato uno politicamente indecente.
Conclusioni? Come dicevamo le nonne? Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Non sono consentiti nuovi commenti.