martedì 24 settembre 2019

Il  cosiddetto caso Gervasoni
Quando i professori perdono la tramontana…


Di Marco Gervasoni, storico e accademico,  ricordo un libro molto interessante, una storia  degli  anni Ottanta,  nonché  l' ottimo  studio su Gobetti.  Ma ha scritto molte altre cose.  Lo conosco di fama.  E stimo da lontano (1). Anzi stimavo… Perché,  ultimamente, nell’ultimo anno, anno e mezzo,   il professore  ha   perso  la tramontana per la destra, quella  xenofoba  targata Salvini e Meloni. Misteri della psiche umana... O forse no.  La xenofobia, come suo malgrado insegna Tarmo Kunnas,  era uno degli ingredienti intellettuali della "tentazione fascista". E chi scrive crede lo sia ancora.    

Sembra che per questa ragione  - xenofobia esternata attraverso alcuni  tweet (nelle foto) -  la Luiss  non gli abbia rinnovato il contratto. Si tratta di  università privata,  quindi ha il pieno diritto di  assumere e licenziare  chi vuole. Del resto esiste una magistratura civile e del lavoro, alla quale Gervasoni può adire in qualsiasi momento. Tra l'altro, il professore  insegna anche all’Università del Molise,  ateneo  pubblico  che per ora   non ha battuto ciglio.  
Il caso  - se di caso si tratta -   è  giunto, come si diceva un tempo, agli onori della cronaca, perché rilanciato da alcune pubblicazioni che non possono davvero essere definite xenofile:  “Il Primato Nazionale”, sito e rivista  vicini a CasaPound (2);  “La Verità”, quotidiano notoriamente amico degli immigrati... (3); "Il Secolo d'Italia", testata invece storicamente progressista... (4); “Startmag”, giornale online di proprietà dello stesso immobiliarista,  Valter Mainetti,  editore anche  del “Foglio”(5). Mainetti, per la cronaca, voleva silurarne il direttore Claudio Cerasa,  colpevole  di linea editoriale antisovranista e antipopulista.
Tra l’altro, “Startmag” ospita  un post di Alessandro Campi, docente a Perugia,  non molto coraggioso a dire il vero. Dove comunque si “difendicchia” (per dirla con Totò)  Gervasoni,  senza però lesinare parole contro il pensiero unico che epura, eccetera, eccetera (6).  Campi sa benissimo  che  la forza di gravità del buttarla in caciara resta sempre priva conseguenze personali spiacevoli.  Come la leggendaria  mela di Newton. Al massimo un bernoccolo.  E quindi osa...
Inciso interessante: Campi, collaboratore del  “Messaggero” e del  “Mattino”, quando  un anno fa Caltagirone licenziò il direttore della testata napoletana perché contrario a populisti e sovranisti,  si guardò bene dall'intervenire. Alcuni docenti universitari,  dai nomi prestigiosi, scrissero alla proprietà esprimendo i propri dubbi. Campi i suoi -  seppure ne aveva - invece se li tenne per sé (7).  Ora che è toccata a Gervasoni, suo  amico (cosi dice) e sodale ideologico  o quasi, però è  sceso in campo. O meglio, come dicevo, "scendicchiato".   Inciso nell'inciso:  stesso silenzio  - quando si dice il caso... - di Campi e dell'allegra compagnia sovranista-populista, appena citata,  in occasione del licenziamento di Sansonetti da direttore del "Dubbio", ritenuto colpevole dal Consiglio Nazionale Forense, proprietario del giornale, di criticare troppo  il  governo giallo-verde. Insomma, parliamo degli avvocati...  Liberali e  garantisti per antonomasia...  Non in  Italia, ovviamente.   


Qual è il succo di questo mio discorso?  Che  la destra xenofoba  in fondo non difende Gervasoni né la libertà di parola,  ma coglie l’occasione per delegittimare -   sputando veleno -    un sistema politico e culturale, quello liberale, che invece consente a tutti  di esprimersi con la massima libertà. Ma quale persecuzione? Scherziamo?  Il che  spiega il  "cosiddetto" del titolo. 
Le persecuzioni invece, se avesse i “pieni poteri” evocati da Salvini,   le praticherebbe la destra  xenofoba.  Che è tale sul serio,  non a parole. Come dimostra il pensiero unico razzista praticato dal "Capitano" come Ministro dell'Interno.  
Perciò non si scherza con il fuoco. Non possono non esistere, pena la barbarie,  limiti anche alle critiche.  Gervasoni ha approvato pubblicamente l'affondamento della Sea-Watch, come si fa con le navi dei pirati.  E per fortuna, a differenza degli ammiragli di Filippo II,  solo dopo sbarcati uomini, donne e bambini.   O così almeno sembra.
Però si rifletta un momento. Una nave in missione umanitaria che viene ingiustamente  accusata "di traffico di immigrati".  Si falsifica la realtà.  Alla stessa stregua dei  nazisti che accusavano gli ebrei, prima di rinchiuderli nei lager, "di traffico di valuta", per quei pochi spiccioli nascosti in fretta e in furia nelle povere valigie legate con lo spago, poi ritrovate ammonticchiate nei bui magazzini dei campi di sterminio.
Vergogna.  Razzismo e antisemitismo, inevitabili e ripugnanti compagni di merende della xenofobia, sono totalmente e giustamente fuori del discorso pubblico liberale. Il 1945 non è un anno preso a caso,
Insomma, non  siamo davanti  a  un  problema di  provocazioni intellettuali o di  bizzarre  esternazioni dalla cattedra o meno, come sostengono i pelosi  difensori di Gervasoni. Certe cose, ripeto, non si dicono in nessuna sede. Anche perché i professori non staccano mai.  Sono sempre in cattedra anche quando sono in fila al supermercato. O più modernamente dinanzi alla tastiera.
Che certe  banalità pericolose le dica  il  ruspante  giornalaio sotto casa  ha un suo triste perché.  Ma se  a raccontarle è  un professore,  significa che tutti i libri che egli  ha letto non sono serviti a nulla. Né al professore, per l'appunto,  né a chi ascolta,  che, a sua volta,  si sente in diritto di ripeterle a pappagallo, perché le ha sentite dire da un  "professorone dell'Università".
Si chiama cattivo esempio. Ed è imperdonabile. 

Carlo Gambescia      


(1) Qui il  notevole curriculum:  http://docenti.luiss.it/gervasoni/