domenica 22 settembre 2019

Liberalismo e tolleranza
Il relativismo e i suoi nemici



La principale accusa  che viene mossa al liberalismo, e  non da oggi,  è quella  di non rispettare la libertà politica degli antiliberali.  Ma chi sono gli antiliberali?
Nell’Ottocento furono considerati  tali  i democratici, repubblicani o meno,  larghissima parte dei cattolici,  i socialisti,  gli anarchici, i comunisti.  Insomma,  tutti coloro che evocavano  la democrazia maggioritaria (repubblicani e democratici), il socialismo di vario genere (socialisti, anarchici, comunisti),  la società autoritaria e/o paternalistica  premoderna (cristiani e cattolici).

Nel Novecento, dopo l’inclusione in quella che oggi viene definita società liberal-democratica (*) di repubblicani, democratici,  socialisti e cattolici,  le vesti dell’antiliberalismo sono state indossate  dai  totalitarismi  marxisti, fascisti, nazisti e  dai  fondamentalismi religiosi, nonché da  quei movimenti politici, per fortuna minori, che mescolano insieme  queste perniciose ideologie.
Di regola, regimi e movimenti totalitari criticavano e  criticano l’atteggiamento liberale di chiusura  verso di essi, rimproverando al liberalismo l’assunzione di un atteggiamento intollerante, quindi contrario - o comunque in contraddizione -   ai suoi principi di libertà di pensiero e tolleranza. Si tratta di una scelta  chiaramente strumentale, da parte di chi sopprimerebbe seduta stante qualsiasi forma di libertà.   
Va detto che oggi,  in linea di principio e di fatto,   le liberal-democrazie  sono fin troppo tolleranti  verso i portatori di una visione antiliberale e  potenzialmente totalitaria.   In Italia a un estremista e razzista  come Matteo Salvini è permesso di sedere in Parlamento e governare.  In Polonia è al governo un partito notoriamente antisemita, come del resto in Ungheria. Anche l'Austria non è da meno.  Negli Stati Uniti, addirittura,  le ultime elezioni hanno premiato un  presidente razzista. E come  noto antisemitismo e razzismo sono due componenti fondamentali  del totalitarismo politico.

Pertanto, ripetiamo,  le liberal-democrazie, contrariamente  a quel che si pensa e si scrive, sono fin troppo tolleranti verso questi movimenti. Addirittura, una parte della liberal-democrazia, in particolare modo quella con radici di sinistra, democratiche e sociali, confida, o meglio aspira,  come  già accaduto con socialisti e cattolici,  di poter ricondurre, con il dialogo e la socializzazione, fascisti, nazisti, marxisti e fondamentalisti nell’alveo della liberal-democrazia.
Probabilmente la conversione politica potrebbe riuscire con  populisti e verdi (entrambi tuttavia portatori di una visione roussoviana dell'ambiente e della democrazia). Insomma, con quei movimenti, che pur incarnando idee  ultrademocratiche, possano a poco a poco accettare la logica delle riforme,come accadde con  repubblicani e socialisti nell’Ottocento e con i cattolici del Novecento. Ovviamente, ripetiamo,  va tenuta presente la componente giacobina del populismo, che  lo  avvicina ai movimenti totalitari e fondamentalisti.
Stando così le cose,  dovrebbe risultare chiaro che 1) le liberal-democrazie sono fino troppo tolleranti, e 2) che molti movimenti antiliberali prosperano proprio grazie a questa tolleranza che permette loro di  propagandare idee intolleranti.

Il  vero  punto ideologico della questione è rappresentato dalla questione del relativismo.
Le liberal-democrazie, in quanto tolleranti, si reggono sul principio "politico"  della  relatività di tutte le credenze e opinioni. Per contro, i movimenti totalitari e fondamentalisti, proprio perché tali, respingono il relativismo politico, rimproverando alla  liberal-democrazia di voler imporre il diritto di credere di non credere. Per il fondamentalista, politico e/o religioso, questo diritto non esiste.
Come si può capire siamo giunti  alla radice del problema. Tra relativismo e fondamentalismo non c’è ponte.  Di qui la necessità, se la società liberal-democratica vuole  continuare a vivere,  di difendersi, e riteniamo giustamente,   dai nemici del relativismo.  Tuttavia  il relativismo,  proprio perché tale, e anche saggiamente per certi versi,  tende a includere, sottovalutando il pericolo.  
Un atteggiamento, che spesso viene scambiato per debolezza. E in effetti  può esserlo. Ma  questa è un’altra storia. 
Carlo Gambescia

(*) Quale fusione, semplificando,  di liberalismo minoritario e democrazia maggioritaria.