lunedì 16 settembre 2019

Anche quest’anno  torna la kermesse di Fratelli d’Italia
Camerata Atreju presente!


Nell’anno di grazia 2019  a che servono  feste di partito come Atreju? Quattro chiacchiere sui giornali, alcune dichiarazioni infuocate per gli imbecilli con il braccio teso, altre  in cifrato per i possibili alleati,  qualche ospite per la foto finale  sul palco.   
Questi fascistelli  farebbero (occhio al condizionale)  quasi  tenerezza.  Fascismo in doppio petto, senza Almirante e Fini.  Si legga  “Il Secolo d'Italia”, giornale fiancheggiatore,  dove a proposito dello "spazio" Atreju   si torna  parlare come  cinquant’anni fa  di "radici",  della “nostra gente”, della ricomposizione della  “diaspora interna” (*).  "Sì, sì", come si usa dire nell'ambiente,  "da camerata a camerata, fregatura assicurata"...

Del resto la kermesse si celebra nello spazio francobollo dell’Isola Tiberina, patrocinata da  Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia,  così appassionata di cultura da rilevare, per poi lasciarla affondare, la rivista “Area” creata da Gianni Alemanno: personaggio mai passato alla storia missina e postmissina,  proprio per il suo lodevole tentativo di unire idee e politica, senza stravolgere le une e distruggere l’altra. Alemanno, genero di Pino Rauti e  amico di Giano Accame, leggeva. Altri tempi...    

A proposito di ospiti,  quest'anno  sarà  il turno  delle "categorie produttive": industriali,  imprenditori, commercianti, eccetera. Destra anti-tasse, insomma.  Non in chiave liberale ma chiassosamente populista e con radici fasciste.  Nel senso che la politica economica di Fratelli d’Italia è quella di abbassare i tributi e aumentare pensioni e servizi sociali. La quadratura del cerchio. Sotto  questo aspetto, la Meloni la pensa come Salvini. Due analfabeti economici.

Che si diranno  la Meloni e il dottor  Boccia?  Parleranno  di   mance fiscali . Le elemosine  che certo   capitalismo italiano, tutt'altro che liberale, ha sempre accettato dal potere. Per  gli industriali  parassiti del regime fascista le sanzioni e l’autarchia furono una manna. La storia si ripete. Questa  volta al posto delle 52 nazioni coalizzate contro l’Italia c’è l’Ue.  Con la Meloni che "mussolineggia".
Dicevamo che Atreju  potrebbe fare  tenerezza.  Alla fin fine sono quattro gatti che ancora reputano Benito Mussolini il più grande statista del XX secolo. Continuano a  ripetere  le stesse parole d’ordine del Movimento Sociale e del Fascismo. Con un tratto di modernità:  hanno arruolato il camerata Atreju,  che come si legge sul sito  delle festa, strizzando l’occhio  al politicamente corretto,    

“ è il protagonista del romanzo “La storia infinita” di Michael Ende. Appartiene al popolo dei pelleverde, vive in una tenda, ha carnagione olivastra, occhi scuri che vedono fino all’orizzonte. Il suo nome, nella lingua della sua gente, significa “Figlio di Tutti” e allude al fatto che Atreju è orfano ed è stato allevato dall’intera tribù”  (**).


Si noti,  “carnagione olivastra” , “occhi scuri”,  “vive in una tenda”: un “orfano”  però  “allevato dall’intera  tribù”. Insomma,  Atreju  potrebbe essere un immigrato. Peccato  che finita la festa, spente le luci e smontate le bancarelle,  alla Meloni,  degli orfani, quelli veri,  sui barconi, per usare il suo colorito linguaggio, “non je ne possa frega’ de meno”.   
No, il camerata Atreju   non  può  fare tenerezza.  Fa  paura.


 Carlo Gambescia