giovedì 14 febbraio 2019

A proposito di San Valentino
La forma dell’acqua



Innanzitutto,  auguri a tutti gli innamorati. Se gli amici lettori  perdonano il consiglio, suggerisco  come dono  intelligente, e probabilmente gradito,  il famoso libro di Francesco Alberoni, Innamoramento e amore. Dove si spiega la differenza e contraddizione (non sociale ma individuale), tra amore e matrimonio:   tra innamoramento, come fenomeno  circoscritto nel  tempo (anche se privo di  scadenza precisa), e matrimonio, come  istituzione, che regola giuridicamente i risvolti sociali dell’innamoramento (e che quindi va oltre, socialmente parlando, il termine delle  vite individuali). Gli individui passano, le forme istituzionali restano.  Di qui discendono i  contrasti -  che quindi   non riguardano solo i sentimenti amorosi -    tra individuo e società, tra ciò che  fugace e ciò che è stabile.   

Francesco Alberoni  prima di scrivere Innamoramento e amore, lavorò duramente per lunghi anni, producendo libri e saggi ancora oggi utilissimi, sul rapporto tra movimento e istituzione. Detto altrimenti:  tra i fenomeni sociali, l’acqua che fluisce liberamente e ininterrottamente, e le istituzioni sociali,  come tentativo di dare forma istituzionale all’acqua (per rubare il titolo al Montalbano di Camilleri). Una forma sociale,  che di volta in volta, non può che essere quella dei suoi contenitori.  Dunque, una forma  sempre diversa e temporanea. E in fondo fragile, come un bel calice di cristallo.
Per inciso, il rapporto tra  movimento e istituzione è una precisa regolarità  metapolitica, che rimanda al rapporto tra potere costituente e potere costituito. Di regola, il primo si trasforma nel secondo e così via, seguendo modalità talvolta, per così dire assai brusche e imprevedibili.
Dal punto di vista, della teoria dell’amore come forma dell’acqua che cosa rappresenta San Valentino?  Un tentativo di dare forma alla liquidità dell'  amore, che è lì da sempre (con buona di pace di Bauman), come attesta il folclore popolare di tutti i tempi e di tutti i paesi. E in che modo? Attraverso la fondazione-rifondazione di  una micro-istituzione, ovviamente secondo una ritualità moderna:  un invito a cena, una smart box, un bouquet  di fiori,  eccetera, eccetera.  Il punto è che bisogna crederci in due.  E non sempre è così…  Dai fiori al matrimonio, dal micro al macro.  Semplificando, la sclerosi sociale è sempre in agguato: le istituzioni, per vivere, hanno bisogno di credenze, le credenze rinviano agli esseri umani, e se gli essere umani non credono, non c’è più istituzione che tenga…  Ripetiamo, dai fiori al matrimonio.

Un altro grande sociologo, Pitirim A. Sorokin (un russo naturalizzato americano) si propose addirittura di  studiare l’amore come forma di trasformazione sociale, per finirla con le guerre, di ogni genere, persino all’interno delle famiglie.   Si veda, tra l’altro tradotto in italiano, The Ways and Power of Love.  Types, Factors, and Techniques of Moral Transformation.  Un grosso manuale alla cui base però, resta un errore di fondo:  quello di non distinguere, tra innamoramento e amore. Tra l’acqua e la sua forma. Sorokin, si illuse di poter svuotare con la mano l’acqua del mare e di travasarla, nella sua interezza, in calici, otri e giare di natura sociale.               
Detto altrimenti,  il nesso tra  innamoramento e amore, come quello tra movimento e istituzione, risente della ciclicità dei fenomeni sociali, ciclicità  che rinvia  a una  fila  di curve a campana, di tipo collettivo e individuale, dunque con tempi di durata differenti. Che possono intersecarsi, oppure no.
Sicché, di base,  la discrasia tra vite individuali (più brevi) e vita delle istituzioni sociale (più lunga), consente che un innamoramento, trasformatosi in amore, possa durare addirittura  tutta la vita, ma anche pochi anni, mesi, giorni: l’acqua dell’innamoramento, per alcuni individui fortunati, può assumere la forma di un matrimonio o relazione lunga e felice, addirittura "eterna" nel senso della durata di una  vita individuale.  Per altri no.
Come riteneva  Machiavelli, la fortuna governa per un cinquanta per cento le vicende umane. Per l’altra metà sta a noi darci da fare.  Certo,  si deve  incontrare la persona  giusta.  E qui si tratta di fortuna.  Ma anche riconoscerla  e impegnarsi. Insomma,  la fortuna da sola  non basta. Talvolta l'amore passa, per un attimo ci  stringe la mano,  sfiora la nostra fronte con un bacio.  Sta a noi intuire. E ricambiare.  Magari per sempre. Le vie del sociale sono infinite.
Di nuovo buon San Valentino a tutti.
Carlo Gambescia