domenica 10 febbraio 2019

Oggi sulla "Verità"
Marcello Veneziani e il concordato fantasy  di Mussolini  con  gli ebrei italiani

Alla destra neofascista piace la letteratura fantasy. E Marcello Veneziani fa del suo meglio per accontentarla. E' così bravo che  rischia addirittura  di oscurare la fama di Tolkien. Un esempio?    
Oggi sulla  “Verità”, Veneziani  si inventa un concordato del 1930  tra  Fascismo e  Comunità ebraica italiana. Come per dire:   “Vedete,  Mussolini e il fascismo non furono antisemiti, perché mettevano sullo stesso piano ebrei e cattolici”.  Capito?  Purissimo fascismo immaginario...  
Il punto è che Veneziani si appoggia, adulterandolo però, al testo di Renzo De  Felice (Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo). Ad esempio, non riferisce che il fascismo si guardò bene dall’introdurre, non solo  nella nuova “Legge delle Comunità” (altro che Concordato…), ma nella successiva riforma del Codice Civile, l’estensione alla religione ebraica del articolo 402, che puniva penalmente le offese alla religione cattolica.
Il che ovviamente, per denigrare lo stato liberale - antico vizio fascista -  che non aveva favorito, e giustamente, concordati di alcun  genere con la Chiesa cattolica, come  con  altre istituzioni religiose.  E  non per indolenza panciafichista,  per usare  un termine caro all’antiliberalismo fascista, come lascia intendere Veneziani,   ma per rispetto verso quei principi di laicità e libertà individuali,  ignorati  e conculcati dal fascismo.
Chiunque voglia sincerarsi della fervida fantasia storica  di Veneziani,  può andare  leggersi  il paragrafo che De Felice dedica alla questione: pagine  101-114 (edizione 1993).
Un'ultima cosetta.  Veneziani ricicla,  certo cambiando qui e là,  un nuovo cappello (il concordato da dimenticato diventa negato), eccetera, eccetera,  un Cucù uscito sul  “Giornale”  di quattro anni fa, dove più o meno adombrava  le stesse fantasie  storiche (*). In veste  ridotta e in occasione della Giornata della Memoria.  Ora invece tocca alla ricorrenza dei Patti Lateranensi. Altro giro, altra corsa...  
Il che oltre ad essere segno di senilità,  risulta offensivo verso i suoi lettori.  Sempre  che  se ne accorgano.
 

Carlo Gambescia