venerdì 8 settembre 2017


  Per la serie (manzoniana),  "Servo Encomio & Codardo Oltraggio"
   Un calcione a Berlusconi non si rifiuta mai... 



In questi giorni sto lavorando alla  cura di  un volume,  per ora top secret,  e  nel leggere  varie cose, mi sono ritrovato tra le mani, il catalogo, uscito nel 2013,  della mostra romana dedicata a Machiavelli. Per essere precisi: “Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo. 1513-2013” (Roma, Complesso del Vittoriamo, Salone centrale, 25 aprile-16 giugno).  
Un sontuoso tomo di circa cinquecento  pagine, edito da  Treccani, curato, come la mostra, da Alessandro Campi, che gode  dell’ Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana (tutto con la maiuscola),  nonché  di partnership economiche e scientifiche apicali (per dirla in burocratese): dall’Eni a Gennaro Sasso, studioso del  Machiavelli  di  spessore internazionale.
Pertanto,  siamo dinanzi a  una lettura interessante e assai  godibile nella parte illustrativa. Senonché, come abitudine italiana  - Machiavelli ne sapeva qualcosa -  tra  tanti dottissimi saggi,  nella sezione “Il Principe oggi",   ne spicca uno (si fa per dire) di un giornalista politico di “Repubblica”,  Filippo Ceccarelli, Mussolini, Craxi, Berlusconi. Il Principe e lo specchio del potere.  Dove si regolano i conti,  come si evince dal titolo,  con tre illustri morti: due veri, uno non ancora, ma malconcio,  mai piaciuti alla cultura di sinistra,  quella, per la cronaca,   che dice di sapere cosa sia esattamente bene per ogni singolo italiano.  
Mussolini, Craxi e Berlusconi, come è noto, hanno scritto direttamente o indirettamente sul  Principe di Machiavelli. Il Duce  si doveva laureare (ad honorem), sul Segretario, brindando all’uso della forza in politica, ma  non se ne fece nulla  e finì appeso come un qualsiasi principotto nemico di Cesare Borgia, detto il Valentino.  Craxi invece sognava di  polverizzare  il Pci berlingueriano, presentandosi come Nuovo Principe, e invece nel 1992 fu il Pci, via giudici, a ridurlo in polvere, anche fisicamente, neppure di stelle. E non in quel di "Sinigaglia" ma di Hammamet.  Berlusconi,  molto più semplicemente, si accostò a Machiavelli,  per  darsi una ripulita intellettuale, come  il  borghese di Molière,  prima di scendere in campo. E mal gliene incolse. Avrebbe dovuto ascoltare i consigli dell'altro Segretario, non della Repubblica Fiorentina, ma di quella domiciliata in Via del Corso, come Direzione del PSC: Partito Socialista Craxiano.
Dei tre, l’unico ancora vivo, sebbene politicamente malconcio,  resta il Cavaliere, anzi restava, perché il Catalogo uscì nel 2013, anno di elezioni, si votò in febbraio, e Berlusconi andava tenuto a cuccia. Di qui, evidentemente, l’idea di continuare  a  smerdarlo (pardon),  magari  "accademicamente", per aiutare la baracca anti-decisionista (non che Berlusconi, poi, decidesse più di tanto...). E così accreditarsi verso chi si apprestava a vincere: il Pd.  Poi le cose andarono diversamente. Ma questa è un'altra storia...  
I professori però,  si sa,   sono perfidi, perché demandano il lavoro sporco agli assistenti, ai   ragazzetti di bottega... Ecco le conclusioni di Ceccarelli sul “capintesta” Berlusconi, così viene bollato il Cavaliere, in perfetta  linea con  l'aurea  vulgata  di Saviano.      

«E seppure è vano tirare bilanci sull’attualità e tanto più  in questa sede, è anche vero che tra gloria e successi, sconfitte e processi, fallimenti e scandali di ogni variopinto genere, la vicenda berlusconiana sembra essersi accesa e consumata proprio intorno alla fama e all’altrui considerazione, per non dire intorno all’attenta, ma anche alla mancata, cura dell’immagine dell’imprenditore, del leader, del presidente, oltre che dell’uomo. Ma al giorno d’oggi è come se il potere se ne andasse a picco o in fumo o alla malora in un clima perturbante di ridanciana euforia, come dinanzi a un cataclisma lungamente annunciato da cafoni, buffoni, luminarie, coriandoli e cenere.» (p. 330)

Puro stile “Repubblica”, di Scalfari e successori,  con l’Alto Patrocinio, della “Repubblica”, quella vera, di Napolitano. Che all'epoca contava.   Una vera nota stonata, politicamente stonata, per così  dire,  tra “orchestrali” di  altissimo livello.   Inoltre -  quando si dice il caso… -   per leggere il  saggio di Ceccarelli  non è necessario comprare il Catalogo,  basta   andare sul sito Treccani dedicato a “Machiavelli e il suo tempo”, dove lo si trova, solo soletto, o quasi, come prolungamento Internet della mostra e  dell’antiberlusconismo, gratis e di massa, o quasi,  via Scalfari  (*). Con due clic si adotta un antiberlusconiano.  
Insomma,  un calcio  al Cavaliere,   non si rifiuta mai.    Soprattutto,  se aiuta a farsi accettare nei salotti buoni delle due “Repubbliche”.  Non è vero Alessandro Campi?

Carlo Gambescia