Per la serie (manzoniana),
"Servo Encomio & Codardo Oltraggio"
In questi giorni sto
lavorando alla cura di un volume, per ora top secret, e nel
leggere varie cose, mi sono ritrovato tra le mani, il catalogo, uscito nel 2013, della mostra romana dedicata a Machiavelli. Per essere precisi: “Il Principe di Niccolò Machiavelli e il suo tempo.
1513-2013”
(Roma, Complesso del Vittoriamo, Salone centrale, 25 aprile-16 giugno).
Un sontuoso
tomo di circa cinquecento pagine, edito da Treccani,
curato, come la mostra, da Alessandro Campi, che gode dell’ Alto Patronato del Presidente della
Repubblica Italiana (tutto con la maiuscola), nonché di partnership
economiche e scientifiche apicali (per dirla in burocratese): dall’Eni a Gennaro
Sasso, studioso
del Machiavelli di spessore
internazionale.
Pertanto, siamo dinanzi a una lettura interessante
e assai godibile nella parte illustrativa. Senonché, come abitudine
italiana - Machiavelli ne sapeva
qualcosa - tra tanti dottissimi saggi, nella sezione “Il Principe oggi", ne spicca uno (si fa per dire) di un giornalista politico di
“Repubblica”, Filippo Ceccarelli, Mussolini, Craxi, Berlusconi. Il Principe e
lo specchio del potere. Dove si regolano i conti, come si evince dal titolo,
con tre illustri morti: due veri, uno non ancora, ma malconcio, mai piaciuti alla cultura di sinistra, quella, per la cronaca, che dice di sapere cosa sia esattamente bene per ogni singolo italiano.
Mussolini, Craxi e Berlusconi,
come è noto, hanno scritto direttamente o indirettamente sul Principe di Machiavelli. Il Duce si doveva
laureare (ad honorem), sul Segretario, brindando all’uso della forza in politica, ma non se ne fece nulla e finì appeso come un qualsiasi principotto
nemico di Cesare Borgia, detto il Valentino. Craxi invece sognava di polverizzare il Pci berlingueriano, presentandosi come Nuovo Principe, e invece
nel 1992 fu il Pci, via giudici, a ridurlo in polvere, anche fisicamente, neppure di stelle. E non in quel di "Sinigaglia" ma di Hammamet. Berlusconi, molto più semplicemente, si accostò a Machiavelli, per
darsi una ripulita intellettuale, come
il borghese di Molière, prima di scendere in campo. E mal gliene incolse. Avrebbe dovuto ascoltare i consigli dell'altro Segretario, non della Repubblica Fiorentina, ma di quella domiciliata in Via del Corso, come Direzione del PSC: Partito Socialista Craxiano.
Dei tre, l’unico ancora
vivo, sebbene politicamente malconcio, resta il Cavaliere, anzi restava, perché il Catalogo uscì nel 2013, anno di elezioni, si votò in febbraio, e Berlusconi andava tenuto a cuccia. Di qui, evidentemente, l’idea
di continuare a smerdarlo (pardon), magari "accademicamente", per aiutare la baracca anti-decisionista (non che Berlusconi, poi, decidesse più di tanto...). E così accreditarsi verso chi si apprestava a vincere: il Pd. Poi le cose andarono diversamente. Ma questa è un'altra storia...
I professori però, si sa, sono perfidi, perché demandano il lavoro sporco agli assistenti, ai ragazzetti di bottega... Ecco le conclusioni di Ceccarelli sul
“capintesta” Berlusconi, così viene bollato il Cavaliere, in perfetta linea con l'aurea vulgata di Saviano.
«E seppure è vano tirare bilanci
sull’attualità e tanto più in questa
sede, è anche vero che tra gloria e successi, sconfitte e processi, fallimenti
e scandali di ogni variopinto genere, la vicenda berlusconiana sembra essersi
accesa e consumata proprio intorno alla fama e all’altrui considerazione, per
non dire intorno all’attenta, ma anche alla mancata, cura dell’immagine
dell’imprenditore, del leader, del presidente, oltre che dell’uomo. Ma al
giorno d’oggi è come se il potere se ne andasse a picco o in fumo o alla malora
in un clima perturbante di ridanciana euforia, come dinanzi a un cataclisma
lungamente annunciato da cafoni, buffoni, luminarie, coriandoli e cenere.» (p.
330)
Puro stile
“Repubblica”, di Scalfari e successori, con l’Alto Patrocinio, della “Repubblica”,
quella vera, di Napolitano. Che all'epoca contava. Una vera
nota stonata, politicamente stonata, per così
dire, tra “orchestrali” di altissimo livello. Inoltre - quando si dice il caso… - per leggere il saggio di Ceccarelli non è necessario comprare il Catalogo, basta andare sul sito Treccani dedicato a “Machiavelli e il suo
tempo”, dove lo si trova, solo soletto, o quasi, come prolungamento Internet della mostra e dell’antiberlusconismo, gratis e di massa, o quasi, via Scalfari (*). Con due clic si adotta un antiberlusconiano.
Insomma, un calcio
al Cavaliere, non si rifiuta mai. Soprattutto, se aiuta a farsi accettare nei salotti buoni delle due
“Repubbliche”. Non è vero Alessandro
Campi?
Carlo Gambescia