Referendum catalano
España invertebrada?
Referendum
catalano, tre notizie significative.
La prima.
Con le migliaia di
agenti inviati in rinforzo in Catalogna negli ultimi giorni sono ora oltre
10mila gli uomini della Guardia Civil e della Policia Nacional nella regione
'ribelle' con il compito domenica di impedire lo svolgimento del referendum di
indipendenza, ha indicato oggi il 'ministro' degli interni catalano Joaquim
Forn.
La seconda.
In una lettera ai colleghi delle 27 capitali Ue il sindaco
di Barcellona Ada Colau ha chiesto oggi una mediazione della Commissione
Europea nella crisi catalana. Colau, eletta con Podemos, sottolinea che
il conflitto catalano non è una questione interna spagnola e deve essere
affrontato nella sua dimensione europea.
La terza
Parlamento basco ha espresso oggi
"appoggio e rispetto" al referendum di indipendenza catalano previsto
domenica e dichiarato "illegale" da Madrid. In un documento approvato
con i voti del partito nazionalista moderato Pnv del premier Inigo Urkullu e
degli indipendentisti di Bildu, il parlamento basco si oppone a qualsiasi
misura repressiva dello Stato spagnolo per impedire lo svolgimento del voto il
primo ottobre.
(Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2017/09/28/catalogna-rajoy-non-va-a-vertice-tallin_65890ad9-e8ec-4ccd-87fe-dbf40fb62501.html )
Qual è il legame sociologico? Sintetizziamolo in tre punti.
1) Che il conflitto politico, implica sempre l’appello a una
autorità istituzionalmente superiore, in questo caso l’Ue; 2) che implica la nascita di alleanze, sulla
base del meccanismo “il nemico del mio nemico è mio amico”, in questo caso i separatisti baschi;
3) che l’uso della forza, inevitabilmente, rappresenta sempre la soluzione in
ultima istanza, in questo caso l’invio dei poliziotti spagnoli per impedire il
referendum.
Pertanto, l’esito del conflitto spagnolo, dipende
da fattori interni ed
esterni, non tutti controllabili, perché ad esempio l’uso indiscriminato della
forza potrebbe far cambiare idea all’Ue e provocare prese di posizione ancora
più decise da parte dei baschi e del separatismo in genere. E non solo in
Spagna.
Si dice che il diritto di secessione dei popoli sia sacro. Il che, se si riflette bene, sul piano
dei principi, non è che un prolungamento ideologico - e argomentativo -
dello stato-nazione (un territorio, una lingua, una sovranità),
in nome del quale la Spagna vuole vietare il referendum. In realtà, il diritto dei popoli, nelle sue varie vesti politiche ( specialmente in quella secessionista che lo rappresenta a livello di potere costituente vs potere costituito) è un fenomeno sociale a doppio taglio. Che ricorda, sul piano
formale (dei processi formali, astratti dai contenuti), quello della
moda, nel senso che si vuole, collettivamente, essere uguali e
diversi al tempo stesso:
uguali tra catalani, indossando, per così dire una certa maglietta, e diversi dagli spagnoli, che ne indossano un'altra, di
moda per Madrid. E così via, secondo un microfisica del
potere, dall’alto verso il basso, che regola le “mode politiche”, dalla genesi sociale alla istituzionalizzazione. Ad esempio come si comporterebbero le "istituzioni" catalane, una volta stabilitesi, con minoranze
interne, allo stato nascente, che si “abbigliassero” in altro modo? Va da sé che invierebbero la polizia
catalana. Per contro le stesse minoranze, invocherebbero l’alleato
europeo e spagnolo contro
il "centralismo" catalano. E così via.
Questa è la sostanza sociologica (e metapolitica) del processo conflittuale in
atto. Certo, esistono le
Carte costituzionali, frutto di buon senso e prudenza politica. Carte che dovrebbero impedire tutto
questo. In fondo, la Spagna , post-franchista, gode di un sistema di autonomie, anche
a livello locale, perfino comunale
e provinciale, molto
liberale. Eppure, sembra
non bastare.
L’antica malattia spagnola, diagnosticata da Ortega y Gasset, di una España invertebrada , votata all’autodissoluzione,
vittima dei suoi regionalismi e separatismi, sembra riaffacciarsi.
Si dirà: non è
una malattia, Ortega era un liberale conservatore, che non capiva l’ansia di libertà dei vari popoli
insediatisi nella penisola iberica. Probabile, ma la cura, al
punto in cui si è giunti, qualunque "terapia" si scelga,
rischia di essere dolorosa, molto dolorosa. Per tutti.
Carlo Gambescia