Chikungunya, ed è subito emergenza Democrazia da panico giudiziario
Leggevamo, proprio ieri un ottimo articolo di Jorge Sánchez de
Castro (*), dove si evidenzia come la liberal-democrazia, nella
fattispecie quella spagnola, ma il fenomeno è anche italiano, sia ormai nelle mani dei giudici. Semplificando:
il Terzo Potere avrebbe sostituito, andando oltre il dettato costituzionale, i Poteri Esecutivo e Legislativo, nel weberiano monopolio legale dell'uso della forza: Rajoy, per
intervenire, o comunque per favorire qualcosa che gli somigli, in
Catalogna, dove è in atto un gravissimo
processo di secessione, sta attendendo una
decisione della Corte Costituzionale sulla natura illegale del referendum
indipendentista, indetto dalle autorità catalane. Come se si trattasse di un conflitto sulle autorizzazioni per le licenze di caccia...
Per andare dove? Non si sa. Dal momento che, una volta emessa la sentenza, l’intervento dell’Esecutivo sarà inevitabilmente condizionato da altre decisioni giudiziarie in senso contrario, prese da altre corti, gerarchicamente inferiori, sui singoli provvedimenti relativi all' eventuale uso della forza, anche se autorizzato dal Potere Esecutivo con il placet del Legislativo. Di qui, altri ricorsi, eccetera, eccetera. Non è facile mettere d'accordo i giudici. Ci sarà sempre un magistrato, che per varie ragioni, si opporrà. Il che, in una situazione di equilibrio tra i poteri, garantisce tutti i cittadini, politici e non. Ma non è questo il caso.
Si potrebbe tranquillamente dire che la Spagna è una democrazia
sospesa. Dove, una classe politica nazionale, in preda al panico, non sa cosa fare, dal momento,
che teme di finire, per una decisione
avventata, nelle maglie di
una giustizia onnipotente. Di qui, l’ironico
titolo dell’articolo di Jorge
Sánchez de Castro: “Jueces
contra el Pánico”.
E in Italia? Più o meno è la stessa cosa. Inutile qui ricordare i
governi caduti per “sfiducia giudiziaria”. Si pensi, invece, alla decisione di ieri dell’Istituto Superiore di Sanità, prolungamento
scientifico del Ministero della Sanità, quindi un organo, anche se non in senso formale, dell’Esecutivo
(politico). Che cosa si è deciso? Di introdurre, d'emblée, su due piedi, per la città di Roma, il blocco parziale delle donazioni di sangue. Risultato? Si è subito innescato un infernale meccanismo
mediatico dell’emergenza, per una presunta malattia infettiva, trasmessa dalla
zanzara tigre... E per quale ragione? Perché, come in Spagna, gli uomini politici - o comunque "l'aiutantato" politico - temono l’intervento “giustiziere” della magistratura: di un Terzo Potere, ormai debordante. E quindi "precorrono" i tempi...
Del resto, il fenomeno è diffuso anche a livello micro politico.
Durante l’estate, la
Regione Lazio , temendo
un’inchiesta della magistratura per danno ambientale, non ha minacciato di chiudere i rubinetti del
Lago di Bracciano che alimentano in forma minima il
sistema idrico romano? Dando
vita a una inutile situazione di panico sociale, andata a
sommarsi al panico
politico, che ne era
all’origine?
Certo, la situazione spagnola è più grave, c’è una secessione di
mezzo. Ma il meccanismo è
identico. I politici temono i giudici, quindi
non decidono. E quando e se decidono, decidono in preda al panico da
indecisione, solo per evitare di essere
indagati e finire nel tritacarne del populismo mediatico che funziona a colpi di intercettazioni in prima pagina e conferenze stampa delle Procure.
Si chiama democrazia da panico giudiziario. E non porterà nulla di
buono.
Carlo Gambescia
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