Riflessioni/Per andare oltre la legge Fiano
Perché si rimpiange il fascismo?
Della
Legge Fiano, ieri approvata alla camera, ci siamo già occupati(*). Oggi invece vorremo affrontare
un altro aspetto delle propaganda nazista e fascista, che questa misura vuole
severamente punire. L’interrogativo che proponiamo ai lettori è il seguente:
perché, ancora oggi, si rimpiangono Hitler e Mussolini?
Le
risposte potrebbero essere le più differenti. Per alcuni, semplicemente, perché
avevano ragione, punto e basta, su tutto: dall’antisemitismo all’anticapitalismo,
dall’antiliberalismo al nazionalismo esasperato. Per altri, perché Italia e Germania, sotto il
Duce e il Fuhrer erano paesi ordinati e
potenti. Per altri ancora, perché
fascismo e nazismo rappresentavano una
visione della vita eroica, ma in fondo più semplice. Per
altri ancora, perché la Germania nazista e l’Italia fascista lottavano
contro la decadenza morale e dei costumi dell’intero Occidente.
In
buona sostanza, coloro che rimpiangono fascismo e nazismo, rimuovono l’ultima
parte dell’evoluzione politica dei due regimi, parliamo della guerra
disastrosa, che ovviamente addebitano ai
perfidi nemici. E ne valorizzano le
conquiste sociali, per molti storici presunte, glissando sull’assoluta mancanza di libertà.
In
sintesi però, chi rimpiange il fascismo mostra di privilegiare la sicurezza alla libertà. Che me ne faccio del diritto di voto, se non ho nulla
sulla tavola? Che me ne faccio della
libertà di pensiero, se un rapinatore mi
aspetta nascosto dietro’angolo della strada? Sono queste le
tipiche risposte, a livello di nazi-fascismo comune, non di tipo “intellettuale”, dei nostalgici di Hitler e Mussolini.
Cosa dire? Che l’appello
alla sicurezza, in una società che ha fatto del welfare il suo feticcio "può funzionare": ha il suo fascino, soprattutto in
tempi di crisi. Naturalmente, la nostra situazione economica e sociale, anche
in termini evolutivi, non è quella degli anni Trenta del Novecento, né la società di oggi è “militarizzata”, come allora, però quanto più si diffonde il mito dell’insicurezza tanto
più il richiamo di forze eversive che promettono ordine e protezione, può accrescere la sua attrazione.
Probabilmente, l’errore delle democrazie liberali consiste nell’aver puntato tutto sulla welfarizzazione e poco sulla mercatizzazione della società, privilegiando la cultura della sicurezza a quella del rischio. Per così dire, si è fatto troppo socialismo preventivo. Infatti, contrariamente a quel che si sostiene, le nostre, a partire dall’Italia, non sono società di mercato, ma società miste, dove spesso la componente di welfare è molto superiore a quella di mercato. Di qui, la diffusione, a danno di una cultura del rischio, della cultura della sicurezza, condivisa - quando si dice il caso - da tutti i nemici della società aperta (da destra a sinistra): una sicurezza sociale, ad alta intensità, difficile però da sostenere fiscalmente ed economicamente. Il che però spiega il gioco al ribasso - a parole - di quelle forze eversive che promettono tutto a tutti. E che per giunta pretendono di perseguire l'obiettivo, tirando il collo alla gallina dalle uova d'oro: il capitalismo. Una follia.
Probabilmente, l’errore delle democrazie liberali consiste nell’aver puntato tutto sulla welfarizzazione e poco sulla mercatizzazione della società, privilegiando la cultura della sicurezza a quella del rischio. Per così dire, si è fatto troppo socialismo preventivo. Infatti, contrariamente a quel che si sostiene, le nostre, a partire dall’Italia, non sono società di mercato, ma società miste, dove spesso la componente di welfare è molto superiore a quella di mercato. Di qui, la diffusione, a danno di una cultura del rischio, della cultura della sicurezza, condivisa - quando si dice il caso - da tutti i nemici della società aperta (da destra a sinistra): una sicurezza sociale, ad alta intensità, difficile però da sostenere fiscalmente ed economicamente. Il che però spiega il gioco al ribasso - a parole - di quelle forze eversive che promettono tutto a tutti. E che per giunta pretendono di perseguire l'obiettivo, tirando il collo alla gallina dalle uova d'oro: il capitalismo. Una follia.
Naturalmente,
la cultura del rischio ha le sue controindicazioni. Tuttavia, resta parte integrante di una società libera. Non se ne può fare a meno. E pur con i suoi costi sociali, alti all'inizio, ha accresciuto,
come provano le cifre sull’evoluzione
dell’Occidente, la libertà e il benessere di tutti. Per
contro, la cultura della sicurezza, che, storicamente parlando, discende da quella del rischio - perché giunta dopo la rivoluzione economica
moderna, per redistribuirne i frutti - ha un suo lato decisamente
oscuro, del quale, si potrebbe tranquillamente fare a meno: fascismo e nazismo vanno
oltre le semplici controindicazioni, proprio perché attentano alle libertà
di tutti. Eppure non vi si riesce... Dov' è l'ostacolo?
Si potrebbe pensare che l’uomo preferisca la sicurezza alla libertà, per la serie - diciamo così - natura contro cultura. Insomma, che il protezionismo "securitario" (semplificando), sia frutto di una precisa antropologia: un fatto naturale. E che quindi la società aperta e la cultura
del rischio siano solo una parentesi storica, culturale... Non ha vissuto forse l’uomo per millenni in
società chiuse, fin troppo prudenti, al contrario delle società aperte, moderne, amanti del rischio?
Qui si apre un' ultima questione, inquietante per chiunque ami la libertà, la tolleranza
e la forza della ragione: se fascismo e nazismo, sono natura, basterà la
cultura, quindi leggi come quella proposta dall’Onorevole Fiano, per batterli? Definitivamente?
Carlo Gambescia