Luciano Lanna celebra Pennacchi
per
celebrare se stesso…
Criticare
lo Strega vinto da Antonio Pennacchi sarebbe come sparare sulla Croce Rossa...
Lasciamo tranquillo, nelle sue terre redente, il nostro Giuseppe Rovani
dell'Agro Pontino…
Ma che dire dell’articolo celebrativo di Luciano Lanna? Anzi autocelebrativo?
Che il direttore del “Secolo d’Italia” è andato in overdose: a forza di
complimenti interessati da parte di “Repubblica e dintorni” gli è partita la
brocca. Con una variante “giornalistica”. Lui non crede di essere Napoleone o
Giulio Cesare, ma Leo Longanesi. Ecco il passo, degno di essere spedito per
telegramma nell’al di là al buon Basaglia.
Chi
scrive conosce Antonio da una decina d'anni e, da almeno cinque, premeva
continuamente perché Antonio scrivesse il romanzo per il quale, spesso diceva,
lui era «venuto al mondo». Sarà un grande romanzo, ci vincerai lo Strega, gli
dicevamo io e mio fratello per invogliarlo. E quando lo incontrai in un momento
di scoraggiamento provammo, insieme a Pablo Echaurren, a dirgli di tornare a
casa nella sua Latina e "mettersi a scrivere". E l'episodio, sia ben
chiaro, lo diciamo senza prenderci troppo sul serio, ci ha fatto ricordare la
vicenda del primo vincitore del Premio Strega. Correva l'inverno del '46, e il
geniale Leo Longanesi - da poco inventatosi anche editore - passeggiava con
Ennio Flaiano, quando si fermò e gli disse: «Mi scrive un romanzo per i primi
di marzo?». Dandogli tre mesi di tempo. A febbraio gli riscrive: «Il termine
massimo che le posso concedere è di una settimana o poco più, vale a dire Lei
dovrebbe farmelo avere qui a Milano il 12 marzo perché il 13 abbiamo il turno
preso il linotipista…». Raccontò lo stesso Flaiano: «Dopo quattro chiacchiere
mi disse: "Si metta a scrivere e non perda tempo". Me lo ordinò
addirittura, senza spiegarmi le ragioni che io non vedevo chiare...». Nel marzo
del '47 a
Longanesi viene quindi consegnato Tempo di uccidere. Lo scrittore venne come
trascinato da Longanesi nell'impresa che lo porterà a vincere il primo Premio
Strega. Quando le copie del libro sono stampate, l'editore continua a
consigliare l'insicuro romanziere: «Carissimo Flaiano, si faccia avanti col
Premio della Bellonci. Ansaldo ha letto il libro e lo trova bellissimo. Io sono
dello stesso parere. Bisogna battere Moravia…». Così il primo Strega andò a
Flaiano. E quest'ultimo a Pennacchi.
.
Capito?
Già siamo a "La sera andavamo in via della Scrofa"... Pennacchi come
Flaiano (ma su questo sorvoliamo…),Luciano Lanna come Longanesi… C’è però una
“piccola” differenza. Evidentemente nella follia di Lanna non c’è metodo.
Perché Tempo di uccidere,
romanzo antieroico, privo di fronzoli, così ben scritto al punto di poter
essere letto anche al contrario, non era certamente un libro fascista o
criptofascista. Tra l’altro non poteva piacere - e non piacque - al reducismo
repubblichino, perché l’inchiostro antifascista di Flaiano mal si conciliava
con la retorica fascista del sangue. La stessa retorica - se si vuole
"fasciocomunista" - che tuttora piace a Lanna e di cui gronda,
appunto, Canale Mussolini.
Tuttavia, Longanesi, giornalista ed editore indipendente, pur sapendolo, pubblicò
lo stesso Tempo di uccidere.
Oddìo, se proprio vogliamo trovare qualche somiglianza tra Lanna e Longanesi,
anche quest'ultimo per vivere, tra le due guerre, dovette servire qualcuno...
Un “qualcuno” che però si
chiamava Benito Mussolini. Non Gianfranco Fini.
Carlo Gambescia
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