Il libro della settimana: Giovanni
D'Aloe, Chiarificazioni ideali (tre decenni di messe a punto), Metapolitica. Nuovi
Cieli e Nuova Terra 2010, pp. 352 - aldolafata@metapolitica.net
aldolafata@metapolitica.net |
Una miscellanea di scritti deve sempre avere un senso. Altrimenti si rischia
l’effetto pastiche. Non è
questo il caso di Chiarificazioni ideali
(tre decenni di messe a punto), Metapolitica. Nuovi Cieli e Nuova
Terra 2010, pp. 352. Ne è autore Giovanni D’Aloe, avvocato, studioso del
simbolismo tradizionale, traduttore di Reiner Maria Rilke, fondatore nel 1976
di "Metapolitica - Rivista di Studi Universali" assieme a Primo Siena
e Silvano Panunzio, il massimo teorico di un proficuo e intelligente dialogo
tra escatologismo cristiano e filosofia politica, scomparso lo scorso 10 gugno.
Un semestrale di cui oggi D'Aloe è condirettore e sul quale sono apparsi gli
scritti ora raccolti in volume.
Perciò il “filo d’Arianna” dell’opera è rappresentato dall’approccio
metapolitico. Come del resto lo stesso autore rivendica:
“La Metapolitica è
l’escatologia acquisita nelle tre dimensioni della Metafisica, dell’Escatologia
e della Politica - di talché, mentre i Metafisici si limitano a conoscere, i Metapolitici creano, ‘cioè modellano,
sulle orme della Provvidenza Divina, la civiltà universale; e, mentre
annunziano il regno di Dio sulla terra, preparano la cittadinanza dell’uomo nei
cieli’ ” (p. 5).
.
Grazie all’elevato e non comune punto di
osservazione, Giovanni D’Aloe può permettersi di spaziare dalla vicenda
Lefebvre a Bin Laden; dalla simbologia dell’Aquila e del Serpente a Ernst
Jünger; da Fellini e Nietzsche e Bachofen, Solov’ev. E ne citiamo solo alcuni
tra i numerosi argomenti che punteggiano le intriganti quarantotto “messe a
punto” in cui è suddiviso il volume.
Quale esempio concreto del suo approccio metapolitico, prendiamo spunto
dall’analisi che viene fatta del film felliniano “Prova d’orchestra” (1979).
Prima però ne ricordiamo la trama.
In una chiesa sconsacrata è in corso una contrastata prova d’orchestra. Gli
orchestrali si ribellano e cacciano via il direttore. Ma una volta soli,
riescono solo a precipitare nell’anarchia. E poiché piove sempre sul bagnato,
gli orchestrali finiscono per aggirarsi laceri e impauriti tra le macerie
provocate da una gigantesca sfera d’acciaio abbattutasi all’improvviso sulla
sala. Il film si conclude con la prova d’orchestra che prosegue sotto i secchi
ordini in tedesco del direttore…
Secondo Giovanni D’Aloe
“come Orfeo senza Euridice, il direttore
d’orchestra, esponente di una aristocrazia laica, priva di investitura
verticale, è incapace di domare le Menadi scatenate nell’orgia
anarco-dionisiaca dei musicisti impazziti. Perciò si intuisce che egli finirà
per essere fatto a pezzi dagli orchestrali, come le mura della chiesa saranno
disintegrate dalla sfera ferrigna”. Di conseguenza, “il messaggio metapolitico
di Fellini (…) è pessimistico: ma non già perché ipotizza nuovi sistemi dittatoriali,
bensì perché evidenzia l’attuale incapacità della cultura occidentale di
opporsi alla propria disintegrazione, facendo ricorso alle forze - di ordine
religioso, o anche semplicemente magico - che ne determinarono la formazione e
l’ascesa” (p. 101) .
Il senso dell’analisi è chiaro: l’Occidente deve recuperare le sue radici
metapolitiche: le “cagioni” profonde, per dirla con Vico. Radici attente a ciò
che unisce - e non divide - i tre monoteismi. Dal momento che
“oggi
(…) al baccanale dei consumismo edonistico si contrappongono soltanto le
religioni del Dio Unico: in occidente il cristianesimo e il giudaismo, in
oriente l’islam” (p.303).
.
Il che è condivisibile. Fermo però restando un fatto: siamo davanti a una
metapolitica della “norma”. Che rinvia al “dover essere” metafisico più che
all’ “essere fisico” delle cose. Facendo così dipendere, secondo la tradizione
medievale, la sociologia dall’ escatologia.
E’ un bene? E’ un male? Sospendiamo il giudizio. Soprattutto se riflettiamo su
quel gioiello di sapere integrale che fu la Summa
del grande Tommaso d’Aquino. Del resto Chiarificazioni
ideali è un’opera aperta. Un libro dove ci si preoccupa di
formulare le domande giuste, piuttosto che di offrire risposte frettolose e
sbagliate. E questo è un altro buon motivo per leggerlo.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento