Il libro della settimana: Augusto Del
Noce, Il problema dell'ateismo, il Mulino 201o, pp.
LIV-588, euro 22,00.
https://www.mulino.it/isbn/9788815134127 |
A venti
anni di distanza dalla quarta edizione, torna in libreria Il problema dell’ateismo di Augusto del
Noce (il Mulino, pp. LIV-588, euro 22,00 ). Libro ricco e ragionato, ma che
giustamente martella su una sola tesi fondo: la filosofia moderna, di cui il
razionalismo è l’anima profonda, si muove fin dall’inizio nel cono d’ombra
dell’ateismo.
La nuova edizione (la prima è del 1964) ripropone la nitida prefazione di
Nicola Matteucci, nonché una postfazione, nuova di zecca, di Massimo Cacciari,
sulla quale poi torneremo.
Siamo davanti a un pensiero forte. Leggere e metabolizzare Il problema dell’ateismo significa
poter disporre di un potente e affilato bisturi, soprattutto per il credente.
Per farla breve, è una lettura “di parte”, ma di altissimo livello filosofico,
che non si consiglia ad agnostici e gnostici.
Del Noce è chiarissimo: il rifiuto razionalista della predisposizione dell’uomo
al peccato (e dunque del Peccato Originale) è sfociato inevitabilmente, come
ogni perfettismo, nell’ateismo politico di Marx, in quello tragico di
Nietzsche, nonché nell’ateismo “postulatorio”, già presente nel libertinismo
francese del Seicento. Dove l’ateo non chiede più al devoto di fornire prove
sull’ esistenza di Dio. Dal momento che “postula” la questione chiusa per
sempre, perché l’uomo, a suo avviso, proviene dal nulla e torna nel nulla.
Scrive Del Noce:
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“L’ateismo
è il termine conclusivo a cui deve necessariamente pervenire il razionalismo al
punto estremo della sua coerenza, che è anche il punto della sua crisi: del
trapasso, cioè, dal razionalismo metafisico al razionalismo scettico o al
razionalismo storicista o all’irrazionalismo (posizione di pensiero,
quest’ultima di cui non si può ravvisare l’iniziatore in altri che in Nietzsche).
Di qui le sue tre forme essenziali e irriducibili, l’ateismo negativo o
nichilistico, l’ateismo positivo o politico, l’ateismo tragico che ha per
conclusione la ‘ follia filosofica’ (…) inaccessibile agli psichiatri, che
quindi sembra esigere un oltrepassamento (ma dove? è l’annuncio del nichilismo
totale, come suicidio morale o cosmico? o può venire oltrepassato in una forma
di ateismo positivo? o invece è l’annuncio di un nuovo Dio, o di un
rinnovamento della vita religiosa? sono, è noto, i problemi classici della
critica nietzscheana”). (pp. 14-15).
.
E’ perciò evidente come per Del Noce la
crisi del nostro tempo, apertasi come in Benedetto Croce, con lo scoppio della
Prima Guerra Mondiale, sia essenzialmente religiosa. E come, aggravandola, si
sia invece cercato di colmare il vuoto spirituale puntando su ingannevoli e
pericolosi “idola”: la rivoluzione, il nazionalismo, la razza, la guerra, la
società opulenta.
Cacciari, nella sua post-fazione, come dice l’etimo, “parla dopo”. E chi parla
dopo, dovrebbe sempre far tesoro di quel che viene “detto prima”. Invece l’ex
sindaco di Venezia parte subito per la tangente, rimproverando a Del Noce di
non essersi occupato dell’ateismo antico, in un libro - si badi bene - dedicato
in modo programmatico allo studio dell’ateismo "dopo" il
cristianesimo. Poi si inerpica come lui stesso ammette, nell’ improbabile
parallelo, ovviamente a sfavore del primo, tra Del Noce (“il problema
dell’ateismo”) e Kojéve (“l’ateismo come problema”). Si perde infine per gli angusti
sentieri di quell’ “oltrepassamento” dell’ateismo visto da Del Noce come
necessario recupero dell’idea cristiana di trascendenza. Ma in che modo? Il
filosofo veneziano si arrampica a grandi balzi sull’impervia parete del
pensiero negativo, di cui è specialista, rivelandosi però più interessato alla
“libertà” che alla “salvezza”, fino al punto di confondere la trascendenza
cristiana con l’idea di destino. Evidentemente Cacciari ama le trombe dell’
Apocalisse, ma disdegna la
Risurrezione e il Giudizio Finale.
Concludendo, Il problema dell'ateismo resta un libro fondamentale. E
bene ha fatto il Mulino a riproporlo. Complimenti. Quanto alla postfazione di
Cacciari, si può fare a meno di leggerla. All' ex sindaco-filosofo si potrebbe
estendere il giudizio che Hans Morgenthau dette di Carl Schmitt: "Un
gesuita che non crede più in Dio". Ma con una variante, non secondaria:
Cacciari, in realtà, non ha mai creduto in Dio...
Carlo Gambescia
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