Berlusconi "caccia"
Fini
Legislatura agli sgoccioli?
E’ finita. Ma non in Parlamento. La "cacciata" di Fini apre un
periodo di seria instabilità, in fondo al quale rischiano di esserci le
elezioni anticipate.
Alcune osservazioni.
Dal punto di vista dell’immagine, il PdL esce a pezzi. Di fatto e (tra poco)
anche di diritto, il partito del predellino non esiste più. Inoltre, sarà
facile per la sinistra riciclare l’immagine del Berlusconi padre-padrone. E a
Fini di presentarsi agli occhi (iniettati di sangue) degli antiberlusconiani
come vittima designata e difensore della moralità nazionale. Ma come si
comporteranno con l’ex delfino di Almirante, in caso di elezioni, gli elettori
del centrodestra? Sarà un massacro. Fini sembra destinato a subire la sorte di
Segni (altro ambiziosetto, prima "ipercoccolato", poi scaricato dai
salotti mediatici di sinistra). Detto altrimenti, condannato a sparire per
mancanza di truppe elettorali: gli elettori fascisti-fascisti e quelli arciberlusconiani
lo odiano, rispettivamente, quanto Badoglio e Prodi, mentre per i moderati
antiberlusconiani c'è già bello e pronto Casini. Certo, resta sempre la
possibilità di presentarsi - contrattando da posizioni di minoranza i singoli
collegi elettorali - all'interno di una gigantesca e fantasiosa alleanza
anti-Berlusconi (da Bersani a Nichi Vendola e Italo Bocchino). Ma, una volta
eletto, Fini rischierebbe di dover dipendere dall'umore altalenante e dalla
puzza sotto il naso del centrosinistra, al cui interno i quattro gatti finiani
sarebbero la classica "destra foglia di fico". E nel quadro di uno
schieramento complessivo improvvisato e perciò destinato a durare, in caso di
vittoria, ancora meno del Governo Berlusconi.
Dal punto di vista politico, si prepara, come accennato, un periodo di seria
instabilità. L’appoggio esterno promesso dai finiani rischia di trasformarsi
alla prima occasione in voto contrario. Inoltre, sarà molto difficile per il
Cavaliere scalzare Fini dalla Presidenza della Camera. Per quanto ne sappiamo,
non esiste norma che contempli le dimissioni di Fini. Si prepara perciò un
autunno tempestoso. Anche perché in caso di crisi, non crediamo nella
possibilità della nascita di un governo tecnico. Uno, perché Napolitano non è
Scalfaro. Due, perché il Paese, e non solo quello filoberlusconiano, lo
giudicherebbe una specie di "microcolpo" di stato. Tre, un governo
tecnico, a sua volta, non avrebbe i voti del Pdl e probabilmente neppure quelli
della Lega. Di qui la prospettiva di una vita parlamentare altrettanto
instabile e breve. Insomma, dietro l'angolo in caso di avvitamento della crisi
si scorgono solo le elezioni anticipate...
Dal punto di vista della lotta politica, diciamo che Berlusconi ha aspettato
troppo per “espellere” Fini dal PdL, permettendogli così di organizzarsi e di
poter rappresentare, grazie a una cinquantina di deputati, una seria minaccia
per la sopravvivenza del Governo. Per contro, Fini ha tirato troppo la corda,
spinto dal proprio ego e da quello ancora più spropositato di consiglieri
presuntuosi e poco avveduti Perché la mezza sconfitta di oggi, rischia di
tramutarsi, in caso di elezioni, in sconfitta totale o, come abbiano accennato,
in un modesto contratto di guardiania notturna (perché di giorno
impresentabile...) all'interno di un centrosinistra a banda larghissima.
Infine, sorvolando sulle questioni antropologiche di fondo (opportunismo,
ingratitudine, grettezza, presunzione, eccetera) resta veramente difficile
credere nella buona fede dell’ ex “Fascista del Duemila”. Dal momento che Fini
quando è “entrato” (perché l’idea era di Berlusconi) nel partito del
predellino, conosceva benissimo gli insoluti morali del Cavaliere, i suoi amici
e frequentazioni, nonché la sua volontà di usare il panzerfaust nelle questioni
giudiziarie… Poteva perciò rifiutarsi di "co-fondare" - verbo che
piace tanto a Fini... - il partito unico. Perché non ha parlato subito chiaro e
tondo ?
Una cosa comunque è sicura: il voto degli italiani anche in questa occasione
sembra contare meno di zero. Povera democrazia.
Carlo Gambescia