mercoledì 3 dicembre 2025

Legalità sì, legittimità no: Passaggio al Bosco, la fiera del libro di Roma e la normalizzazione neofascista

 


Chi scrive conosce bene l’editoria di destra, ha collaborato con la casa editrice Settimo Sigillo, fondata e diretta da Enzo Cipriano, che mi lasciò la più ampia libertà di azione. Pubblicai autori liberali, ma anche critici del liberalismo. In ogni caso, tutti pensatori di altissimo livello scientifico e accademico.

Il progetto era quello di un’apertura progressiva verso una destra liberale, non economicista, europeista non in senso nazionalista, aperta al mondo, come diceva Giano Accame, probabilmente una delle menti più illuminate di quella destra in progress. Una destra non neofascista, capace di parlare a tutti, senza imporre visioni preconcette.

Contribuì ad alimentare “quelle” illusioni (con l’ottica di oggi, purtroppo) il tentativo politico di Gianfranco Fini, che sembrava muoversi verso una visione liberale e progressiva, soprattutto sui diritti civili e politici e di apertura verso i migranti.





Inoltre apprezzavo di Enzo Cipriano, oltre che l’amicizia, anche quella della sua famiglia, il pragmatismo e l’apertura mentale. Era Settimo Sigillo una casa editrice identitaria? Forse. Però c’era uno sforzo evidente, come detto, di parlare al mondo. Di sposare la causa di una retorica della transigenza. Di accettare la legittimità liberale.

Ormai, da questa mia esperienza — consegnata in un libro a quattro mani scritto con Nicola Vacca — sono passati quasi vent’anni (*). La ricordo con piacere, nulla di più, nulla di meno. E devo dire che su “quel” mondo ho imparato tanto, nel bene come nel male.

“Regressione”

Però quante cose sono cambiate in questo lungo periodo. Si potrebbe usare un termine di sintesi: regressione. Dal momento che la destra allora in movimento verso il liberalismo è praticamente tornata alle origini.



Oggi, al di là dei silenzi strategici di Giorgia Meloni (tra l’altro definita fin troppo moderata dai suoi “correligionari”), si rivendica con durezza l’appartenenza a una linea ideologica che affonda le radici nel fascismo e che, risalendo, "per li rami" abbraccia il nazionalsocialismo. Cosa evidentissima. Come prova, ad esempio, la produzione editoriale di Passaggio al Bosco, la cui “ragione sociale” rinvia fin da subito al titolo di un volume di Ernst Jünger, cavallo di battaglia cartaceo del romanticismo fascista: lui che, prima di atteggiarsi a padre nobile della cultura tedesca, civettò con il nazionalsocialismo, dopo aver deificato, sulla scia della cosiddetta rivoluzione conservatrice, le “tempeste d’acciaio” della Grande Guerra.

La petizione

Proprio in questi giorni la partecipazione della casa editrice Passaggio al Bosco alla fiera romana Più Libri Più Liberi ha scatenato un acceso dibattito. Si dirà: soliti isterismi di una sinistra che non vuole rassegnarsi alla sconfitta politica e ideologica… Oppure solito bisticcio da social…

 

 


In realtà, considerata l’evoluzione del quadro politico e culturale, non solo italiano ma mondiale, verso una destra dura e pura, sembra essere in gioco qualcosa di più del semplice scontro sulla responsabilità culturale delle istituzioni nell’offrire spazio — in una fiera pubblica e finanziata con soldi pubblici — a un soggetto editoriale che opera con una linea dichiaratamente identitaria, militante e, nelle parole dei suoi critici, apertamente neofascista se non addirittura nazionalsocialista.

Il caso è scoppiato ieri, quando oltre ottanta autori — tra cui Alessandro Barbero, Zerocalcare, Gad Lerner, Paolo Foa e non poche case editrici — hanno firmato un appello pubblico: la richiesta è semplice e secca, escludere Passaggio al Bosco dalla fiera (**).



Le accuse sono pesanti: il catalogo dell’editore, si legge, “si basa in larga parte sull’esaltazione di figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita”. Una denuncia che sembra fotografare una percezione abbastanza diffusa: quella casa editrice non è semplicemente di destra, ma pare costruita per alimentare immaginari, autori e riferimenti della destra radicale europea.

Cosa c’è di vero

La sinistra (semplifichiamo) non ha torto. Anzi diciamo pure che basta sfogliare il catalogo per capire che non si tratta di un’interpretazione malevola.
Qualche esempio, tra i più eclatanti:

La dottrina del Fascismo: un compendio delle teorie di Mussolini e Gentile pubblicato non per ragioni storiografiche, ma come testo “fondativo”.
Risorgere e combattere, un’apologetica raccolta di discorsi del Mussolini degli anni di Salò, unitamente al suo testamento politico.
–  Léon Degrelle, tradotto e riproposto più volte: non uno qualunque, ma un volontario delle Waffen-SS.
–  Junio Valerio Borghese e la Decima Mas, basta il nome.
–   Corneliu Zelea Codreanu, padre della Guardia di Ferro romena.
– Pubblicazioni sulle Brigate Nere, presentate come “eroica resistenza”.

Seguono, tra gli altri, sempre in chiave “soldati politici”: Alessandro Pavolini, Dominique Venner, Nasser, Francis Parker Yockey, Henry de Montherlant, Oswald Mosley. Non mancano neppure “classici” come Ezra Pound, Filippo Tommaso Marinetti, Giovanni Gentile, nonché modernariato di alto livello come Alain de Benoist e Guillame Faye. Va anche detto che in catalogo troviamo Giano Accame, con il suo Ezra Pound economista, all'epoca pubblicato dalla casa editrice Settimo Sigillo. E probabilmente ripreso da Passaggio al Bosco, più per il titolo, intriso di romanticismo fascista, che per la  sua lettura non apologetica di Pound.  Un "mezza fregatura" per i suoi affezionati lettori (***).



Non si tratta di materiali critici o analisi accademiche: sono proposti come testi di ispirazione, parte di una concezione del mondo identitaria da cui attingere valori e miti.

Autodefinizione

Nella pagina “Chi siamo”, Passaggio al Bosco si descrive come progetto “libero e militante”, in lotta contro il “pensiero unico”, “officina del dissenso”, “cantiere permanente delle idee non allineate”. È un linguaggio tipico dell’ambiente neofascista contemporaneo: identità, tradizione, comunità organica, spiritualità guerriera, anti-modernità, anti-liberalismo. La collana “Identitas” non lascia spazio a dubbi.

Qui non siamo di fronte a un editore “coraggioso” o “contro-corrente”, ma a una piattaforma culturale orientata, che lavora per costruire un immaginario politico preciso, e lo fa, va riconosciuto, con coerenza militante.

Legalità e legittimità

L’Associazione Italiana Editori ha risposto che a Più Libri Più Liberi si accede “non per linea editoriale, ma per ordine di prenotazione e rispetto delle leggi”.



E, va detto, la posizione è comprensibile nella sua logica formale: una fiera pubblica non può trasformarsi in un tribunale ideologico né pretendere di esercitare una censura preventiva. Se un editore paga lo stand e non viola il codice penale, il suo ingresso è garantito. È un punto che va riconosciuto.

Ma la concessione si ferma qui. Perché legalità e legittimità non viaggiano sullo stesso binario. Ciò che è ammesso dalla legge non è automaticamente compatibile con l’etica di una società liberale. Mussolini e Hitler — si ripete spesso — furono votati. Ed è vero. Ma concorrere e vincere le elezioni per abolirle non significa condividere una visione liberale della politica.

Per capire la gravità della situazione si deve ricorrere alla distinzione tra legalità e legittimità, sviluppata da Carl Schmitt (che non fu sicuramente un pensatore di sinistra, ma che curiosamente non è in catalogo…). Trasponendola dal piano costituzionale a quello culturale.

Ci spieghiamo subito: la legittimità dell’impatto culturale non si misura solo in termini di rispetto dei regolamenti elettorali o del codice penale, o — come in questo caso — dei regolamenti di iscrizione alle fiere. Mai confondere la legittimità con la legalità. La presa del potere dei fascismi fu per certi aspetti legale, ma non legittima, dal punto di vista della qualità liberal-democratica del discorso pubblico.

E permettere la presenza di un editore che pubblica Degrelle e Codreanu non è una scelta neutra: può essere legale, ma non è culturalmente legittima.

Il vero problema

Qui non è in gioco la libertà di espressione,  che ovviamente nessuno nega.

La questione è un’altra e rinvia a un problema vitale e preciso: se una società aperta può dare legittimità e visibilità culturale a un progetto politico nostalgico del fascismo se non addirittura del nazionalsocialismo. Sotto questo ultimo aspetto,  nel catalogo, nella parte riservata ai gadget  ( italianizzati  in "manufatti", non sia mai, "O Perfida Albione..."), disvela un lato paganeggiante da "Ultima Thule" ariosofica  di  impronta nazionalsocialista  (****).



Quando l’editore si presenta come “militante”, quando pubblica gli ideologi della destra radicale europea, quando costruisce un pantheon fatto di SS, caudillos e brigate nere, è difficile fingere che la linea sia sfumata.

Non è un “editore scomodo”: è un editore che propone una cultura illiberale, che normalizza una tradizione politica dichiaratamente anti-democratica. Senza se, senza ma.

Conclusioni

Nonostante ciò, Passaggio al Bosco partecipa alla fiera romana. In nome, attenzione, perché il punto è fondamentale, della legalità liberale, non della legittimità liberale.

Insomma, a ottant’anni dal 1945,  a più di cento dal 1922, in Italia non si è riusciti a tracciare una linea culturale chiara tra legalità e legittimità, tra dissenso legittimo e propaganda,  legale, organizzata, ma identitaria e di marca nazifascista.

 


Il fascismo non torna con le camicie nere: torna grazie a una normalizzazione legale di simboli e narrazioni. E anche le fiere del libro, nel loro piccolo, possono contribuire.

In definitiva, il punto è semplice: continuare a far finta che certi fenomeni siano folklore significa regalare terreno a chi lavora nell’ombra per normalizzare ciò che non deve tornare normale. Se non chiamiamo le cose col loro nome, poi non stupiamoci se altri lo faranno al posto nostro. E a loro vantaggio.

Carlo Gambescia

(*) Carlo Gambescia e Nicola Vacca, A destra per caso. Conversazioni su un viaggio, Edizioni Il Foglio, 2009. Ma si veda anche Carlo Gambescia, Retorica della transigenza. Giano Accame attraverso i suoi libri, Edizioni Il Foglio, 2018.

(**) Qui: https://tg24.sky.it/cronaca/2025/12/02/fiera-piu-libri-piu-liberi-roma-editori-fascisti .

(***) Qui il catalogo: https://www.passaggioalbosco.it/ .

(****)  Qui:  https://www.passaggioalbosco.it/catalogo/?yith_wcan=1&product_cat=manufatti  .

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