Un’ultima parola (?) su Passaggio al Bosco. Partendo proprio dalla riflessione postata su Facebook da questa casa editrice che non nasconde minimamente la sua passione nazifascista (*). Riflessione che abbiamo messo in copertina.
Vale la pena chiarire immediatamente il punto di fondo, prima di entrare nei dettagli.
Niente peli sulla lingua. Come già detto, conosciamo bene quel mondo (**). Un universo politico, certamente variegato, che va dai tradizionalisti ai fascisti e nazisti. Non va dimenticata, sebbene di minoranza, una corrente liberale, di destra, molto di destra, in cui però l’anticomunismo prevale sul liberalismo.
Per capire la natura profonda di questo universo politico occorre tornare alla distinzione essenziale.
Cosa lo distingue in blocco da tutti gli altri? Per quel che ci riguarda, crediamo che la migliore distinzione tra ciò che è destra e ciò che è sinistra risalga Norberto Bobbio. La destra è contro l’uguaglianza, la sinistra pro (***).
Ora, poiché la modernità è caratterizzata principalmente, diremmo concettualmente, dal principio di uguaglianza: la destra è contro la modernità. La sinistra no.
A questo punto è necessario un chiarimento, breve ma decisivo. Diciamo subito che la sinistra molte volte ha peccato e pecca per eccesso: perché rifiuta l’uguaglianza formale, dei punti di partenza, che rinvia al liberalismo (che si badi non è di destra né di sinistra), per scegliere l’uguaglianza dei punti di arrivo, che rinvia al marxismo, all’anarchismo, e per certi aspetti anche al redistributivismo del welfare state, quando attraverso la leva fiscale si mina la ragion d’essere stessa del capitalismo (che come il liberalismo non è di destra né di sinistra), cioè il profitto.
Questo ci porta direttamente al terreno della modernità, che è l’altro polo della discussione.
Liberalismo, capitalismo, stato di diritto, istituzioni parlamentari, diritti politici, civili e sociali: sono le principali componenti della modernità. Una costruzione recente, fragile, figlia di pochi secoli di storia. Per essere più precisi: la modernità, nel mare tempestoso di cinquemila anni di storia documentata, è un’isoletta che va dai cinquecento ai duecento anni.
Ora, se il socialismo (solo per fare un nome, diciamo una sintesi) si muove all’interno della modernità, pur con i limiti sopra citati, la destra, nelle sue varie forme, la critica e la rifiuta. È vero che c’è una destra parlamentare, composta di conservatori, venuti a patti con la modernità, che la critica pur finendo per accettarla. Ma c’è una destra che invece continua a rifiutarla. Cioè ne utilizza la libertà allo scopo però di sopprimerla una volta agguantato il potere. Il caso del nazifascismo è esemplare.
Quanto alla sinistra, si è avuto un processo contrario: esiste un socialismo evoluto, liberale e democratico, che proprio perché si muove all’interno di una accettazione della modernità ha rinunciato all’uguaglianza dei punti di arrivo, per optare per quella dei punti di partenza.
Ed è qui che il nodo si stringe. La sinistra evolve, la destra no. Non si è evoluta. Si pensi al triste destino conservatore (se non reazionario e razzista) di un partito come Forza Italia, che pure era partito da premesse liberali. Oppure allo spostamento a destra dei democristiani europei.
Esiste, purtroppo, il pericolo del filofascismo, come nell’Italia di Nitti, Giolitti, Bonomi, e nella Germania di Weimar. Si sta commettendo lo stesso errore degli anni Venti e Trenta del Novecento. Si dà credito a forze politiche che non hanno mai fatto veramente i conti con il fascismo.
Quindi forze di destra, destra parlamentare, compiacenti. Inoltre il nazifascismo, come prova il catalogo di Passaggio al Bosco, continua a rifiutare il concetto di uguaglianza e al tempo stesso a odiare e disprezzare la modernità, che è liberale in quanto modernità, e modernità in quanto liberale.
Fin qui la teoria; ora guardiamo alla pratica, cioè a quel che è accaduto nel nostro Paese.
Cosa è accaduto in Italia? Che a poco a poco, le idee antiegualitarie sono tornate in circolazione. Al governo c’è un partito di destra, Fratelli d’Italia, che pensa che il fascismo abbia fatto cose buone. Per trascinamento si sono aperti spazi per una diffusa cultura antiegualitaria. E qui si pensi solo al trattamento riservato ai migranti… Idee che fino a qualche anno fa erano confinate negli ambienti della destra radicale, ora sono tornato alla luce del sole dipingendosi come portato di un’opinione come un’altra.
Non è così. Il nazifascismo non è un’opinione tra le altre. È un nemico della modernità, che come faceva Mattei con i partiti, usa come un taxi per agguantare il potere. E poi schiacciare la liberal-democrazia.
Pertanto, a rigore, tutto ciò che celebra le idee che “mossero il mondo” tra le due guerre (per citare un intellettuale neofascista) non dovrebbe avere diritto di parola in una società aperta, perché nemico della società aperta.
Non dovrebbe. Abbiamo usato il condizionale. Perché come sembra, ciò non è stato possibile, dal momento che purtroppo la società liberale teme di farsi dire che non è liberale, e di conseguenza subisce il ricatto morale dei suoi nemici. Si potrebbe parlare di un vero e proprio complesso d’inferiorità.
Il quadro, a questo punto, è chiaro e non rassicurante. Come venirne a capo?
Difficile dire. Potrebbe essere troppo tardi. Perché un meccanismo culturale ormai rodato tende a riprodursi da solo, alimentato dalla debolezza di chi dovrebbe contrastarlo. Ovviamente non aiuta il continuare a fingere che il nazifascismo sia un folklore inoffensivo o un’opinione rispettabile. La verità, che pochi hanno il coraggio di dire, è che ogni cedimento culturale prepara un cedimento politico. E quando questi mondi afferrano il potere, non lo mollano più: la storia l’ha già mostrato. Il rischio che si corre è enorme.
Se c’è un compito oggi, è smettere di autopatologizzarci con complessi d’inferiorità liberali. Si legga come i responsabili di Passaggio al Bosco irridono alle reazioni della sinistra, considerata come morente. E come la destra di governo acconsente tacendo. Si sentono forti.
La società aperta non si difende chiedendo scusa, ma ricordando a voce alta, e senza tremare, che i suoi nemici non hanno diritto di accompagnarla alla forca con il sorriso.
O ci svegliamo ora, oppure verremo svegliati dopo. E sarà peggio.
Come? Nessuna manifestazione scomposta. Questa gente va messa fuori legge. Non perché piaccia proibire, ma perché piace difendere la libertà. Serve la lama del diritto. Prima che sia troppo tardi.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://www.passaggioalbosco.it/catalogo/ .
(***) Norberto Bobbio, Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica, Donzelli, 1994.






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