venerdì 1 novembre 2024

Valencia. O della servitù volontaria

 


L’alluvione abbattutasi su Valencia è una manna per catastrofisti, ecologisti, welfaristi, anticapitalisti di destra e sinistra. Le immagini televisive, diffuse in tutto il mondo, delle automobili distrutte e impilate, sono motivo, anche estetico, di gioia per i nemici della libertà.

Cosa c’è di più significativo dell’automobile come simbolo di libertà individuale? Per contro, il compromesso socialdemocratico, sul quale si regge l’Europa, nelle due versioni, welfare nazionalista (destra) e welfare universalista (sinistra), da sempre si è battuto per un sistema dei trasporti collettivo. Perché, si ripeteva e ripete, così impone il bene comune, di cui lo stato è giudice supremo.

A questa antipatia welfarista verso l’automobilista si è aggiunto nel tempo il catastrofismo ecologista. Secondo il quale l’automobile inquina, e chi inquina provoca le alluvioni che distruggono il pianeta.

Questo mix di catastrofismo e welfarismo, ormai recepito dai governi di destra e di sinistra, con lievi differenze su tempi e modalità delle ingerenze statali, costituisce un’ideologia probabilmente più potente del comunismo, di cui rappresenta la prosecuzione come battaglia contro il capitalismo.

Se il comunismo evocava l’appartenenza di classe, il catastrofismo ecologista celebra la specie umana. Di più, tutti gli esseri viventi, dall’uomo all’ameba. Di conseguenza a chiunque rifiuti questa impostazione è negata anche la dignità protozoica.

Se c’è una pericolosa tendenza di fondo del nostro tempo, nemica della libertà individuale, la si può ravvisare nelle politiche pubbliche di stampo ecologista. L’idea che senza un ferrea limitazione della libertà individuale il pianeta andrà in rovina è quasi accettata da tutti.

I pochi che si oppongono, come anticipato, sono trattati come pericolosi ignoranti, nemici dell’umanità. Solo per quel che riguarda l’Italia – ma le cifre sono più o meno le stesse in tutto l’Occidente euro-americano – il novanta per cento degli intervistati è preoccupato o molto preoccupato per il cosiddetto cambiamento climatico (*).

Sono dati manipolati? Non è sede questa per discutere di questioni comunicative o legate al valore scientifico delle teorie catastrofistiche. L’unica cosa certa è che dal punto di vista metapolitico il catastrofismo welfarista, giusto o sbagliato che sia, determinerà una enorme concentrazione di potere politico in poche mani, forse senza precedenti nella storia, e questo a prescindere dal colore politico dei governi. Siamo davanti a una regolarità metapolitica. Anzi a più di una.

La particolarità è che questo processo di annientamento della libertà individuale sta avvenendo con il consenso dei cittadini. Anche qui si può discutere all’infinito sulle cause: auto-persuasione, persuasione razionale, persuasione occulta, persuasione fobica? Difficile dire. Di fatto, ed è ciò che qui interessa, il cittadino sembra accettare di buon grado controlli sempre più capillari, come si ripete, per il “suo bene”.

Ad esempio, in numerose città – non solo italiane – il consumo dei rifiuti è sottoposto a crescenti vincoli ( differenziazioni, veti, tetti, tributi). Ed è solo l’inizio. Sta diventano una specie di concessione governativa persino la libertà di ordinare una pizza al cartone.

E purtroppo non c’è peggiore dittatura di quella che l’uomo si dà da solo. Si chiama servitù volontaria.

Carlo Gambescia

(*) Qui, una rapida informazione per l’Italia: https://www.spstrend.it/gli-italiani-e-il-cambiamento-climatico/ . Altri dati più generali qui: https://www.undp.org/publications/peoples-climate-vote-2024 .

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