lunedì 4 novembre 2024

Spagna: il rischio del muro contro muro

 


Sui fatti di Valencia, sorvolando sulla gravità dei danni causati  da un evento climatico, di una portata tale, che andava  oltre ogni  possibilità di previsione, non va dimenticato che la Spagna fin dall’Ottocento ha una tradizione di minoranze, a destra e sinistra, caratterizzate dall’  estremismo.  Fucilavano, rastrellavano,  imprigionavano, con pari  crudeltà, generali illuministi e colonnelli controrivoluzionari.  

Un clima di feroce conflitto che durò dalle guerre carliste  fino alla guerra civile,  con  il parziale intervallo della Restaurazione, tra le due Repubbliche. La  guerra civile fu uno scontro, al di là della modernità della causa repubblicana, tra due minoranze estremiste, sullo sfondo di una Spagna dolente, imbronciata, arretrata, che  dopo esplosioni di rabbia, assisteva  con  rassegnazione alla  fucilazione di preti, di notabili conservatori, di sindaci socialisti e  sindacalisti.

Il miracolo istituzionale della transizione alla democrazia, dopo la morte di Franco, aprì a un periodo di pace e sviluppo. Un nuovo patto sociale tra socialisti e partito popolare, che  però  dalla metà degli anni Duemila  sembra ‘aver  lasciato  il posto a un  nuovo scontro tra posizioni  estreme. Il partito socialista di Zapatero e Sánchez  si è radicalizzato scontrandosi con un estrema destra molto agguerrita, al momento rappresentata da Vox.

Ieri a Valencia  tra la  folla dolente erano presenti alcuni  estremisti di  destra, che in stile 1936,  hanno aggredito il Presidente Sánchez  sfiorando persino la figura del Re.  Un atto gravissimo. Con i precedenti storici della Spagna si tratta di un brutto segnale. Perché  indica che il ciclo della violenza storica tra estreme rischia di riaprirsi.

Il problema non è la folla esasperata ( o non solo) ma la prospettiva di una radicalizzazione.  Non è un   problema di riorganizzazione della protezione civile. Va temuta l’ascesa delle estreme: lo storico conflitto conflitto  tra illuminismo e controrivoluzione per semplificare.

Una questione che sembra sfuggire ai  giornali spagnoli di oggi: tesi a salvare la figura del re e quasi  a giustificare, in chiave populista, l’aggressione a Sánchez, scomparso dalle prime pagine.

Il Primo ministro. come gridava la folla inferocita (qui la possibile saldatura tra popolo esacerbato ed estremisti di destra), può anche essere un “perro” (cane), però ai commentatori sfuggono i pericoli  di una riattivazione storica  del ciclo della   violenza tra minoranze estreme.

Il problema non sono le dimissioni di Sánchez ma di  come evitare  il muro contro muro.

Carlo Gambescia

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