Sui fatti di Valencia, sorvolando sulla gravità dei danni causati da un evento climatico, di una portata tale, che andava oltre ogni possibilità di previsione, non va dimenticato che la Spagna fin dall’Ottocento ha una tradizione di minoranze, a destra e sinistra, caratterizzate dall’ estremismo. Fucilavano, rastrellavano, imprigionavano, con pari crudeltà, generali illuministi e colonnelli controrivoluzionari.
Un clima di feroce conflitto che durò dalle guerre carliste fino alla guerra civile, con il parziale intervallo della Restaurazione, tra le due Repubbliche. La guerra civile fu uno scontro, al di là della modernità della causa repubblicana, tra due minoranze estremiste, sullo sfondo di una Spagna dolente, imbronciata, arretrata, che dopo esplosioni di rabbia, assisteva con rassegnazione alla fucilazione di preti, di notabili conservatori, di sindaci socialisti e sindacalisti.
Il miracolo istituzionale della transizione alla democrazia, dopo la morte di Franco, aprì a un periodo di pace e sviluppo. Un nuovo patto sociale tra socialisti e partito popolare, che però dalla metà degli anni Duemila sembra ‘aver lasciato il posto a un nuovo scontro tra posizioni estreme. Il partito socialista di Zapatero e Sánchez si è radicalizzato scontrandosi con un estrema destra molto agguerrita, al momento rappresentata da Vox.
Ieri a Valencia tra la folla dolente erano presenti alcuni estremisti di destra, che in stile 1936, hanno aggredito il Presidente Sánchez sfiorando persino la figura del Re. Un atto gravissimo. Con i precedenti storici della Spagna si tratta di un brutto segnale. Perché indica che il ciclo della violenza storica tra estreme rischia di riaprirsi.
Il problema non è la folla esasperata ( o non solo) ma la prospettiva di una radicalizzazione. Non è un problema di riorganizzazione della protezione civile. Va temuta l’ascesa delle estreme: lo storico conflitto conflitto tra illuminismo e controrivoluzione per semplificare.
Una questione che sembra sfuggire ai giornali spagnoli di oggi: tesi a salvare la figura del re e quasi a giustificare, in chiave populista, l’aggressione a Sánchez, scomparso dalle prime pagine.
Il Primo ministro. come gridava la folla inferocita (qui la possibile saldatura tra popolo esacerbato ed estremisti di destra), può anche essere un “perro” (cane), però ai commentatori sfuggono i pericoli di una riattivazione storica del ciclo della violenza tra minoranze estreme.
Il problema non sono le dimissioni di Sánchez ma di come evitare il muro contro muro.
Carlo Gambescia
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