martedì 12 novembre 2024

Cosa c'è sotto il pacifismo di Musk e Trump?

 


Che le guerre avvengano per colpa dei guerrafondai, o fabbricanti di armi, è una tesi che risale a Lenin quando teorizzò, in un celebre libro, il nesso tra imperialismo, anche militare-economico, e l’autodistruzione finale del capitalismo. 

Anche Musk, di recente, ha attaccato i guerrafondai, cioè l’industria occidentale delle armi, che sarebbe dalla parte di Zelensky. Stranamente, sull’imperialismo militare russo, Musk tace. Sono posizioni condivise anche da Trump.

Un passo indietro. Lenin giudicò addirittura con favore l’esplosione della Prima guerra mondiale, perché si augurava che dal conflitto, sorgesse, come poi fu, una guerra civile europea che avrebbe facilitato la conquista bolscevica del potere. Insomma, un pacifismo, quello leniniano, interessato e da risvolti rivoluzionari.

La strategia di Lenin fu la seguente: per un verso evocava la pace, per combattere i riformisti socialisti, più o meno schierati con i rispettivi paesi, e così attirare le masse pacifiste; per l’altro fece del suo meglio, appena giunto in Russia su un treno blindato tedesco, per armare e organizzare militarmente i suoi.

Dalla guerra civile uscì la macchina militare sovietica. Altro che il pacifismo di Lenin…

Quando Musk condanna Zelensky, a suo avviso al servizio dei guerrafondai, cioè dell’industria militare euro-americana, per un verso evoca la pace, per l’altro la indebolisce, perché la Russia continua ad armarsi, secondo i criteri della macchina militare sovietica, oggi russa, sorta ai tempi di Lenin. Per inciso, Trotsky, poi tolto di mezzo da Stalin, fu il suo primo comandante.

Musk pacifista come Lenin? Nel senso che ha un suo scopo recondito? Quale potrebbe essere? Lenin auspicava la rivoluzione mondiale. E Musk? Probabilmente crede nello sganciamento degli Stati Uniti e della Nato dal conflitto in Ucraina, per avvicinare Washington a Mosca. Non solo per fare buoni affari “tecnologici” o economici, ma perché Musk, e di riflesso Trump, detestano l’Europa dei diritti umani, dello stato di diritto, della separazione dei poteri. Dello “gne-gne” liberale (sembra quasi di sentirli…).

Inoltre sono personaggi dalla forte caratura autoritaria: danno ordini, giusti o sbagliati che siano, e pretendono sempre obbedienza; non si fermano davanti a nulla. Di conseguenza, si intendono meglio con un autocrate che con un leader liberal-democratico.

Dietro il pacifismo di Musk e Trump si nasconde un progetto che, come altre volte nella storia, piano piano sta prendendo forma, anche all’insaputa dei loro protagonisti: la transizione dalla liberal-democrazia alla autocrazia. Per fare solo un esempio, Cesare era un militare ambizioso, come Napoleone del resto. Però non studiarono fin da piccoli da monarchi o imperatori. Hitler invece, si fa per dire, aveva le idee più chiare. Mussolini meno.

E lo stesso vale per Trump e Musk. Molto dipende dalle circostanze e da un gioco di azioni e reazioni di non pochi attori politici stretti tra il caso e la necessità. Ma anche dal contesto e dalle idee dominanti.

In Occidente dopo ottant’anni sembra essere tornata in auge la figura del leader carismatico che si appella direttamente alle masse e disprezza le procedure liberali: una manna per personaggi autoritari come Trump e Musk.

In questo contesto segnato da ordini secchi e slogan politici, un’ Europa recalcitrante è di ostacolo. Per contro, l’aggressività delle destre europee si muove in perfetta sintonia con il neopacifismo americano.

Non è solo una questione di ritorno al passato. Di recupero dell’ isolazionismo americano, come si legge, ma di una decisa fuga in avanti verso il romanticismo politico. Trump e Musk odiano profondamente la liberal-democrazia al punto di cogliere qualsiasi occasione – ecco l’occasionalismo romantico – per liquidarla, anche di allearsi con il diavolo russo. E chissà cinese…

Di conseguenza, il pacifismo può essere utile, come per Lenin, per intercettare il favore delle masse e restare al potere il più a lungo possibile.

Risentimento e pacifismo, una miscela esplosiva. Si tratta però di una partita delicatissima. Molto dipenderà dal ruolo che giocheranno Russia, Cina e alleati politicamente fondamentalisti. Se crederanno o meno alla “voglia” di autocrazia di Trump, Musk e delle destre europee. Se li sentiranno come “dei loro”.

Il rischio, in caso di accordo tra tutte queste forze reazionarie appena ricordate, è quello di un mondo, in pace, ma governato da autocrazie divise in blocchi con l’ arma al piede. In caso contrario, sarà guerra, ma sempre tra autocrazie, con l’Europa nel mezzo a rischio di schiacciamento e sparizione.

Purtroppo la vittoria di Trump, per ora, non lascia spazio per un’alleanza liberal-democratica tra Europa e Stati Uniti. A un' auspicabile ripresa, come fu nel 1939-1945, delle forze liberal-democratiche.

Forze che, mai dimenticarlo, soltanto grazie al gigantesco riarmo americano ( che premiò anche l’Unione Sovietica), ebbero la meglio sul fascismo e sul nazismo. Mettendo nei cannoni non fiori ma proiettili perforanti.

Il mondo liberal-democratico vinse grazie a un enorme sforzo di volontà che portò alla superiorità militare. La stessa superiorità militare che oggi invece si nega all’Ucraina, per evitare, come dicono Musk e Trump, che vincano i guerrafondai. Quanto sono buoni…

In realtà i conti non tornano. A meno che non si considerino le autocrazie migliori delle democrazie liberali.

Carlo Gambescia

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