domenica 6 gennaio 2019

Riflessioni
Reddito di Cittadinanza, la via verso la schiavitù



Luigi Di Maio ha annunciato in pompa magna l’introduzione in Italia del Reddito di Cittadinanza. Si parla di aprile 2019. Dal punto di vista metapolitico, siamo dinanzi a un provvedimento  assistenzialistico che va a soddisfare il bisogno di protezione degli individui, a danno però  di un altro fondamentale bisogno, quello di libertà.
Parliamo dei bisogni  come qualcosa di indispensabile nella vita sociale dell’individuo. Usiamo questo termine,  pur conoscendone i limiti concettuali, per semplificare la nostra analisi  e renderla comprensibile a tutti.  Una piccola licenza cognitiva, insomma. 
Dicevamo,  dal punto di vista metapoltico.  Per quale ragione?  Sotto l’aspetto delle costanti o regolarità metapolitiche (ciò che si ripete nei  comportamenti sociali  e  politici, che parte da questi due universi ma che va oltre: di qui, il “meta”),  si potrebbe ricostruire l’intera storia dell’umanità come conflitto tra questi due bisogni: protezione e libertà.  Certo, la filosofia politica si è rotta il capo su come conciliarli, tuttavia sul piano delle costanti  - e della realtà -   il conflitto tra libertà e protezione permane. Inoltre,  la natura reiterativa dei comportamenti sociali   ha reso  più facile  il processo di  assuefazione collettiva  al  poco ma sicuro che giunge dall'alto,  consentendo così al bisogno di protezione di recitare  storicamente la parte del leone.
Anzi, a dire il vero, l’unica società, che in qualche modo ha privilegiato la libertà  sul piano della teoria e dell’ azione, resta quella moderna, in particolare il mondo  occidentale.  Per secoli, si può dire dall’inizio della storia, la protezione  ha  prevalso sulla libertà, senza per questo  nulla togliere alla meritoria opera di   individui e  gruppi sociali che, da posizione minoritarie, reclamavano l'emancipazione. Per inciso, le rivoluzioni, che, pur in un quadro segnato da disordini, sono espressione  del   "flusso" della libertà, in seguito, una volta toccato l'acme, impongono il "riflusso" della protezione. E si ricomincia da capo.
Purtroppo, come rivela l'analisi storica e sociologica,  per la maggioranza degli uomini la libertà sembra essere un peso.  Forse,  esagerando per ragioni di chiarezza argomentativa,  si potrebbe sostenere che alla libertà si preferisce decisamente  la protezione: decidere non sempre è facile, perché la decisione  richiede qualità assenti nella maggior parte degli esseri umani. Ubbidire, godendo di un minimo di risorse ricevute senza alcuno sforzo personale,  è  molto più facile che uscire là fuori per procacciarsele da soli. Di conseguenza, la sottomissione  depotenzia il senso di responsabilità, qualità coessenziale a ogni spirito di libertà. Sicché, chi tace, dopo aver allungato la mano,  acconsente non solo all'elemosina, ma alla sua condizione di minorità sociale. Dietro l'assistenzialismo, in prospettiva,  c'è la società chiusa, immobile, castale.  Dispotismo orientale,  Stato assoluto  e totalitario occidentale sono lì a provarlo. Anche il welfare state, in qualche misura  non è che l'ultima riprova, di come sia difficile liberarsi della costante o regolarità metapolitica "protezione". 
Il moderno liberalismo e la società, che ne è nata,  hanno  però rovesciato questa logica  privilegiando sul piano teorico e pratico la libertà.   Ovviamente, una società libera, come ogni altra forma di società, ha i suoi rischi, ma il progresso economico e sociale  conseguito dalla società aperta, fondata sulla libertà,  ha ampiamente ripagato delle disfunzioni -  che nessuno nega -  talvolta insite nel libero perseguimento degli interessi individuali,  vietato e bandito per secoli e secoli.
Del resto siamo dinanzi a qualcosa di nuovo:  la società liberale è un esperimento storico unico nel suo genere, tra l’altro con pochi secoli di vita.  Un' isola dove si tenta  di  essere  felici,  nel mezzo del   malinconico oceano storico  del protezionismo sociale. 
Per concludere,  il provvedimento  celebrato  da un personaggio politico, tra l’altro molto ignorante, come Luigi Di Maio, prova per un verso tutto il peso della  forza  di  gravità storica rappresentata dal bisogno di protezione.  E per l’altro,  quanto sia difficile il cammino umano della libertà.
Il Reddito di Cittadinanza, o comunque lo si chiami, è un passo indietro,  sulla  “via della schiavitù”, per dirla con un grande filosofo liberale.

Carlo Gambescia