sabato 19 gennaio 2019

Il silenzio di chi dovrebbe controllare l’operato del governo populista
Tutti eroi! O la Banca d’Italia o tutti accoppati!




La titolazione Ansa è tutto un programma: Bankitalia: “Rischio recessione” -  Governo: “La crescita ci sarà” (*). Terzietà assoluta… Ma ingannevole.  Perché  non è possibile mettere sullo stesso piano le balle giallo-verdi con i dati effettivi snocciolati, seppure in modo felpato,  dalla Banca d’Italia: tre trimestri negativi si traducono con la parola recessione (e per ora siamo a due).  La crescita è scritta, al momento, nelle stelle, (cinque stelle, se si preferisce)  i dati sulla recessione  sono reali, diciamo terra, terra…    
Possibile che gli italiani siano così stupidi?  E che l’ultima ridotta contro  un governo di dementi politici debba essere  rappresentato dalla Banca d’Italia?  Dove sono  finiti il Centro Studi della Confindustria e  La CGIA   di Mestre?  L’ ISTAT  sembra ormai allineato. Mentre l’INPS è in via di allineamento.  La Rai si è trasformata nella cassa di risonanza del populismo italiano. Persino i Tg della Terza Rete  fanno finta di mordere. Per tacere del gergo populista, di cui Mediaset è antesignana,  o dei rigurgiti giustizialisti  della Sette.    
Se pensiamo a ciò che  accadde, giustamente o meno (lasciamo stare),  durante i governi Berlusconi , dove  queste istituzioni (inclusa la Banca d’Italia) martellavano quotidianamente il  governo del Cavaliere, subito  riprese  dalla stampa e dai social,  non si può non osservare come oggi  intorno a un governo dominato da un Paglietta, un Giostraio Mancato e un Trascorso Bibitaro, non si levi alcuna vera voce di opposizione,  fondata su reali  dati economici. Siamo  quasi al silenzio assordante. Se non ci fosse (per ora) la Banca d'Italia.
Si permette  al  Giostraio Mancato di parlare a vanvera su dieci milioni di italiani che beneficerebbero degli ultimi  provvedimenti, quando non sono neppure la metà. Si consente al Trascorso Bibitaro di definire,  senza alcuna prova, “apocalittiche” le previsioni della Banca d’ Italia. Ci si bea addirittura delle dichiarazioni di un Paglietta, che senza alcun fondamento, blatera di una finanziaria “solo sviluppo e investimenti”.  
Una montagna di menzogne che nessuno contesta. E con i dati.  Certo, i sindacati programmano manifestazioni, ma in nome di un populismo al quadrato, dal momento che   auspicano - semplificando -  più investimenti, più pensioni facili:  la quadratura del cerchio.
Dicevo, della stupidità  degli italiani. In fondo questo popolo di imbecilli, non si illuse sugli otto milioni di baionette,  credendo al Duce? Oppure sulla panzana anni Sessanta-Settanta di salari e stipendi come variabili indipendenti dalla produttività?  E si potrebbe continuare.
A dire vero, la credulità fa parte del gioco della democrazia.  Il punto è che dovrebbero esistere, e funzionare, al di là della sacrosanta divisione dei poteri, istituzioni di controllo, tecniche,  in grado di snocciolare dati, per fare la tara  alle politiche economiche del governo.  E una stampa, pronta a rilanciare.   
Di più,  senza divisioni dei poteri...  Inciso:  qui  si dovrebbero   aprire i dolorosi  capitoli  sui modi autoritari di  approvazione della legge finanziaria,  sui silenzi di Mattarella, e della magistratura, che sembra aver perduto lo smalto degli anni d’oro (o di piombo) dell’antiberlusconismo.
Dicevo, senza divisione dei poteri (o se si preferisce con una    lacunosa divisione),  senza  un sistema di contrappesi  economici e sociali, rappresentato dal pluralismo (extra e intra-istituzionale) dei controlli tecnici, sull’operato del governo,  l’Italia rischia veramente di trasformarsi  in una Repubblica  esclusivamente  fondata sulle menzogne. Un’opera in nero,  facilitata dalla sconcertante credulità di un popolo di imbecilli, che non si interroga sul misterioso  silenzio di chi invece dovrebbe controllare, ribattendo colpo su colpo, le giornaliere falsità governative.
E invece, le sempre più rare fonti di opposizione o tacciono,  o “terzieggiano”,  o  giocano al rialzo, come sindacati e  partiti del centrodestra e centrosinistra. Sicché, se  il governo populista riuscisse a mettere le mani pure sulle Banca d'Italia, sarebbe la fine.
Che dire?  Siamo - magari in pochi -  sulla linea del Piave.  Tutti eroi! O la Banca d’Italia o tutti accoppati!  

Carlo Gambescia