domenica 30 dicembre 2018

Riflessioni di fine anno
2019? Nel segno dell’Idiota Collettivo

Inutile indagare i contenuti della finanziaria  che sta per essere approvata in via definitiva. Non accontenta nessuno.  Né Bruxelles, né  le opposizioni,  né i moderati né gli estremisti, interni ed esterni alla maggioranza  di governo. Di sicuro,  si sa  che i tributi non diminuiranno, perché  si dovrà  dare in pasto all’elettorato penta-leghista le due misure, più rappresentative, del Governo del Popolo (con le iniziali maiuscole, non sia mai...): reddito di cittadinanza e riduzione dell’età per andare in pensione. Due provvedimenti inutili, ai fini del rilancio dell’economia (ammesso e non concesso che la si possa rilanciare “da tavolino”), di cui, tra l'altro,   non si conosce ancora l' articolazione.
Il  bilancio di fine anno e di questi primi sette mesi dell’Italia in giallo-verde  è a dir poco fallimentare:  al di là dei rutti  razzisti di Matteo  Salvini e delle sciocchezze stratosferiche di Luigi  Di Maio,  per parafrasare un vecchio film, sotto il vestito  niente. Ciò però  non toglie che grazie alla montagna di stupidità condivise, anche elettoralmente,  l'Italia sia in piena  fase pre-recessiva.
Tuttavia, i due campioni del populismo qualcosa hanno combinato. Non di buono, ovviamente. Il Governo, come una specie di compagnia ideologica di giro, di cui Conte è solo l'attor giovane (politicamente giovane),  ha contribuito all’incattivimento sistematico  degli italiani:  non serve essere sociologi, per osservare come  la gente, la famigerata “geeente”, coccolata per anni nelle  demenziali piazze televisive, coltivi  ormai un odio biblico,  degno delle livorose folle pre-hitleriane -  come, tra l'altro, notava l’ amico Fabio Brotto -  per tutto ciò che sappia di istituzionale  e di alta formazione professionale.
Per ora,  il Governo giallo-verde,  riesce  a tenere a bada, con dosi massicce di populismo  lo scontento generale verso ogni principio meritocratico.  Indicando nelle élite e nei “negri” i nemici principali.  Una volta eliminati, o comunque messi a posto, ricchi, professori e immigrati  -   questa è la  “narrazione” -   per  gli italiani,   ovviamente non per i “negri”,  si aprirà  un periodo di prosperità. E l’Idiota  Collettivo   - la “geeente” ottusa di cui sopra -   sembra credere in tutto questo.   
C'è però un problema:    una volta messa  in discussione ogni forma di eterogeneità  sociale, che non è  un' invenzione dei cattivi ma un principio organizzativo naturale che distingue qualsiasi società a  prescindere dalla forma di regime politico, si corre il rischio di aprire le porte non al benessere,  ma all’ anarchia sociale. Che,  come conferma la natura a spirale dei fenomeni sociali, impone, nei suoi esiti,  come alternativa alla dissoluzione, la dittatura.  
Ciò che vogliamo dire è che  Salvini e Di Maio, seppure pessimi,  potrebbero essere solo il primo passo verso una trasformazione  in senso autoritario, se non totalitario, della società italiana. Sono  gli agenti di un caos, di cui potrebbero beneficiare, forze politiche ancora più radicali,  apertamente fasciste,  come CasaPound, Forza Nuova, eccetera, eccetera.
In questa situazione le Opposizioni,  formalmente divise,  non aiutano.  Perché,  come provano le manifestazioni di ieri,  fuori e dentro la Camera, Forza Italia e Partito Democratico  sembrano invece condividere gli stessi  valori  populisti della Maggioranza giallo-verde. Una tragedia politica: tutti i partiti,  anche quando balbettano, privilegiano  lo stesso vernacolo  populista.
Come si può allora capire, il 2018 lascia una pesante eredità politica, non tanto sulle spalle degli italiani,  che sembrano non capire in quale razza di   vicolo cieco il Paese si  sta  infilando. Ma  di quei pochi, che si rendono conto, come chi scrive,  che  siamo solo all’inizio di un pericoloso processo di dissoluzione sociale e politica, che rischia di abbattere  la democrazia liberale e  la società aperta. E, attenzione, non solo in Italia. 
Nutrire  la consapevolezza del  pericolo, in un contesto dove si ripetono le stesse dannose sciocchezze, titillando gli umori plebei dell' l’Idiota Collettivo,  è un bel peso per l’anima e per l’intelligenza.  Ci si sente inutili.  
Carlo Gambescia