venerdì 18 marzo 2016

Ma quale studio della Costituzione a scuola!
L'Educazione Civica va eliminata come l’ora di religione



Secondo uno studio della Associazione Treelle, quasi i  due terzi dei diplomati  ritengono che  a scuola la Costituzione italiana  è studiata poco o punto (*). Sicché, gli studenti chiedono un maggiore insegnamento  dell' Educazione Civica in classe, quale disciplina  dedicata allo studio della Costituzione.  Talvolta capita addirittura di leggere che la nostra Carta  andrebbe insegnata anche ai bambini...  L'immagine dei Balilla della Costituzione,  come poi il lettore scoprirà,  ci  lascia a dir poco perplessi.
L’ idea del cittadino che divenga tale per educazione, e dunque per  conoscenza è indubbiamente un’idea liberale. Si pensi al famoso deliberare per conoscere di Luigi Einaudi (sul quale poi ritorneremo).  Però, come tutte le idee astratte,  ha alcune importanti controindicazioni. 
In primo luogo, le costituzioni non sono un testo sacro, quindi possono risentire del tempo ed essere soggette a revisioni. La sacralizzazione, maleodora di visione totalitaria della politica. Tradotto:  una costituzione, uno stato,  un popolo. Vengono i brividi.  
In secondo luogo, e a tale proposito,  l’insegnamento a scuola dell’educazione civica, implica che cosa?  Gli insegnanti, of course. I quali, oggi come oggi, o sono totalmente impreparati o sono politicizzati. Di conseguenza,  l’insegnamento della Costituzione italiana risentirebbe delle diverse ideologie professate, o peggio dell’ impreparazione in argomento dei docenti. Un minestrone costituzionale ideologicamente insipido o troppo salato. Altri brividi.
Del resto, e in terzo luogo, quando si parla di scuola laica o repubblicana,  ci si riferisce  a un’idea astratta,  facendo finta di non sapere  che la scuola in realtà si compone di  insegnanti, burocrazie pubbliche centrali e periferiche, sindacati, alunni, famiglie più o meno politicizzate. Tante teste (e interessi) tante idee (e interessi). Altro che Stato Etico (con le maiuscole). Ciò significa che la tanto strombazzata neutralità dello stato non sarà mai di casa nella aule scolastiche,  a meno che, ma sarebbe un passo indietro verso la dittatura, non li si metta tutti (insegnanti, burocrati, sindacalisti, cittadini) in divisa come durante il fascismo. Brividi e febbre alta. 
In quarto luogo,  il che (tante teste eccetera)  potrebbe sembrare un bene. E invece no. Perché  in realtà, esiste il  rischio  opposto: quello di produrre negli studenti ulteriore confusione, nonché, come per tutto ciò che si deve apprendere per costrizione,  indifferenza se non odio verso le costituzioni, la politica, i partiti, lo stato, eccetera.  Febbre altissima.
In realtà, quel deliberare per conoscere einaudiano, concerne la volontà di sapere individuale: la libera scelta di informarsi, documentarsi, per così dire, non in orario scolastico.  Pertanto l’idea di  fondo, condivisa da Einaudi e da ogni vero liberale,  non può che essere quella del cittadino per scelta -  non per suolo o per sangue -  che decide  liberamente di documentarsi sulla sua condizione civile e politica. E che documentandosi, sempre liberamente, comprende e poi condivide le ragioni della sua appartenenza storica. Ma può anche accadere il contrario. E, che si decida,  in qualche misura, di  votare con i piedi...  Insomma, contratto non status.  Mai sacralizzare le costituzioni, può essere molto pericoloso, come illustra, fin dall'inizio, l'esperienza giacobina. 
Ma allora, gli studenti che chiedono più Educazione Civica a scuola?  Sono liberali disadattati: statalisti senza saperlo. Dal momento che  hanno ricevuto e introiettato, per diffusione ambientale, l’idea rousseauiana che l’uomo, per il suo bene,  può essere costretto ad essere libero, idea infondata (chi conosce  meglio di se stesso, il proprio bene?), via via abbracciata da giacobini, socialisti, comunisti, cattolici democratici e sociali, e perfino fascisti e nazionalsocialisti. Non per niente la Costituzione italiana è frutto di un compromesso tra democristiani, socialisti e comunisti. 
Di qui, per tornare sul punto,  il ruolo fondamentale,  perché ritenuto formativo ( una specie di busto di gesso),  delle costituzioni moderne e dello stato che deve implementarle.  Si chiama costruttivismo (Hayek, docet).  Costituzioni, che tra l’altro, essendo  frutto di precise maggioranze, sono immagine vivente  di quell'  impalpabile tirannia della maggioranza studiata da Tocqueville.
Perché, allora, insegnare la tirannia, o peggio il totalitarismo, a scuola?  Magari fin dalle elementari... Se fosse per noi, al massimo renderemmo l’educazione civica un corso opzionale, come l’ora di religione.  Se non addirittura eliminarla del tutto. E così non pensarci più.  
Carlo Gambescia
            

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