"Un modesto filodrammatico che fa l'imitazione di
Johnny Dorelli".Su Berlusconi - e ne abbiamo lette tante - la definizione
dell’amico Roberto Buffagni ha il valore della classica pietra tombale...
Ovviamente, con una chiosa: Dorelli, ai suoi tempi, imitava Frank Sinatra. Come
dire, parliamo del crooner del crooner del crooner... Queste e altre cose
(inclusa una rilettura del nostro Risorgimento) nel suo gustoso post. Buona
lettura. (C.G.)
di Roberto Buffagni
E’ il 150esimo dell’Unità e dell’Indipendenza d’Italia. Con
un po' di conversazioni telefoniche (almeno metà delle quali pagate dal
contribuente italiano) tre potenze straniere, complice un sosia o, secondo
alcuni, addirittura un figlio illegittimo dell'ultimo re di Casa Savoia, ci
hanno appioppato un governo Quisling formato da una falange di Pichi de
Paperis.
Che senso dell'umorismo, quella vecchia, cinica, macabra pu(bip) della Storia!
Di tutti i molti e anche troppi obiettivi del Risorgimento, uno solo fu
realmente acquisito: unità e indipendenza della nazione (e scusa se è poco,
aggiungerebbe Abatantuono).
Centocinquant’anni fa, dette unità e indipendenza furono conquistate contro una
grande istituzione multinazionale a prevalenza tedesca (l'Impero Austriaco) e
contro il Vaticano; oggi, l'indipendenza viene persa ad opera di una
istituzione multinazionale a prevalenza tedesca (l'UE) e del Vaticano. Unica
novità, non da poco: oggi, i sunnominati agiscono come mandatari degli USA, che
allora avevano altre gatte da pelare.
Per l'unità vedremo, ma il fatto che l'unica forza politica capace di opporsi
alla perdita dell'indipendenza sia una forza politica apertamente antinazionale
non è un segnale rasserenante.
Se poi vogliamo perfezionare l’analogia storica con la nemesi greca o il
contrappasso dantesco, oggi l’Italia unita sta per sperimentare quel che
sperimentò, centocinquant’anni fa, il Regno delle Due Sicilie: voltafaccia a
catena della classe dirigente, disgregazione materiale e morale un po’ di tutto
e tutti, indecente calata di braghe a cascata dal vertice in giù,
trasformazione in colonia interna, in pittoresca , turistica landa di artisti,
atleti, pu(bip) e lacchè... il Giardino & il Bordello d’Europa…Differenza
non da poco: Re Francesco II di Borbone, Dio guardi, e la sua Regina Maria
Cristina, due ragazzini di vent’anni che si trovarono contro un genio politico
come Cavour e l’Impero britannico al suo apogeo, si comportarono con ammirevole
dignità; e per quanto impolitici, seppero essere grandi, e persino eroici
sovrani. Si vede che sapersi re per sola grazia di Dio, senza intralci di
volontà della nazione o del partito, fa bene alla spina dorsale.
E pensare che quel co(bip) di Silvio ebbe la faccia di cu(bip) di millantarsi Unto
dal Signore! Silvio, Silvio, Silvio! Il gel marca Yahvè, hai visto adesso
quanto costa?
E pensare che il kathecon contro la colonizzazione definitiva, qui da noi, era
proprio lui, il patetico Silvio B. dal vituperoso parrucchino…
E pensare che gli avrei perdonato tutto, a Silvio, anche di essere quel che è,
un modesto filodrammatico che fa l' imitazione di Johnny Dorelli e crede di
vivere su un’eterna passerella del Varietà, se alla fine, alla fine definitiva,
ultima, solitaria e finale avesse trovato la follia di resistere, di non farsi
protestare come un attore che non ricorda le battute del copione e fa i vuoti
di scena…
Silvio, a due passi dai tuoi uffici di Milano c'è via Amatore Sciesa, quello di
"Tiremm innanz". Lo sai cosa vuol dire, questo “Tiremm innanz”? No,
Silvio, non è il “Basta con le menate, qua si lavora” dei ragiunàtt brianzoli
quando la segretaria cincischia al telefono con i rappresentanti. “Tiremm
innanz” è la risposta che Amatore Sciesa diede ai poliziotti austriaci che lo
portavano alla forca, mentre lo facevano passare sotto le finestre di casa sua,
per rammentargli che se tradiva i compagni, la gita poteva cambiare programma:
invece che "tirà innanz" verso il patibolo, lo Sciesa poteva
fermarsi, salire le scale di casa, accomodarsi sul divano e godersi con la sua
signora e i suoi bambini l' ultima puntata di "Casa Vianello". Ma lo
Sciesa, essendo persona educata, invece di rispondere “vaffa” rispose “Tiremm
innanz,” tiriamo dritto; dritto, c’era la morte. Nota bene, Silvio: faceva solo
il falegname, Sciesa, il marangone! (Disclaimer: avverto che d'ora in poi, chi
pronuncerà in mia presenza , anche a solo scopo di citazione bibliografica, la
frase "Risorgimento senza eroi", si beccherà una testata in bocca).
Mi replicherai che esagero, che il martirio è troppo, che sono robe da
musulmani. E va bè, te lo concedo. Niente Amatore Sciesa, niente Carlo
Pisacane, niente Gheddafi; ma almeno un Craxi, Silvio, almeno un Bettino che si
alza in Parlamento e fa un ultimo discorso prima di esiliarsi ( e scappare)...
Gesù, Gesù…Silvio, con tutte le vanterie di letto, con tutti i miracoli
urologici, con tutte le pu(bip) che ti sei spupazzato, possibile che non ci
tenessi, ai "cojones"? Che non li tirassi fuori, al redde rationem?
Ma lo sai, che se ti fai umiliare così è probabile che non ci sia più Viagra o
pompetta che tenga?
Lo confesso: io speravo contra spem che tu, Silvio, andassi a finire come i due
soldati italiani cialtroni (Sordi e Gassman) de “La grande guerra” di Mario
Monicelli, bel film magari un po’ sopravvalutato. Ti ricordi? Dopo Caporetto
scappano per salvare la pelle. Gli austriaci li catturano. “O ci date la
posizione delle truppe italiane, o vi fuciliamo.” I due stereotipi cialtroni
non ci pensano un momento: tradiamo subito, figuriamoci, siamo Arlecchino e
Brighella, no? Però, in superextremis, con le braghe già a mezz’asta, sentono
l’ufficiale nemico – un tipo di signorino spocchioso, antipaticissimo – che,
come d’altronde meritano, li deride: “Italiani, soliti mandolinisti vigliacchi,
etc., etc.”. Al che i due cialtroni hanno il soprassalto d’orgoglio tipo
Quattrocchi in Iraq, si cuciono la bocca, e si fanno fucilare per ripicca.
Ecco, Silvio: io da te speravo questo; e non avevi neanche bisogno di farti
fucilare. Lo speravo, perché da sperare mi è rimasto pochino, almeno in questo
campo.
Purtroppo al momento de la verdad tu, Silvio, ti sei accorto (per la prima
volta in vita tua?) di non essere un attore, ma una persona reale che rischia
realmente tutto; i soldi, la libertà, l’amore (per te sinonimi), le telefonate
con Obama, eventualmente anche la pellaccia, etc., e “hai fatto la cosa
giusta”, cioè hai calato le braghe, tue e nostre, di noi italiani.
E’ stato il tuo modo di inserirti nella storia e nella tradizione italiana, con
una parodia da avanspettacolo - genere letterario e drammatico a cui appartieni
di diritto - della fuga a Pescara di Vittorio Emanuele III.
Dirò la verità (e me ne scuso, so che non è educato). Mi dispiace sul serio. E’
sempre brutto, vedere un uomo che nel momento supremo della sua vita se la fa
sotto e si disonora. Se poi nel frattempo disonora anche te (l’imposizione di
un governo da parte di potenze straniere è un disonore per tutti gli italiani,
anche dissenzienti, perché si riceve uno schiaffo che non si può restituire) è
peggio ancora.
Va bè, dai, è andata così. Sono cose che succedono. Qui, però, succedono troppo
spesso, e per pagare un conto come questo (altro che debito pubblico, altro che
spread!) ci vorranno, ci vorrebbero dei container di eroi, delle petroliere di
sangue di martiri….Come quotano, al fixing di oggi? Orso o Toro?
Addio, Silvio. Per lungo tempo, mi facesti un po' ridere e un po' pena, ma mi
eri simpatico, mi facevi tenerezza, con quella tua ansia bambinesca e divorante
di piacere, di essere applaudito, amato, guardato...ti piacevano tanto, tutti i
tuoi soldi, le tue pu(bip), le tue televisioni...ci credevi, ci credevi dur
comme fer, in quei lustrini da Wanda Osiris, ("Fe-li-ci- BUM -
tààà!") e con te tanta brava gente, tanto popolo italiano, questa banda di
co(bip) alla quale voglio e vorrò sempre, nonostante tutto, tanto bene, come
all'Italia, questa tua, mia e nostra inabitabile casa...
Adesso, con la vecchiaia e con la morte vicina, è arrivata a bussare la tua
porta la tragedia, e tu non eri vestito per uscire, ti si era scollato il
trapianto di capelli, eri in costume da Napoleone con la Nicole Minetti in
costume da Giuseppina, avevi un insidioso 37 e mezzo di febbre, non avevi fatto
i compiti, aspettavi una telefonata importante...insomma. La tua paura più
grande, quella contro la quale hai eretto, con perseveranza da castoro
lombardo, una Muraglia Cinese di soldi e di luccicanti baggianate, si è
avverata: hanno scoperto tutti, ma proprio tuttissimi, che sei fasullo.
Sei farlocco, Silvio. Io e te l'abbiamo sempre saputo, che sei friabile e vuoto
come una meringa. Sei un impostore, un attore, una controfigura, un nessuno
venuto dal niente che va verso il niente, e non c'è niente da fare.
Caro Silvio, te collocò la provida sventura infra gli oppressi. Non credo che
riuscirai a morire compianto e placido, a scendere a dormir con essi; né il tuo
cenere sarà incolpato, o meglio, lo sarà nell'accezione odierna (= ti daranno
la colpa di tutto e ti manderanno accidenti anche dopo morto) e non in quella
del conte Manzoni (= innocente). Non scenderai a dormir con essi. Ma anch'essi
oppressi, oggi come oggi, nessuno li compiange, e placidi non sono, e dormire
vogliono solo con l'ausilio chimico di droghe eccitanti, di vita spericolata,
di pu(bip) roventi: come piaceva e – forse - piace ancora a te.
Così, vedi, mi dispiace ma non ce l'ho con te. Non c’eri tagliato, non eri al
tuo posto; lo so. Però, vedi: a quel posto, al posto del Re d’Italia in quel
momento c’eri tu, solo tu e basta. Cosa vuoi che ti dica? Non sarà giusto, ma
la tragedia è fatta così: da sempre.
L 'hai letto, "Il Maestro e Margherita"? E' di uno scrittore russo
molto anticomunista, quindi forse l'hai letto. Ci ha fatto un film, orrendo,
Ugo Tognazzi, pensa te.
Se l’hai letto, forse ti ricordi che cosa dice Yehoshua (= Gesù) al procuratore
di Giudea Ponzio Pilato, quando si ritrovano nell'aldilà, nel limbo malinconico
e curativo a lui destinato. Gli dice: "Il peggiore dei peccati,
procuratore, è la viltà."
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Roberto Buffagni
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Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro,
attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista,
musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e
Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la
fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage.
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