Giorgio Napolitano,
Carl Schmitt e la crisi italiana
Quando si
dice le coincidenze della vita… Giorgio Napolitano è nato il
9 giugno 1925. Circa sei mesi
prima, il 3 gennaio, Benito Mussolini aveva preannunciato, da
Presidente del Consiglio, quello che la
storiografia antifascista avrebbe definito un colpo di stato. Lasciamo ai lettori il giudizio sugli anni che seguirono. Decidano
secondo il proprio libero intendimento politico. Tuttavia, i colpi di stato, non piacciono a
nessuno. Né i corsi e i ricorsi storici, magari giocati, forzando un po’, come abbiamo fatto
a proposito della data di nascita del Presidente
della Repubblica. Anche se a dirla tutta, non ci convince l’ attivismo di Napolitano che, per carità, sarà pure a fin di bene.
In quale articolo della
Costituzione è scritto che il Capo dello
Stato debba consultare, telefonicamente
o di persona, i leader dei principali partiti di opposizione? Consultazioni,
poi definite - ci scusi Presidente - in modo tartufesco come «due giorni di confronto non protocollari», in quanto «non ne esistevano i presupposti»… Oppure che si possa
far uscire sui giornali, a getto
continuo, dichiarazioni ufficiose, (il Quirinale “pensa”…, il Quirinale
ritiene…), sempre più stringenti, sulla necessità
di un nuovo governo? E tese, di fatto,
a far cadere il governo in
carica. Sono comportamenti, dispiace
dirlo, da routinier della politica
italiana. Infatti, solo
chi appartenga alla casta - per una volta cediamo alle mode lessicali..
- sa benissimo che quando
la tempesta politica si avvicina, i topi,
di regola, tendono ad abbandonare
la nave governativa Come pare stia
avvenendo… Ovviamente - piccolo inciso -
quando un deputato passa da sinistra a destra, guai a parlare di mercato della vacche.
Qui non
si tratta di essere pro o contro Berlusconi. Ma di invocare sempre, e non secondo convenienze politiche, il rispetto di
quella
Costituzione, cui il Presidente
della Repubblica, come recita l’articolo 91,
“prima di assumere le sue funzioni” ha prestato “giuramento di fedeltà” dinanzi al Parlamento.
Si dirà,
ma il momento è grave, Berlusconi mostra di non essere all’altezza, perciò
bisogna chiamare Monti. Questo, crediamo sia il ragionamento di Napolitano… Comunque
sia, un certo Carl Schmitt sosteneva che
la sovranità risiede in chi possiede l’autorità e il potere di decidere lo stato
di eccezione, come quando si presenta l’evenienza di stabilire
se una situazione politica sia sul punto di essere compromessa
dagli sviluppi di una
grave crisi economica. Si tratta, insomma, di una specie
di test politologico per capire,
semplificando, chi comandi su chi.
Quindi se
Berlusconi verrà defenestrato,
grazie alla fitta ragnatela
di «confronti
non protocollari» imbastita dal Quirinale, avremo l’ennesima riprova circa la bontà predittiva della teoria schmittiana. E
di un fatto ancora più
importante: che in Italia, nonostante il
populismo dello stesso Napolitano, che un giorno sì, l’altro pure, celebra la
sovranità assoluta del popolo, sovrano in realtà non è l’elettore, né il Parlamento, né per
estensione un Governo non ancora sfiduciato dalla Camere, bensì la Presidenza della
Repubblica. Perciò viviamo in una
Repubblica Presidenziale, senza neppure saperlo…
Certo, nulla a che vedere con le trame del 3 gennaio 1925. Tra l’altro,
in giro - Indignati permettendo -
non ci sono gli squadristi né gli arditi del popolo. Però, come si usa dire, sorge spontanea la
domanda: ma che razza di democrazia è la nostra? Dove si permette
che vengano calpestati i diritti degli elettori?
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