Berlusconi
in brutto stile
Sul
“corpo” del “capo” Berlusconi sono usciti
parecchi volumi. Da ultimo
ricordiamo quello di Marco Belpoliti, dal titolo omonimo (Guanda, 2009). L’
approccio è post-moderno, anche se l’autore ci correggerebbe subito parlando di
post-post moderno... Vabbè i soliti birignao degli intellettuali di
sinistra… Post-moderno, dicevamo, nei termini di una sociologia visuale, che
attraverso la rappresentazione (fotografica) spiega il rappresentato
(Berlusconi). Infatti, il corpo (di Berlusconi) indagato è quello fotografato,
e per suo esplicito volere.
Detto altrimenti: secondo Belpoliti il Berlusconi immortalato sarebbe una specie di vorace Zelig (quello di Woody Allen), capace di incarnare e catturare l’immaginario di un italiano, per intendersi, tutto Famiglia, Amante, Evasione fiscale e Grande Fratello. Quell’ italiano degli anni Ottanta-Novanta, che il Cavaliere avrebbe, per alcuni, pericolosamente rivitalizzato, per altri costruito ex novo, attraverso i suoi invasivi programmi-spazzatura.
Detto altrimenti: secondo Belpoliti il Berlusconi immortalato sarebbe una specie di vorace Zelig (quello di Woody Allen), capace di incarnare e catturare l’immaginario di un italiano, per intendersi, tutto Famiglia, Amante, Evasione fiscale e Grande Fratello. Quell’ italiano degli anni Ottanta-Novanta, che il Cavaliere avrebbe, per alcuni, pericolosamente rivitalizzato, per altri costruito ex novo, attraverso i suoi invasivi programmi-spazzatura.
E,
per Stefano Pierotti, scultore
pietrasantino, cosa sarebbe il corpo, anzi
la testa di Berlusconi? Un orripilante Zelig,
in carne, ossa e sangue, condannato a
decomporsi fisicamente. Infatti,
il “BerluscRotto”, dal titolo
della mostra chiusasi domenica a Torino, lascia veramente senza fiato. Altro che metterlo in salotto! Parliamo di sei ritratti tridimensionali, dove
in sequenza, la testa del presidente del
Consiglio, coperta da vernice rossa, subisce una ripugnante metamorfosi
post-mortem. Presentata - sai che novità… - come metafora del potere che si disfa fino a
svanire del tutto.
Alcuni
- quelli de “il Giornale” di famiglia - hanno parlato di «poca arte e tanto odio»… Ma lasciamo la parola a Pierotti: «Mi sono
sfogato, ma anche divertito ho voluto descrivere a mio modo un fenomeno
sociale, più che politico. Le righe di rosso che attraversano il volto di
Berlusconi vengono percepite come sangue ma in realtà è solo vernice rossa.
Intendevo rovesciagli sulla testa un barattolo intero di vernice, come se il
comunismo, parola di cui si riempie la bocca, se lo divorasse in un sol colpo».
Che
dire? Probabilmente il problema non è
l’odio, ideologico o meno, che sicuramente anima le sculture. Sotto c’è
un’altra questione, molto più profonda. Quale? Quella individuata già settant’anni
fa, da Pitirim Sorokin, grande sociologo dei fenomeni artistici moderni. Il quale
circoscrisse, sulle solide basi
di una montagna di dati statistici, «la
tendenza al morboso e al patologico dell’arte del Ventesimo secolo».
Come
ben esemplifica, ancora oggi - ecco
il collegamento - la repellente sequenza tridimensionale di Pierotti. Quindi non solo odio. Ma, per così dire, amore per l’orrido: l’esatto contrario di ogni vera forma d’ arte, che non può non rinviare a ciò che
sia nobile e bello… Siamo all’antica? Mah… Meglio essere “sorpassati” che condividere obbrobri simili.
Scrive
Sorokin, ne La crisi del nostro tempo (Arianna Editrice) «Lo stesso trend [verso il patologico-morboso,
ndr] è mostrato dalla pittura e dalla scultura contemporanee, sia in Europa che
in America. I principali soggetti
ritratti non sono Dio, i santi gli eroi autentici, ma minatori, contadini, lavoratori,
uomini d’affari, ragazze dalle curve seducenti, o criminali, prostituite,
ragazzi di strada e così via. Gli eventi raffigurati riguardano o i monotoni
casi della vita quotidiana, o eventi
esotici e patologici. In quei rari casi, in cui ci si accosta a temi veramente nobili, come il “Cristo” o l’ “Adamo” di Epstein, il soggetto è svilito
al rango di “subcavernicolo”. Nel Ventesimo secolo, l’88 per cento dei lavori
più eminenti sono dedicati alle classi inferiori e borghesi, mentre nel
medioevo solo il 9 per cento riguardò tali classi e la parte rimanente monarchi
aristocrazia e clero» . Ma non è tutto.
«Oltre a ciò - prosegue il sociologo - oggigiorno tutti i rami dell’arte mostrano
un’esagerata inclinazione per due generi poco noti nel medioevo, come la satira
e la caricatura. Tutto e tutti, da Dio a Satana, sono ridicolizzati e sviliti.
Il divertimento in ciò, è così diffuso, al punto di fare la fortuna di varietà,
riviste e periodi specializzati (…) Per riassumere: l’arte contemporanea è
essenzialmente un museo di patologie
sociali e criminali. Un’arte incentrata
su obitori , covi criminali, organi sessuali, e che opera esclusivamente allo stesso livello delle fogne sociali » .
Del
resto Sorokin, ne ha per tutti, anche per le stesse avanguardie artistiche, ad
esempio cubisti e dadaisti.
Che giudica (forse troppo) severamente: «Queste correnti costituiscono
una rivolta contro l’arte sensistica,
così dedita a enfatizzare solo le apparenze, piaceri e godimenti, perché si
sforzano di rappresentare l’essenza degli oggetti nella loro tridimensionalità.
In questo modo esse tentano di trasformare l’arte in qualcosa di più essenziale
che mostri il “centro di gravità” dell’oggetto raffigurato, nella discordanza
tra questo e l’oggetto reale. Eppure, come falliscono miseramente questi sforzi di conseguire obiettivi pur
lodevoli! Un pittore dadaista e uno
scultore cubista invece di rappresentare
l’essenza materiale dell’oggetto ne mettono in mostra solo gli aspetti
superficiali, alterati e incoerenti che sono in contrasto con le nostre normali percezioni visive e tattili. Non vediamo mai in realtà il soggetto del Violino o della Donna con Liuto di Picasso, ma solo come egli li ha raffigurati» .
Del
resto, come sottolinea Enzo Biffi
Gentili, nell’intervista che segue, la testa del Berlusca non può essere ricondotta a nessuna avanguardia… Se per questo, ci permettiamo di aggiungere, neanche
Stefano Pierotti a Pablo
Picasso…
Carlo Gambescia
***
Un’arte
che piace alla gente che piace…
Abbiamo fatto qualche domanda in argomento a Enzo
Biffi Gentili (nella foto), Direttore del MIAAO (Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi) di
Torino, che ospita (fino al 27
novembre), una bellissima mostra dedicata a Ugo La Pietra (“Abitare la Città.
Il futuro di ieri: per una nuova radicalità” ). Ma questa, come dire è un’altra storia, di
un’arte bella e avvincente… Parliamo,
invece, del BerluscRotto di
Stefano Pierotti: siamo davanti al “fine” di ogni avanguardia, o si tratta “della fine” di ogni avanguardia?
La
testa rotta del Berlusca, che ha nulla a che fare con l’avanguardia…
Grazie della precisazione, del resto l’esperto è lei…
È
stata esposta qui a Torino ad Artissima,
una fiera d’arte, dove si vende, e non certo a poveracci, organizzata però anche
con soldi di pubbliche amministrazioni. Lo scandalo non sta certo in quel
gadget, ma forse in quei rapporti per certi versi “equivoci”. Tant’è che il direttore
precedente di quella fiera, Bellini, è stato trasferito dall’assessore alla
cultura della Regione Piemonte precedente, Oliva, di centrosinistra, alla
direzione del museo del Castello di Rivoli, con risultati da molti criticati; e
oggi si dice che il direttore attuale della kermesse, Manacorda, lo dovrebbe,
passata la Regione
al centro destra, sostituire. Questa totale commistione e fungibilità del
culturale e del commerciale accomuna quindi due diverse “scuole di pensiero”,
si fa per dire. Ed è pure bipartisan in Piemonte l’adorazione per la televisione
e le “esigenze di comunicazione”: Presidente della Reggia di Venaria è Del
Noce, del Castello di Rivoli Minoli, uomo RAI è anche l’ assessore alla cultura
nella Giunta Fassino di Torino, Braccialarghe. In questo contesto la testina ci
può stare, è, al di là delle intenzioni, un monumento a Berlusconi…
Insomma, un’arte che piace alla gente
che piace… Ideologia, arte, provocazione.
È un problema di equilibrio? Oppure occorre scovare percorsi nuovi?
Purtroppo
è finita l’avanguardia. E forse più nessuno oggi scriverebbe, come Ezra Pound,
che “non si dipinge per tenersi arte/ in casa ma per vendere e vendere / presto
e con profitto, peccato contro natura”. Ma trovo ancora assolutamente attuale
battersi Contro l’usura, e basti
pensare ai disastri della finanza internazionale. Come finalmente fa qualche
artista e intellettuale: penso a Ugo La Pietra , che proprio nei giorni di Artissima ha ricordato in suo bellissimo
lavoro, esposto altrove, l’equivalenza, in certi condizioni, per l’artista, del
vendere e del “vendersi”…
Giusto. Per questo ne
abbiamo accennato volentieri,
proprio nel “cappelletto” dell’ ’intervista. Allora, Direttore, grazie e buon lavoro. Continui così.
(C.G.)
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