mercoledì 30 novembre 2011

Una  Borsa piena di  Caffè 


Una chicca!  Soprattutto  di   questi  tempi, dove ogni giorno in Borsa si bruciano miliardi,  anche a rischio di affossare l’economia mondiale.  Finalmente è possibile scaricare dalla Rete  la famosa conferenza di Federico Caffè -  l’economista  misteriosamente scomparso  il   15 aprile  del 1987  -   in cui   faceva pelo e contropelo al mercato borsistico. Ecco il files:   http://palmirotogliatti.wordpress.com/2011/07/11/praticoni-mestieranti-e-le-disfunzioni-della-borsa/ . Si tratta di un sito (“Palmiro. Noi veniamo da lontano”),  gestito da un fans di Togliatti.   Che dire?   Nessuno è perfetto.
Il titolo del testo  non è molto allettante: Di una economia di mercato compatibile con la socializzazione delle sovrastrutture finanziarie. Ma possiamo garantire che  merita di essere letto tutto d’un fiato. Piccola precisazione bibliografica: la conferenza  risaliva al 1971,  però, secondo  Ermanno Rea (L’’ultima lezione, Einaudi), il testo venne pubblicato nel 1973.  E subito messo all’indice.  Osserva lo scrittore napoletano: «Il saggio contro la Borsa (…) aveva sollevato subito scandalo, come del resto aveva previsto lo stesso Caffè che, proponendone l’abolizione, si era dichiarato “consapevole”  di avanzare una richiesta che sarebbe stata considerata, a dir poco “ingenua o stravagante” ».  Fino a un certo punto,  come  vedremo…
Ma  Caffè cosa scrive, di preciso, in quel saggio? Un testo, pubblicato, è bene ricordarlo  negli anni in cui era lì lì per esplodere lo scandalo Sindona, finanziere d’assalto, di pochi mezzi (propri), ma dalle tante conoscenze (non sempre pulite).
  «Da tempo sono convinto, osserva Caffè, che la struttura finanziaria-borsistica con le caratteristiche che presenta nei paesi capitalisticamente avanzati favorisca non già il vigore competitivo, ma un gioco spregiudicato di tipo predatorio che opera sistematicamente a danno di categorie innumerevoli e sprovvedute di risparmiatori, in un quadro istituzionale che consente e legittima la ricorrente decurtazione o il pratico spossessamento dei loro peculi ».  
Già allora, è perfino banale ricordarlo,  i grandi oligopoli o restavano sulla difensiva centellinando le emissioni di titoli, oppure si   rivolgevano direttamente alle banche.   Tuttavia   non esisteva ancora  un mercato borsistico mondiale digitale capace di moltiplicare,  con un  solo clic,  i  devastanti effetti predatori, di cui sopra.  Di qui  la grande attualità dell’analisi di Caffè. Ma scendiamo  nei dettagli.
«Riesce pertanto difficile - continua l’economista -  condividere l’apologia corrente  della “intermediazione specializzata” [gli operatori di borsa, ndr] che  attraverso  i fondi di investimento, dovrebbe salvaguardare i risparmiatori sprovveduti dai rischi delle decisioni di investimento finanziario, allorché poi si riversa su di essi  il rischio di distinguere  tra gli “intermediari specializzati” finanziariamente corretti  e quelli che non solo sono. D’altra parte, quando anche i pubblici poteri assolvessero con efficacia e tempestività il compito di fornire informazioni orientatrici delle scelte della collettività (…) il pubblico va spesso alla ricerca di scuse per illudersi, più che di informazioni demitizzatrici.  Come la recente corsa ai più spregiudicati “fondi di investimento” ha ricalcato, in  molti aspetti, le vicende del parossismo borsistico degli anni venti, così non può escludersi che episodi analoghi abbiano a ripetersi nel futuro ».

Profetico. Ma  non finisce qui. « È l’eliminazione in toto della speculazione borsistica, soprattutto nel comparto dei titoli azionari, che appare la soluzione appropriata ad un’epoca in cui, proprio per l’accresciuto numero dei risparmiatori alla ricerca di investimenti finanziari, appare inevitabile, e insanabile con accorgimenti istituzionali,  che essi siano sempre esposti a rischi sproporzionati alle proprie possibilità conoscitive».

Carlo Gambescia

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