venerdì 25 novembre 2011


 Monti, gli inizi... 
Indeciso a tutto?


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Sappiamo che è ancora presto per dare giudizi definitivi, né vorremmo favorire pettegolezzi in stile “Dagospia”… Ma, francamente, Mario Monti, come Premier, da quel che si è intuito (certo poco), in queste prime fasi, non sembra proprio somigliare a quel “super Mario” celebrato in ginocchio dai media di mezzo mondo (Italia per prima, ovviamente).
Non è una questione di eloquio lento, sguardo fisso, legnosità di portamento. Presidente ci perdoni: ma, ogni volta che parla in pubblico, la prima impressione è quella di avere davanti lo zio, pensionato in ciabatte, svegliatosi cinque minuti prima…
Tuttavia non è una questione solo di “immagine”… De Gasperi non era Vittorio De Sica… O Craxi Marcello Mastroianni... Forse però c’entra lo status professorale. Di regola, i professori sono pessimi politici. Del resto un Consiglio di Facoltà non è un Consiglio dei Ministri: criteri e situazioni sono profondamente diversi.
E proprio su questo punto, dopo il Primo Consiglio, abbiamo subito avvertito odore di bruciato. In particolare, quando il neo-ministro Riccardi, all’uscita da Palazzo Chigi, ha spiegato soddisfatto ai giornalisti che il nuovo esecutivo avrebbe subito mostrato di adottare un metodo «collegiale, in cui parlare ha un suo senso, conoscersi e deliberare».
Ma quanto sono bravi e buoni! Questo il messaggio. Noi però, da cattivoni, abbiamo subito pensato: ma si rendono conto della gravità della situazione. Qui servono decisioni lampo e Monti invece dà vita a un seminario universitario tra professori: « Ma le pare collega!», «Dopo di lei.», « No, prima lei!»…
Attenzione, non parliamo del possibile contenuto dei provvedimenti (non desideriamo per ora entrare nel merito), ma della tempistica. Detto altrimenti: la casa brucia e qui si discetta, scambiandosi inchini, sul colore delle divise dei pompieri. Mah…
Anche il minitour europeo ci ha consegnato l’immagine di un Monti con il cappello in mano ma prodigo di banalità. E naturalmente in ciabatte (nel senso dello zio pensionato, di cui sopra…). Preferiamo stendere un velo pietoso sulla gaffe «dell’Italia che deve andare a fondo». Detto per inciso: se l’avesse commessa Berlusconi, Barbara Spinelli avrebbe scritto un editoriale di fuoco. Per non parlare del “Financial Times”…
Oggi, fine novembre, si legge che prima di Natale ci sarà il decreto sul piano anticrisi, eccetera. Alla buon’ora…
Insomma, Monti, almeno per adesso, non sembra un fulmine di guerra. Si pensi, altro esempio, alla telenovela dei sottosegretari, ancora da nominare ( e chissà quando…). A voler essere franchi, Monti appare indeciso a tutto. Magari, in attesa, di qualche input politico. Ovviamente dal Quirinale… E in seconda battuta dagli amiconi del Pd.
Veneziani ha paragonato Monti, se ricordiamo bene, a una specie di « uomo macchina per guidare il Paese».
Perfetto. Una tantum, siamo d’accordo con l’intellettuale di Bisceglie. Però a una condizione, come dire, di tipo automobilistico: Monti piuttosto che a una Ferrari, somiglia alla vecchia Fiat Cinquecento…

Carlo Gambescia

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