Monti, gli inizi...
Indeciso a tutto?
Sappiamo che è ancora presto per dare giudizi definitivi, né vorremmo favorire
pettegolezzi in stile “Dagospia”… Ma, francamente, Mario Monti, come Premier,
da quel che si è intuito (certo poco), in queste prime fasi, non sembra proprio
somigliare a quel “super Mario” celebrato in ginocchio dai media di mezzo mondo
(Italia per prima, ovviamente).
Non è una questione di eloquio lento, sguardo fisso, legnosità di portamento.
Presidente ci perdoni: ma, ogni volta che parla in pubblico, la prima
impressione è quella di avere davanti lo zio, pensionato in ciabatte,
svegliatosi cinque minuti prima…
Tuttavia non è una questione solo di “immagine”… De Gasperi non era Vittorio De
Sica… O Craxi Marcello Mastroianni... Forse però c’entra lo status
professorale. Di regola, i professori sono pessimi politici. Del resto un
Consiglio di Facoltà non è un Consiglio dei Ministri: criteri e situazioni sono
profondamente diversi.
E proprio su questo punto, dopo il Primo Consiglio, abbiamo subito avvertito
odore di bruciato. In particolare, quando il neo-ministro Riccardi, all’uscita
da Palazzo Chigi, ha spiegato soddisfatto ai giornalisti che il nuovo esecutivo
avrebbe subito mostrato di adottare un metodo «collegiale, in cui parlare ha un
suo senso, conoscersi e deliberare».
Ma quanto sono bravi e buoni! Questo il messaggio. Noi però, da cattivoni,
abbiamo subito pensato: ma si rendono conto della gravità della situazione. Qui
servono decisioni lampo e Monti invece dà vita a un seminario universitario tra
professori: « Ma le pare collega!», «Dopo di lei.», « No, prima lei!»…
Attenzione, non parliamo del possibile contenuto dei provvedimenti (non
desideriamo per ora entrare nel merito), ma della tempistica. Detto altrimenti:
la casa brucia e qui si discetta, scambiandosi inchini, sul colore delle divise
dei pompieri. Mah…
Anche il minitour europeo ci ha consegnato l’immagine di un Monti con il
cappello in mano ma prodigo di banalità. E naturalmente in ciabatte (nel senso
dello zio pensionato, di cui sopra…). Preferiamo stendere un velo pietoso sulla
gaffe «dell’Italia che deve andare a fondo». Detto per inciso: se l’avesse
commessa Berlusconi, Barbara Spinelli avrebbe scritto un editoriale di fuoco.
Per non parlare del “Financial Times”…
Oggi, fine novembre, si legge che prima di Natale ci sarà il decreto sul piano
anticrisi, eccetera. Alla buon’ora…
Insomma, Monti, almeno per adesso, non sembra un fulmine di guerra. Si pensi,
altro esempio, alla telenovela dei sottosegretari, ancora da nominare ( e
chissà quando…). A voler essere franchi, Monti appare indeciso a tutto. Magari,
in attesa, di qualche input politico. Ovviamente dal Quirinale… E in seconda
battuta dagli amiconi del Pd.
Veneziani ha paragonato Monti, se ricordiamo bene, a una specie di « uomo
macchina per guidare il Paese».
Perfetto. Una tantum, siamo d’accordo con l’intellettuale di Bisceglie. Però a
una condizione, come dire, di tipo automobilistico: Monti piuttosto che a una
Ferrari, somiglia alla vecchia Fiat Cinquecento…
Carlo Gambescia
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