martedì 22 novembre 2011

Carl Schmitt e Napolitano 
La "versione" di Gennaro Malgieri


Ha ragione Gennaro Malgieri «le idee si posano dove vogliono e quando vogliono». Magari con un aiutino… Come a proposito delle idee di Carl Schmitt che l’Onorevole del Pdl ha evocato, attenzione, non per interpretare ma per giustificare ex post, come direbbero i giuristi, l’ operato del Presidente Napolitano in occasione della defenestrazione di Berlusconi.


Sì, defenestrazione… Come da vocabolario: «esonerare da un ufficio in modo sbrigativo e brutale». Sbrigativo, grazie all’ essenziale regia di Napolitano; brutale, per i fischi e gli insulti di una folla, che se avesse potuto avrebbe appeso il Cavaliere per i piedi.
Veniamo a quel che ha scritto Malgieri su “iI Tempo”, quotidiano del centrodestra, però decisamente schierato con Napolitano e Monti (*). La citazione è lunga ma necessaria: «Quel che è venuto in evidenza nel corso della formazione del governo Monti è stato l’eccezionalità del contesto della soluzione adottata. Perciò è facile per chi abbia dimestichezza con la dottrina schmittiana riconoscere che il tema della sovranità si lega strettamente a ciò che è accaduto (…). Non so se Napolitano si sia reso conto che egli ha dato respiro politico ad un assunto rimasto sepolto nei cassetti dei politologi per decenni implicitamente riconoscendo che “sovrano è chi decide sullo stato d’eccezione”. Lo affermava perentoriamente Schmitt nello scintillante e profetico Teologia politica (1922), spiegando che un tale stato è quello non descritto, non previsto nell’ordinamento giuridico, dal quale si crea una situazione normale, ricondotta cioè in un alveo nel quale si riconoscono tutti e ne pretendono contezza. Sovrano è perciò colui che decide in maniera definitiva, perfino forzando la prassi costituzionale senza tuttavia stravolgerne le norme, se lo stato di normalità si ristabilisce al fine di non far deflagrare in conflitti incontrollabili le posizioni contrapposte (…). La Costituzione repubblicana non ammette e non vieta che il presidente della Repubblica riconosca lo “stato d’eccezione” e si regoli di conseguenza ancor prima di aver ottenuto la legittimazione delle forze politiche in costanza di un sistema democratico parlamentare. È quanto ha fatto Napolitano, operando scelte che hanno portato alla costituzione di governo autenticamente politico, a prescindere dalla sanzione partita che ha avuto dalle Camere».
Ecco, l’abito schmittiano, a dire il vero raffazzonato, che Malgieri fa indossare al Presidente della Repubblica. Tuttavia il nostro Onorevole, non ancora soddisfatto, si invola in ragionamenti, da “intellettuale della Magna Grecia”, sulla necessità di «costituzionalizzare ciò che ha fatto Napolitano nelle ultime settimane dando vita - e lo scrivo con rispetto istituzionale e culturale - ad una sorta di presidenzialismo non esplicitato, come pure ha osservato il direttore Mario Sechi».
Notare, en passant, il doppio omaggio vassallatico al Presidente della Repubblica e al Direttore de “Il Tempo” …
Dicevamo abito raffazzonato… Perché? Il discorso di Schmitt è molto più complesso. Ma lasciamo la parola al grande giurista tedesco: « Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione. (...) . La costituzione può al più indicare chi deve agire in un caso siffatto. Se quest'azione non è sottoposta a nessun controllo, se essa non è ripartita in qualche modo, secondo la prassi della costituzione dello Stato di diritto, fra diverse istanze che si controllano e si bilanciano a vicenda, allora diventa automaticamente chiaro chi è il sovrano. Egli decide tanto sul fatto se sussista il caso estremo di emergenza, quanto sul fatto di che cosa si debba fare per superarlo. Egli sta al di fuori dell'ordinamento giuridico normalmente vigente e tuttavia appartiene ad esso poiché a lui tocca la competenza di decidere se la costituzione in toto possa essere sospesa. Tutte le tendenze del moderno sviluppo dello Stato di diritto concorrono ad escludere un sovrano in questo senso. (...). [In realtà] l'eccezione è più interessante del caso normale. Quest'ultimo non prova nulla, l'eccezione prova tutto; non solo essa conferma la regola: la regola stessa vive solo dell'eccezione. Nell'eccezione, la forza della vita reale rompe la crosta di una meccanica irrigidita nella ripetizione». (Carl Schmitt, Teologia politica. Quattro capitoli sulla dottrina della sovranità, in Le categorie del 'politico', saggi di teoria politica a cura di G. Miglio e P. Schiera, il Mulino, 1989, pp. 33, 34, 41 , il corsivo è nostro).
Sostanzialmente, cosa afferma Schmitt? Che la sovranità risiede in chi possiede l’autorità e il potere di decidere non solo “come” uscire dall’emergenza, ma soprattutto “quando” si possa parlare di stato di eccezione. Cioè, in ultima istanza, la sovranità risiede nel poter decidere che cosa sia eccezione oppure no. Perciò siamo davanti a un fondamentale test politologico per capire ( e quindi interpretare…) chi, in una determinata situazione, comandi su chi. È lì, se ci si passa l’espressione, che si trova la ciccia della dottrina schmittiana. Per il giurista tedesco prima viene la decisione sul “quando”, poi il “come” uscirne.
Malgieri, per contro, privilegia il “come” e stende un velo pietoso sul “quando”, non offrendo così una ricostruzione corretta della concezione schmittiana in argomento e neppure di ciò che è realmente accaduto
Forse, perché indagare ulteriormente sulla decisione del “quando” far cadere Berlusconi, avrebbe gettato luce sui veri depositari della sovranità… Ci spieghiamo meglio.
Dal momento che lo “stato di eccezione”, secondo il centrosinistra (da Nanni Moretti, Travaglio a Vendola e Di Pietro, passando per Bersani, Bindi, Casini & Co.), risaliva alla vittoria elettorale del 2008, vittoria mai accettata, l’aggravarsi della crisi economica nel 2011, ha solo fornito l’occasione d’oro per far cadere finalmente il Cavaliere. Certo, complici poteri economici e bancari desiderosi di far pagare i sacrifici solo ai cittadini. Nonché la riluttanza di Berlusconi, probabilmente causata anche da ragioni personali ( restare a cavallo per evitare i processi), a infilare le mani nelle tasche degli italiani.
Perciò, altro che mercati che votano tutti i giorni! O comunque non solo… Qui sì è trattato di un disegno culturale e politico-economico, molto lucido, concretizzatosi politicamente, nell’immediato, a favore del centrosinistra. E grazie ai mirati « confronti non protocollari» di Napolitano. Siamo perciò davanti a un governo politico. Perché? Nelle democrazie parlamentari le scelte fiscali e previdenziali, redistribuendo redditi, influiscono sempre sulle scelte dell’elettore, e quindi sono politiche, a prescindere da chiunque le decida (politico o meno). Di conseguenza, per il centrosinistra, costretto a subire una politica economica di destra, il successo potrebbe tradursi in una vittoria di Pirro. Vedremo.
Concludendo, Malgieri ricorre alla dottrina schmittiana, non per capire chi comandi su chi, ma per giustificare ex post la defenestrazione di Berlusconi. Reinventando addirittura un Napolitano Custode della Costituzione. Salvo dimenticare che in Schmitt il Custode deve sì rappresentare la costituzione, ma, attraverso di essa, “la totalità del popolo” che lo ha eletto. E, al momento, non ci risulta che il Presidente Napolitano si trovi al Quirinale grazie al voto popolare.

Carlo Gambescia

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