anche
contro von Clausewitz
Una prima osservazione. Dal momento che
secondo il celebre detto di von Clausewitz, guerra e politica quanto a finalità
si somigliano, il Ministro Gelmini ha commesso un errore strategico. Nel senso
che da Giulio Cesare a David Petraeus è sempre valsa una regola: dividere il
nemico e mai mettersi nella condizione di essere attaccati su più fronti. E
invece è quel che sta accadendo alla Ministra dell’Istruzione, il cui progetto
di riforma universitaria ha scatenato persino l’ira dei baristi degli atenei…
Cosa vogliamo dire? Che la
Riforma , andava attentamente concordata con le varie
componenti, e in particolare con i ricercatori. Parliamo di docenti, che a
vario titolo e a tutti gli effetti, mandano avanti la carretta, sobbarcandosi,
lezioni, tesi e quant’altro. E che rischiano di ritrovarsi o fuori
dell’università, senza poter spendere i titoli accumulati, o in futuro
“ancorati” a concorsi triennali capestro. E tutto questo per ridurre il numero
dei docenti e risparmiare sulla spesa corrente. E uno…
Ma è pure scontata la rabbia” degli studenti. Basta fare la “prova finestra:
chiediamo al lettore di recarsi di mattina presto all’Università Statale per
“affacciarsi” in aula e scoprire come regolarmente gli studenti facciano a
pugni per trovare posto. Ciò indica che i docenti sono pochini… E la Gelmini li vuole “segare”.
E due…
Ma anche i professori non sono contenti. Non piace, infatti, neppure a loro
l’idea di dare più potere “economico” ai Consigli di Amministrazione, con a
capo un ragioniere, e di ridurre il potere “culturale” di rettori e professori.
Ma per la Ministra
ciò che conta è aprire ai privati. E così tagliare le spese. E tre…
E qui viene da sorridere, perché, basta che si conosca un poco l’ambiente, per
sapere che, anche introducendo l’abilitazione nazionale attraverso concorso
unico, le “pastette” saranno di nuovo all’ordine del giorno. Ma quale
meritocrazia? Si avrà una sorta di listone degli ordinari e associati
abilitati, dal quale le università dovranno comunque pescare, scegliendo,
patteggiando, e così via: ci pare già di vederli all’opera baroni e baronetti:
Rossi prima va là, Bianchi dopo viene qui, Verdi torna là…. Insomma, meritocrazia,
ma solo a chiacchiere. Perché resterà vincolata ai soliti ferrei accordi tra
feudatari.
Quel che poi dà più fastidio è l’insistenza sulle questioni di bilancio, come
ad esempio nel caso dell’accorpamento e/o riduzione del numero delle Facoltà…
Misure - speriamo di sbagliarci - rivolte in prospettiva solo a tagliare
personale docente e amministrativo. Inoltre, l’accorpamento farà ricadere sulle
spalle degli atenei maggiori, già pieni zeppi come la metropolitana nelle ore
di punta, una valanga di altri iscritti. E con quali professori? Visto che
Riforma farà fuori circa un terzo dei ricercatori universitari? Sui quali oggi,
ripetiamo, grava il grosso lavoro didattico.
In realtà, sotto la retorica meritocratica si nasconde il tentativo di
affossare, e per sempre, l’Università Statale, tagliando fondi e docenti. E
magari, come sovrapprezzo, di trasformare gli studenti fuori sede in
malinconici pendolari o in agnelli sacrificali del solito affittacamere tipo
Freddy Krueger, con taglienti rasoi al posto delle unghie.
Che poi si gridi ai quattro venti, come fa la Ministra , che la Riforma imporrà il timbro
del cartellino ai professori è ridicolo. Renzo de Felice, il grande storico del
fascismo, qualche volta arrivava in ritardo a lezione. Ma era comunque apprezzato
da studenti e collaboratori. E la
Gelmini ? Oggi come oggi, lo licenzierebbe…
Carlo Gambescia
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