Americanate...
Maroni come Rudolph Giuliani?
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«Se il
Ministro Maroni non ci fosse, bisognerebbe inventarlo». Più che un giudizio
politico è una dichiarazione d’amore. E di chi? Di Luca Zaia, Governatore del
Veneto. Il quale ci dà dentro così: «Spendo volentieri queste parole perché c’è
il rischio di assuefarsi, in maniera positiva, a questo continuo bollettino
fatto di arresti di persone e di confische e sequestri di beni. Va invece
sempre riconosciuto al Ministro di aver dato ritmo e valore all’attività delle
forze di polizia, nell'interesse di noi cittadini, che, quando vediamo il
Ministro o una divisa, possiamo pensare alla nostra sicurezza». Infine,
nonostante la lingua, fastidiosamente triplicata di volume, Zaia ha definito
«esemplare» l’ultima operazione di polizia effettuata in Veneto. Dopo di che,
non riuscendo più a parlare, il Governatore ha dovuto ingerire massicce
quantità di cortisone…
Ora, a parte la proverbiale ossessione leghista per la sicurezza, che anche in
Zaia ricorda quella del dottor Stranamore verso i comunisti russi, è vero che
Maroni non sta mai fermo. Ma sopratutto davanti alle telecamere di rigida
osservanza minzoliniana. Diciamo che il Ministro dell’Interno è una specie di
piazzista della sicurezza: ti imbottisce la testa di cifre, ti vende
l’elettrodomestico e poi sparisce… E se l’aspirapolvere non funziona? Nel senso
che la vecchietta continua ad essere rapinata, il colletto bianco a rubare, le
ragazzine a sparire, eccetera? Uno si attacca. A che cosa? Una volta c’era il
tram., oggi invece i “bollettini” statistici di Maroni.
Addirittura c’è chi ha paragonato, e benevolmente, il Ministro dell’Interno a
Rudolph Giuliani. Al tempo… Dietro la tolleranza zero praticata dall’ ex
Sindaco di New York c’era una concreta politica culturale della sicurezza. E ci
spieghiamo subito.
Giuliani, prima di diventare primo cittadino, aveva metabolizzato a fondo la
teoria anticrimine dei “vetri rotti” di Wilson e Kelling, due criminologi. In
cui si sosteneva che tollerare che i vetri di un immobile venissero rotti e non
restaurati significava favorire la “catena del degrado”: l’edificio sarebbe
presto diventato un covo di criminali. Per Giuliani il punto non era solo
impedire la rottura dei vetri, ma anche il successivo degrado. Detto
altrimenti: polizia vicino ai cittadini, cittadini accanto alla polizia: si
chiama tuttora circuito virtuoso dell’ordine sociale. Non solo sceriffi dal
grilletto facile, ma anche cittadini responsabili.
Invece Maroni si limita a reprimere, quando ci riesce… E al tempo stesso, se
capita, privilegia “l’ inguacchio” politico.
Ad esempio, il Ministro dell’Interno ha giudicato “ottima” la nuova
formulazione dell’articolo 8 del decreto sicurezza, modifica fortemente voluta
dal Fli e dall’Opposizione. Bene, nella prima versione si assegnava al Sindaco
il potere di adottare con “ordinanze” provvedimenti urgenti allo scopo di
prevenire e allontanare gravi pericoli per l’incolumità pubblica e per la
sicurezza urbana. Ora, invece, come recita il nuovo testo, « al fine di
assicurare l’attuazione dei provvedimenti adottati dai Sindaci, il Prefetto,
ove lo ritenga necessario, dispone le misure ritenute necessarie per il
concorso delle Forze di Polizia».
Tradotto: Sindaco e Prefetto si litigheranno le risorse (uomini e mezzi) da
utilizzare. Altro che urgenza e rapidità.
Rudolph Giuliani non sarebbe d’accordo.
Carlo Gambescia
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