Fiducia a Berlusconi
Come al
poker...
.
Brutte carte. Comunque vada, Berlusconi e
avversari hanno in mano “poca roba”. Di solito al tavolo da poker almeno uno
dei giocatori vince, magari con un Trissetto. Qui il rischio è quello di
mandare a fondo il Governo con una Doppia Coppia di scartine (Fini e Casini,
Rutelli e Lombardo …), o di tenerlo in vita bleffando... Ma fino a quando?
Infatti, come giustamente ha scritto Angelo Panebianco il vero problema non è
quel che accadrà il 14 dicembre, ma il 16, « quando si riunirà il Consiglio
Europeo per tentare di frenare lo smottamento in corso nell'Europa monetaria,
per arginare il contagio. Se arriveremo all’appuntamento con un governo
dimissionario o con un governo azzoppato, in sella solo per un paio di voti
fortunosamente acchiappati, ci troveremo con la gola scoperta, pronta per
essere azzannata, non potendo prendere impegni credibili che spengano la sete
di sangue dei mercati. ».
A metterla sul colto, l’etimologia della parola “crisi” rinvia a “scelta”,
“decisione”, “risoluzione”. I greci antichi, inventori della democrazia,
dicevano Krino: “Decido”, da Krisis, appunto. Mentre gli italiani
moderni, soprattutto i politici che pare vogliano distruggerla, hanno invece
inventato la crisi politica senza via d’uscita: priva di decisione, insomma.
Perché il 14 sarà difficile che il voto, a prescindere dall’esito, metta la
parola fine a una crisi politica che dura da due anni… Dove si è visto mai che
il partito uscito vincitore con largo margine dalle elezioni sia costretto prima
a dividersi e poi a dimettersi? In Italia, of
course. A dire il vero, la stessa cosa accadde all'ultimo Governo
Prodi, che però di consensi parlamentari, già in partenza, ne aveva meno di
Berlusconi, in particolare al Senato.
Comunque sia, democrazia vuole che il
vincitore governi. E invece qui, complice Gianfranco Fini, chi vince rischia di
perdere. Basterà, in futuro, l'ennesima riforma elettorale? Mah... O forse sì.
Ma solo in caso di approvazione di una legge elettorale - e dispiace dirlo -
capace di cambiare il Dna (trasformistico) della politica italiana. Un
miracolo.
Certo, la crisi politica, oltre che di personalismi più o meno ammalianti e a
vario titolo ( di cui Berlusconi è sicuramente il maggiore sponsor), è frutto
di un bipolarismo mai digerito da quei centristi di derivazione democristiana
che ancora infestano tutti i partiti. Un “centrismo” anomalo (gli ex Dc di
necessità fanno virtù) e allergico alle elezioni. "Centrismo" di cui
sembra soffrire anche il Presidente Napolitano. Di qui la possibilità, in caso
di sfiducia, di una bella, si fa per dire, crisi istituzionale tra Pdl e Capo
dello Stato.
A dire vero, Napolitano su un punto ha ragione: la crisi economica impone
stabilità politica. E qui, perfino Prodi ha detto alcune cose giuste. L’ex Premier,
in un articolo apparso su "il Messaggero" ha sottolineato che il
debito italiano «resta molto alto ma procede quasi in linea con le previsioni»
e che « il sistema bancario rimane relativamente forte e meno inquinato dagli
strumenti speculativi che hanno colpito le banche degli altri Paesi». Perciò,
continua «l’improvvisa tensione dei nostri mercatifinanziari», ha origine dalla
«mancanza di una forte e tempestiva politica europea» e soprattutto dalla
politica interna: «La lunga latitanza di decisioni, ladissoluzione della
maggioranza, le tensioni interne al governo,l’avvicinarsi del voto di sfiducia
senza prospettive prevedibili peril dopo e le ripetute ipotesi di elezioni
anticipate hanno aperto un fronte di instabilità che costituisce il campo più propizio
per la speculazione internazionale».
Prodi, si sa, è uno che predica bene e razzola male. Quando governava il suo
mantra preferito era “Tasse-Tasse-Tasse-Tasse: una terapia che scaccia la
febbre ma fa morire il malato. Del resto il Centrosinistra era e resta molto
diviso. E oggi lo diverrebbe ancora più di più se includesse, in un governo
post-Berlusconi, Fini, Casini e transfughi vari. Divisioni, su cui, quei
mercati “assetati di sangue”, citati da Panebianco, andrebbero a nozze. Resta
in piedi, sempre in caso di caduta del Cavaliere senza paracadute, anche
l’ipotesi di un Governo Tecnico, forse targato Draghi. Sul quale forse i
mercati, chiuderebbero un occhio. Ma solo per un attimo. Perché banchieri e
finanzieri, votando in Borsa, cambiano sempre idea. In realtà, per parafrasare
Battiato, non è che i mercati non abbiano un Centro di Gravità Permanente, che
non faccia loro “mai cambiare idea sulle cose sulla gente”. Ce l’hanno, ce
l’hanno… Solo che conta più della gente, perché si chiama denaro…Concludendo, se il Cavaliere non verrà sfiduciato per pochi voti, magari di un
pugno di colombe finiane di ritorno, la guerriglia di Futuro e Libertà, come ha
minacciato ieri Fini inginocchiandosi davanti all'immagine della Santissima
(Lucia) Annunziata, continuerà come prima e più di di prima. E, questa volta
dall'Opposizione.
Certo, votare sarebbe più morale: in
democrazia l'ultima parola spetta sempre al popolo... Ma sei mesi di campagna
elettorale potrebbero far più male che bene all’economia. Perciò la decisione
di Napolitano, in caso di sfiducia, sarà decisiva. Ma ancora più importante
sarà quella dei mercati.Come però potrebbero far male all'economia, ammesso che Berlusconi riesca a
restare provvisoriamente in sella, altri sei mesi di guerriglia parlamentare.
Brutte, brutte carte, come
dicevano all'inizio. Povera Italia.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento