giovedì 16 dicembre 2010

Il libro della settimana, Guido Caldiron, L’impero invisibile. Destra e razzismo dalla schiavitù a Obama, Manifestolibri 2010, pp. 176, euro 20,00.
 
http://www.manifestolibri.it/vedi_brano.php?id=561

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Nonostante la copertina con l’ Obama-Joker, caricatura molto apprezzata dagli astiosi “Tea Party Protesters”, nel nuovo libro di Guido Caldiron il “primo presidente nero della storia americana” viene discusso di striscio. In realtà ne L’impero invisibile. Destra e razzismo dalla schiavitù a Obama (Manifestolibri 2010, pp. 176, euro 20,00), ultima fatica del giornalista di Liberazione, si parla soprattutto della destra americana, quella più oltranzista, e di come gli Stati Uniti stiano scivolando verso una deriva molto pericolosa, razzista e reazionaria.
A dirla tutta, Caldiron, già noto per i suoi documentati studi sulla destra italiana ed europea, aderisce alla tesi del vizio di fabbrica: di un’America da sempre razzista. Anzi, come si legge, di una nazione appositamente progettate ed edificata sulla supremazia bianca. Dal momento che « il razzismo è profondamente iscritto nello sviluppo stesso della società statunitense ». Ma lasciamo la parola all’autore:

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« Il tema può essere affrontato sinteticamente attraverso alcune chiavi di lettura fondamentali, vale a dire il modo in cui il razzismo ha accompagnato lo stesso definirsi dello spazio territoriale del paese, e in parte, di conseguenza, delle sue istituzioni, nella lunga espansione verso la frontiera occidentale, la conquista del West; e le caratteristiche che ha assunto all’interno della battaglia per il riconoscimento dei diritti dei lavoratori e nella ricerca di cittadinanza da parte delle successive ondate migratorie, elementi che hanno caratterizzato la trasformazione dell’identità bianca in modo da poterle continuare a garantire la supremazia sui neri » (pp. 9-10).
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Il tema principale del libro è perciò quello della lotta delle razze: una specie di Rassenkampf a stelle e strisce dietro cui, secondo Caldiron, si nasconde la feroce battaglia di classe. Un conflitto che però, a partire dalla Guerra di Secessione, avrebbe visto vincitrice la destra Wasp, bianca, anglo-sassone, protestante, grazie alla sua forza economica e alla capacità di raccogliere consensi tra le classe medie emergenti. Tranne però che in alcune fasi, come durante le presidenze Roosevelt, Kennedy e in particolare Johnson: tutte amministrazioni democratiche e riformiste, in grado di veicolare fra tutti i gruppi etnici ( ieri neri, oggi ispanici e asiatici) il linguaggio dell’uguaglianza.
Riassumendo: da un lato i bianchi economicamente autosufficienti dall’altro tutti quelli che annaspano: questa la fotografia in bianco e nero (è proprio il caso di dirlo) della società americana, scattata da Caldiron. Ciò che però stupisce è come facciano gli Stati Uniti a rimanere tuttora una nazione. Che sia merito, come osservò Tocqueville, della religiosità diffusa? Ossia della capacità di unire Bibbia e buona vita e non solo Bibbia e fucile? A questa domanda Caldiron risponde a metà. Dal momento che il giornalista di Liberazione pare scorgere nella religiosità popolare un’arma esclusiva della destra e in particolare del cosiddetto fondamentalismo cristiano, così vicino alle amministrazioni Reagan e Bush jr. Insomma, la religione come strumento di guerra e non di pace. Eppure, dietro Martin Luther King c’era tutto un mondo storico e culturale all’insegna del solidarismo… Non vorremmo però andare fuori tema.
L’impero invisibile resta un libro interessante e ben scritto. Probabilmente il suo merito maggiore è di “ parlare” attraverso altri libri in argomento. E per far questo non basta “orecchiare” su Internet ma bisogna studiare. Come del resto rivela la ricca bibliografia. Dove però abbiamo notato due assenze : Christopher Lasch ( The Revolt of the Élites and the Betrayal of Democracy ) e Arthur Meier Schlesinger Jr (The Disuniting of America: Reflections on a Multicultural Society).
Ma, come si dice, nessuno è perfetto.



Carlo Gambescia

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