Il libro della settimana, Guido
Caldiron, L’impero invisibile. Destra e razzismo dalla schiavitù a
Obama, Manifestolibri 2010, pp. 176, euro 20,00.
http://www.manifestolibri.it/vedi_brano.php?id=561 |
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Nonostante la copertina con l’ Obama-Joker,
caricatura molto apprezzata dagli astiosi “Tea Party Protesters”, nel nuovo
libro di Guido Caldiron il “primo presidente nero della storia americana” viene
discusso di striscio. In realtà ne L’impero
invisibile. Destra e razzismo dalla schiavitù a Obama
(Manifestolibri 2010, pp. 176, euro 20,00), ultima fatica del giornalista di Liberazione, si parla soprattutto della
destra americana, quella più oltranzista, e di come gli Stati Uniti stiano
scivolando verso una deriva molto pericolosa, razzista e reazionaria.
A dirla tutta, Caldiron, già noto per i suoi documentati studi sulla destra
italiana ed europea, aderisce alla tesi del vizio di fabbrica: di un’America da
sempre razzista. Anzi, come si legge, di una nazione appositamente progettate
ed edificata sulla supremazia bianca. Dal momento che « il razzismo è
profondamente iscritto nello sviluppo stesso della società statunitense ». Ma
lasciamo la parola all’autore:
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« Il tema può essere affrontato sinteticamente
attraverso alcune chiavi di lettura fondamentali, vale a dire il modo in cui il
razzismo ha accompagnato lo stesso definirsi dello spazio territoriale del
paese, e in parte, di conseguenza, delle sue istituzioni, nella lunga
espansione verso la frontiera occidentale, la conquista del West; e le
caratteristiche che ha assunto all’interno della battaglia per il
riconoscimento dei diritti dei lavoratori e nella ricerca di cittadinanza da
parte delle successive ondate migratorie, elementi che hanno caratterizzato la
trasformazione dell’identità bianca in modo da poterle continuare a garantire
la supremazia sui neri » (pp. 9-10).
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Il tema principale del libro è
perciò quello della lotta delle razze: una specie di Rassenkampf a stelle e strisce dietro
cui, secondo Caldiron, si nasconde la feroce battaglia di classe. Un conflitto
che però, a partire dalla Guerra di Secessione, avrebbe visto vincitrice la
destra Wasp, bianca, anglo-sassone, protestante, grazie alla sua forza
economica e alla capacità di raccogliere consensi tra le classe medie
emergenti. Tranne però che in alcune fasi, come durante le presidenze
Roosevelt, Kennedy e in particolare Johnson: tutte amministrazioni democratiche
e riformiste, in grado di veicolare fra tutti i gruppi etnici ( ieri neri, oggi
ispanici e asiatici) il linguaggio dell’uguaglianza.
Riassumendo: da un lato i bianchi economicamente autosufficienti dall’altro
tutti quelli che annaspano: questa la fotografia in bianco e nero (è proprio il
caso di dirlo) della società americana, scattata da Caldiron. Ciò che però
stupisce è come facciano gli Stati Uniti a rimanere tuttora una nazione. Che
sia merito, come osservò Tocqueville, della religiosità diffusa? Ossia della
capacità di unire Bibbia e buona vita e non solo Bibbia e fucile? A questa
domanda Caldiron risponde a metà. Dal momento che il giornalista di Liberazione pare scorgere nella
religiosità popolare un’arma esclusiva della destra e in particolare del
cosiddetto fondamentalismo cristiano, così vicino alle amministrazioni Reagan e
Bush jr. Insomma, la religione come strumento di guerra e non di pace. Eppure,
dietro Martin Luther King c’era tutto un mondo storico e culturale all’insegna
del solidarismo… Non vorremmo però andare fuori tema.
L’impero invisibile resta un
libro interessante e ben scritto. Probabilmente il suo merito maggiore è di “
parlare” attraverso altri libri in argomento. E per far questo non basta
“orecchiare” su Internet ma bisogna studiare. Come del resto rivela la ricca
bibliografia. Dove però abbiamo notato due assenze : Christopher Lasch ( The Revolt of the Élites and the Betrayal of
Democracy ) e Arthur Meier Schlesinger Jr (The Disuniting of America: Reflections on a
Multicultural Society).
Ma, come si dice, nessuno è perfetto.
Carlo Gambescia
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